3 ottobre 2025
Aggiornato 02:30
Primarie del Pd

Renzi nuovo segretario, trionfa con il 70%

Gianni Cuperlo si è fermato al 18%, Pippo Civati al 14%. Il neo leader dei Democratici: «Oggi non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra. Io patti con Enrico non ne ho ma li faremo. Avrei fatto un accordo per andare anche oltre il 2015, ma non capisco lui che vuol fare, cosa ha in testa e fin dove vuole arrivare»

ROMA - Matteo Renzi ha trionfato alle primarie del Partito democratico (Pd), sfiorando il 70 per cento dei consensi, Gianni Cuperlo si è fermato al 18 per cento, Pippo Civati, come ha spiegato lui stesso, è arrivato, inaspettatamente, «quasi secondo» con il 14 per cento. Alla segreteria del Pd è arrivato, per la prima volta, un ex democristiano.

FINE DI UN GRUPPO DIRIGENTE - Renzi ha spiegato senza mezzi termini che «oggi non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra», «non abbiamo più alibi», è l'ora di «cambiare l'Italia». Con un'affluenza alle urne superiore alle più rosee aspettative, quasi tre milioni, l'uomo del partito, Cuperlo, sostenuto peraltro dall'ex segretario Massimo D'Alema, non è riuscito a conquistare nemmeno i voti dell'apparato, dello zoccolo duro del Pd ma ha promesso di essere «leale». Civati è in qualche modo una rivelazione, l'outsider ed è sicuro che «con questo gruppo dirigente possiamo vincere».

FARÒ PATTO CON LETTA - Oggi il sindaco e neo segretario sarà a Roma dove incontrerà il premier Enrico Letta. «Io patti con Enrico non ne ho ma li faremo», ha detto Renzi. «Forse - ha spiegato - useremo metodi un po' spicci ma non confondete l'ambizione di cambiare l'Italia con quella di cambiare un ministro o un governo. Avrei fatto un accordo per andare anche oltre il 2015, ma non capisco lui che vuol fare, cosa ha in testa e fin dove vuole arrivare. E se non capisco, mi spiace, io patti non ne faccio». Letta, intanto, ha sottolineato l'importanza di una «leadership forte» per il Pd e si è mostrato convinto che con il sindaco e neo segretario verrà fatto «un lavoro di squadra» nell'interesse dell'Italia.

FARE BENEDETTA LEGGE ELETTORALE - In una intervista alla Stampa, il neo segretario Democratico ha detto: «Lo so che l'inizio è decisivo. Ho due mesi per imporre un segno, far capire che non scherzavamo e vedere soprattutto se riusciamo a fare questa benedetta legge elettorale», spiegando di «non essere così sicuro» che la sentenza della Corte costituzionale «rafforzi il governo. Finché c'era il porcellum, infatti, potevano prender tempo e far finta che al lavoro c'era Quagliariello, uno che la legge elettorale non la farà mai: ora, invece, da Forza Italia (Fi) alla Lega Nord e da Sinistra ecologia e libertà (Sel) a Grillo, tutti dicono che bisogna intervenire. Ma quando si fa una legge elettorale poi in genere si va a votare: il governo stia in campana. E non s'impicci della materia: se proprio vogliono fare un decreto, lo facciano per creare lavoro. In fondo, sono lì per questo».

EPIFANI INDEBOLISCE PD - Infine Renzi ha lanciato una frecciata al suo predecessore: «Non capisco Epifani, che ora vuole contrappesi per bilanciare il potere del leader scelto con le primarie. Così si indebolisce il Pd, non me», aggiungendo che per quanto riguarda il presidente dell'Assemblea «credo che a Fassino piacerebbe, ma è un'idea più sua che mia», tra i papabili anche «Reichlin, per esempio», ma anche «Scalfarotto».