23 maggio 2025
Aggiornato 18:30
Partito Democratico

Epifani: «Nessun giustizialismo ma no a salvacondotti»

Il segretario del Pd esclude ogni «soluzione» sul caso Berlusconi, ma chiede al Pdl di «non staccare la spina al Governo». Più possibilista Violante: «Spiragli nella Corte Costituzionale». Sereni: «Follia andare alle urne»

ROMA - Il segretario del Partito democratico (Pd) ha rotto il silenzio sull'agibilità politica di Silvio Berlusconi. Guglielmo Epifani ha detto che non è in atto «nessun giustizialismo», ma di non avere in mente «nessun salvacondotto» per il Cavaliere. Luciano Violante invece ha spiegato di vedere «possibili spiragli» alla questione, attraverso l'azione della Corte Costituzionale che «non sarebbe dilatoria ma si applicherebbe solamente la Carta». Dura Marina Serena: «Se l'Italia sarà chiamata follemente alle urne con una legge vergogna, saprà a chi farla pagare».

IL PDL NON STACCHI LA SPINA- Ora anche il segretario del Pd ha deciso di dire la sua sul caso Berlusconi: «Nessun giustizialismo da parte nostra, ma nessun salvacondotto per chiunque». Epifani, intervistato da Repubblica, ha respinto ogni ipotesi di 'soluzione', che rappresenterebbero: «Tentativi affannosi e scorciatoie impercorribili». Il segretario ha specificato: «Qui l'unica cosa che conta è ancora una volta il rispetto della legge, che impone soluzioni limpide, nel solco della nota di Ferragosto del Capo dello Stato, nella quale il Pd si riconosce in pieno». Quindi l'appello al Pdl: «in nome dell'interesse del Paese, non staccate la spina. La strada maestra, per quanto tortuosa, è far proseguire il governo Letta, perché questo chiede la stragrande maggioranza dei cittadini».

Quanto alle responsabilità dell'eventuale crisi del governo di larghe intese, secondo l'ex leader sindacalista: «Berlusconi è stato condannato in via definitiva, deve scontare una pena principale e la pena accessoria dell'interdizione. E ora viene a dire a noi che il Pd deve trovare una soluzione? Ma ci rendiamo conto dell'assurdo salto logico e politico? Questo non è un problema del Pd, è un problema di Berlusconi e del Paese, al quale il Cavaliere deve rendere conto di cosa è successo nella vicenda che lo porta alla condanna, e al quale deve spiegare perché nel caso intende porre fine al governo e alla sua funzione di servizio nella crisi drammatica che ancora viviamo».

E che il governo possa cadere, per Epifani è chiaro: «Solo un cieco non vede che vive ore critiche. Il Pd ha fatto e continuerà a fare ogni sforzo perché il governo vada avanti». Perché Letta «sta facendo un lavoro prezioso, in pochi mesi ha ricostruito la credibilità dell'Italia, i prossimi impegni sono gravosi, dall'Imu all'Iva, dalla scuola ai precari, dalla revisione del Patto di stabilità interna alla legge di bilancio. Una crisi al buio, adesso, ci farebbe riprecipitare nel caos: i costi sociali sarebbero enormi, i mercati ci punirebbero ancora una volta».

Nel caso di crisi, sull'eventualità di un'altra maggioranza con il Movimento 5 stelle (M5s), Epifani ha parlato di «scenari insondabili, oggi come oggi. Non so di faglie interne al Pdl, Quanto ai 5 Stelle, devo constatare purtroppo che l'ultima uscita sul ritorno al voto con il Porcellum conferma che Grillo punta solo al tatticismo».

SPIRAGLIO CORTE COSTITUZIONALE - Luciano Violante, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto di vedere uno spiraglio nella vicenda della decadenza di Berlusconi perché: «la Corte Costituzionale ha ritenuto che il procedimento davanti alla Giunta (delle elezioni del Senato, chiamata a decidere sul futuro del Cavaliere, ndr) è di carattere giurisdizionale. Quindi la Giunta, se ritenesse che ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l'eccezione davanti alla Corte. La Giunta ascolterà il discorso del relatore e poi deciderà».

Per Violante questa decisione: «Non sarebbe una dilazione; sarebbe l'applicazione della Costituzione». E se il Pdl dovesse ricorrere alla Corte di Lussemburgo, questa in effetti potrebbe essere interpellata, «perché dica se in base alla normativa europea, applicabile anche in Italia, la legge Severino dà luogo a pena, non retroattiva, o a un semplice effetto sulla condanna».

Comunque, secondo Violante non bisogna aderire alle posizioni del partito del Cavaliere: «Ci sono almeno due irragionevolezze nell'ultima presa di posizione del Pdl. Si minaccia la crisi per il voto del Pd prima ancora che la Giunta si sia riunita, che il relatore abbia parlato, che i voti siano stati espressi. E poi se il governo cadesse, la Giunta comunque si riunirebbe e deciderebbe; Silvio Berlusconi potrebbe non essere candidato e perderebbe, in base al Codice penale, anche i diritti politici. Inoltre, se si andasse a elezioni e se il Pdl vincesse con questa legge elettorale tanto alla Camera quanto al Senato, che cosa farebbe? Cambierebbe subito la legge Severino e il Codice penale per sciogliere di nuovo le Camere e avere Berlusconi candidato? Ma il Paese che fine fa?».

Quindi «la minaccia va respinta senza incertezze: per motivi morali, perché è inaccettabile in sé; e perché, se si accetta una volta, si resta sotto ricatto per sempre». Però, ha concluso Violante: «Noi siamo legalitari. Nel principio di legalità è compreso il diritto di difesa che va pienamente garantito, in questo come in qualsiasi altro caso».

ITALIA HA ALTRI PROBLEMI - «Se il Pdl vuol passare il tempo in un andirivieni dalle residenze di Berlusconi, faccia pure. Ma l'Italia lo sa e, se chiamata follemente alle urne con una legge vergogna, saprà a chi farla pagare». Questa la presa di posizione della vice presidente Democratica della Camera dei deputati, Marina Sereni.

Sereni ha poi aggiunto: «Per un partito che, invece, mette al primo posto le priorità degli italiani, gli obiettivi immediati sono altri: risolvere il problema della tassa sulla casa, facendo pagare soltanto chi se lo può permettere ed esonerando tutti gli altri, chiudere la partita esodati, ripristinando un patto di fiducia tra lavoratori e Stato, rifinanziare la cassa integrazione in deroga, far sì che le imprese ricevano quanto gli deve la pubblica amministrazione, dare certezze a chi è precario da anni e poi continuare ad operare per rilanciare competitività e crescita».

Per fare queste cose, ha concluso la deputata: «Serve un governo in carica, serve un Parlamento che approvi buone leggi. L'obiettivo del Pd è questo, non inchiodare il dibattito e le prospettive del Paese alla condanna definitiva per frode fiscale del leader del Pdl. Rispettare le leggi e la separazione del poteri e agganciare, con atti politici, la fragile prospettiva di ripresa: questo dobbiamo fare, al Governo e nelle Camere».