19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Verso le Consultazioni

Monti «boccia» Bersani e guarda a Renzi

Mario Monti, dieci giorni dopo il voto, rompe il silenzio sul quadro politico emerso dalle urne e a sorpresa evoca la possibilità di un ritorno anticipato alle urne: Nessuna intenzione di partecipare a governi che «ci allontanino dall'Europa e dalle riforme»

ROMA - Nessuna intenzione di partecipare a governi che «ci allontanino dall'Europa e dalle riforme», anzi: a quel punto «meglio sarebbe tornare al voto». Mario Monti, dieci giorni dopo il voto, rompe il silenzio sul quadro politico emerso dalle urne e a sorpresa evoca la possibilità di un ritorno anticipato alle urne. Anche perchè in questa fase nè i partiti tradizionali nè tantomeno il MoVimento 5 Stelle - è il giudizio del Professore - è «minimamente in grado» di affrontare i problemi del Paese. E allora la 'stella polare' di Monti restano Giorgio Napolitano e la sua «saggezza».

«Dipende dall'alternativa», risponde il leader di Scelta Civica a chi gli chiede se l'Italia possa permettersi nuove elezioni in tempi ravvicinati, e spiega: certamente «ogni elezione comporta un arresto dei poteri decisionali, ma se l'alternativa fosse un governo o una maggioranza, alla quale noi ovviamente non parteciperemmo, orientata ad interrompere il tragitto europeo dell'Italia o il cammino delle riforme, credo che sarebbero meglio nuove elezioni». Ma è l'unica indicazione che Monti esprime nella conferenza stampa convocata nel giorno in cui si incontrano per la prima volta tutti gli eletti della sua lista. Per il resto, che sia l'ipotesi delle larghe intese o quella di una proroga del suo governo per lasciare l'iniziativa al Parlamento, il referente del Professore è solo uno: «In un Paese che ha la fortuna di avere un capo dello Stato che ha mostrato saggezza, i leader politici dovrebbero affidarsi il più possibile a lui».

Ma nelle frasi pronunciate in conferenza stampa, si colgono anche valutazioni delle mosse che in queste ore stanno facendo gli altri partiti. E in particolare, in quel governo anti-Ue e anti-riforme bocciato seccamente da Monti, è facile ravvisare il giudizio sull'unica ipotesi finora formalmente in campo, ovvero un'intesa tra Pd, Sel e Beppe Grillo: dell'attitudine non riformatrice di Vendola infatti Monti ha già fatto un suo refrain in campagna elettorale, mentre un referendum per l'uscita dall'euro è stato più volte proposto dal M5S. Il combinato disposto, ragionano in Scelta Civica, sarebbe appunto un governo anti riforme e anti europeo. Sempre che nasca, perchè la valutazione dei centristi è che una simile maggioranza sia pressochè impossibile. Tanto più - fanno notare - che Grillo non ha ancora risposto all'invito a palazzo Chigi per confrontarsi sull'imminente Consiglio Europeo: atteggiamento che la dice lunga, per gli esponenti di Scelta Civica, sulla voglia di Grillo di prendersi responsabilità.

In ogni caso, rispetto a una simile prospettiva Monti dice addirittura di preferire il ritorno al voto. Che però - seppure ipotesi considerata probabile - non è ancora la prima opzione: «Ascoltiamo prima cosa ci dirà Napolitano», dice uno degli eletti che oggi sono stati riuniti per tutto il giorno con Monti, ribadendo che «per noi la priorità è dare un governo al Paese, ovviamente restando nel solco delle riforme e dell'Europa». Ma certo, la valutazione è che «con questo Parlamento appare difficile» trovare intese, anche solo sulla legge elettorale. E dunque Scelta Civica si struttura per essere pronta ad una simile eventualità: «Abbiamo avuto tre milioni di voti essendo nati da 50 giorni», ha ribadito oggi Monti, lasciando intendere che con più tempo a disposizione i consensi sarebbero stati maggiori. E poi c'è l'evoluzione interna al Pd: «Quesito interessante», dice il Professore a chi gli chiede di future alleanze con un Pd targato Renzi. Non smentendo quanto scritto ieri sul colloquio col sindaco di Firenze, letto anche in chiave di future alleanze.