28 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Il congedo

La nomina del nuovo Premier chiuderà il settennato di Napolitano

Un compito che Napolitano aveva immaginato di lasciare al suo successore data l'imminente scadenza del suo settennato al Colle, ma che l'accelerazione imposta dalle dimissioni di Mario Monti il 21 dicembre ha reso inevitabile. Dal Colle invito a superare scontri e pensare a problemi Paese

ROMA - A Giorgio Napolitano toccherà affidare l'incarico al nuovo governo che uscirà dall'esito delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Un compito che si preannuncia complesso vista l'incertezza del risultato. Un compito che Napolitano aveva immaginato di lasciare al suo successore data l'imminente scadenza del suo settennato al Colle, ma che l'accelerazione imposta dalle dimissioni di Mario Monti il 21 dicembre ha reso inevitabile.

Il Presidente della Repubblica, il cui mandato scadrà il 15 aprile, aveva spiegato e sperato infatti che la legislatura si potesse concludere in modo «ordinato», per garantire la stabilità istituzionale e anche per via di quell'ingorgo istituzionale che fa coincidere la formazione delle nuove Camere e del nuovo esecutivo con l'elezione del Capo dello Stato. E solo uno scioglimento nei tempi naturali avrebbe permesso, come già accadde proprio a Napolitano quando nacque il governo Prodi, al nuovo inquilino del Colle, che verrà eletto dopo il 15 aprile, nominare l'esecutivo per i prossimi cinque anni, ma la conclusione anticipata della XVI legislatura vedrà ancora Napolitano protagonista. Il Presidente ha avuto modo di esprimere in più occasioni il suo disappunto per lo stravolgimento del calendario istituzionale e non ha mancato di esprimere il suo rammarico per i tanti obiettivi disattesi da questa legislatura soprattutto per quanto riguarda le riforme istituzionali e quella della legge elettorale, ma poi all'apertura della campagna elettorale ha invitato tutte le forze politiche ad essere responsabili e serie nelle promesse agli elettori, vista la situazione difficile causata dalla crisi economica. Napolitano ha anche avvertito e assicurato soprattutto gli interlocutori esterni che, a prescindere dalle diverse proposte politiche, la posizione italiana in sede europea è segnata.

Mentre la campagna elettorale si conclude all'insegna dell'allarme sull'incertezza del risultato legata al 'porcellum' in particolare al Senato e all'affermarsi di forze mosse dall'antipolitica come il Movimento 5 stelle, va ricordato che fu proprio il Capo dello Stato con ripetuti moniti e appelli alla riforma del sistema di voto a lanciare l'allarme contro i rischi del populismo e dell'ingovernabilità.

Nei due mesi precedenti il voto Napolitano ha mantenuto il suo ruolo super partes e non ha mai espresso giudizi sull'andamento del dibattito con due eccezioni, il discorso pronunciato a Washington, quando ha parlato con Obama delle forze politiche che dopo aver sostenuto il governo Monti ora esprimono giudizi liquidatori su quell'esperienza. Parole che hanno scatenato la polemica da parte del Pdl. Quindi a pochi giorni dal voto, martedì scorso, il Presidente ha denunciato il «prevalere di logiche di scontro e non di confronto» e ha auspicato che conclusa la fase del «confronto acceso» si possa «ristabilire al più presto la piena consapevolezza dei problemi da affrontare, delle proposte in campo, delle difficoltà e delle potenzialità che sono grandi e ci danno fiducia nel paese».

Dopo il commiato dall'amministrazione Usa con la visita da Obama a metà febbraio Napolitano farà un ultimo viaggio ufficiale, a Berlino, il giorno dopo le elezioni, dal 26 febbraio al primo marzo, un viaggio che si preannuncia impegnativo dal momento che proprio il governo tedesco guidato da Angela Merkel e la sua linea dura in Europa è stato tra gli argomenti più sentiti dall'opinione pubblica in campagna elettorale. La XVI legislatura si aprirà quindi a marzo, la composizione delle Camere deve avvenire entro il 15, subito dopo potranno iniziare le consultazioni del Colle con le forze politiche e i gruppi parlamentari in vista della formazione del governo. Un passaggio che al momento appare denso di incognite visto che la coalizione del centrosinistra guidata da Pier Luigi Bersani, che è la favorita, potrebbe non avere la maggioranza al Senato e si profila perciò un'alleanza con la lista Monti che potrebbe riguardare anche la composizione dell'esecutivo. Un mese dopo, il 15 di aprile, si chiuderà ufficialmente il settennato di Napolitano e inizieranno le procedure per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Un appuntamento che ha alimentato già durante la campagna elettorale un primo toto-nomi, da tempo circolano quelli di Giuliano Amato e Romano Prodi, ma c'è anche chi suggerisce di candidare una donna, anche Napolitano tempo fa ha espresso questo auspicio ma la partita del Colle è inevitabilmente legata anch'essa all'esito incerto di questo voto politico del 2013.