Bersani, le alleanze e la rimonta di Berlusconi
Pier Luigi Bersani ostenta sicurezza, afferma che il recupero di Silvio Berlusconi nei sondaggi è «un fatto marginale», e non può dire altrimenti perché l'abc di ogni campagna elettorale è mostrarsi ottimisti, ma al quartier generale democratico sono in molti a spuntare con preoccupazione i dati che arrivano giornalmente
ROMA - Pier Luigi Bersani ostenta sicurezza, afferma che il recupero di Silvio Berlusconi nei sondaggi è «un fatto marginale», e non può dire altrimenti perché l'abc di ogni campagna elettorale è mostrarsi ottimisti, ma al quartier generale democratico sono in molti a spuntare con preoccupazione i dati che arrivano giornalmente. L'argine a sinistra di Sel funziona poco, stando alle rilevazioni statistiche, 'Rivoluzione civile' rosicchia voti, pochi per permettere ad Antonio Ingroia di avere un peso significativo in Parlamento, ma abbastanza da indebolire Nichi Vendola e il centrosinistra. La stessa lista Monti, peraltro, non decolla e la partita al Senato è più che mai complicata. Non a caso oggi il leader democratico ha messo qualche paletto al confronto con il centro, che mette tanto in difficoltà Sel: «Siamo pronti al dialogo, ma non ad ogni prezzo».
Gli ammiccamenti a Mario Monti fanno saltare i nervi a Nichi Vendola, sotto pressione perché i sondaggi non sono rassicuranti. Il leader di Sel, ieri, ne ha parlato preoccupatissimo durante una riunione del gruppo dirigente del partito: per Vendola sarebbe meglio rimandare a dopo il voto il dialogo con i centristi, adesso ci sono da vincere le elezioni e si rischia di non riuscirci sbandierando troppo l'ipotesi di un rapporto con il centro. Addirittura, stamattina Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, era arrivato ad evocare un ritorno alle urne, nel caso in cui al Senato non dovessero bastare nemmeno i voti montiani, un modo per riposizionare il Pd chiaramente nel centrosinistra e scacciare i fantasmi delle larghe intese. Parole eccessive, però, perché Bersani sa che non ci si possono permettere leggerezze sul tema della stabilità e infatti subito dopo il leader Pd ha dato la linea: «Un paese serio non può continuare a inseguire le elezioni». E in serata ha aggiunto: «L'ipotesi di tornare al voto era legata alla vittoria di Lega e Pdl al Senato, una cosa da fantascienza». Ma al tempo stesso ha rassicurato: «Escludo nel modo più assoluto un governo di unità nazionale».
Insomma, una «campagna difficile», come dicono molti dirigenti Pd che non nascondono la preoccupazione. Certo, i democratici sono pur sempre in vantaggio e come c'è stato l'efetto primarie sulle rilevazioni di dicembre, ora ci può essere una sopravvalutazione di Berlusconi dovuta all'overdose di interviste del Cavaliere. La situazione, però, si è fatta più complicata e quei paletti messi oggi a Monti sono un chiaro tentativo di ricalibrare la comunicazione. Impresa a cui si è dedicato anche Massimo D'Alema, che sul Messaggero ha difeso con forza l'alleanza Pd-Sel, appunto come chiedeva Vendola. Chiaramente, nessuno teme che Sel rompa, ma è interesse anche del Pd che la coalizione non ceda voti a Ingroia.