28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Centrosinistra | Elezioni Politiche 2013

Bersani tenta il «cambio di passo» su fisco-lavoro

Lo staff del segretario nega che ci siano «contromosse» particolari e ripete che il programma del Pd è noto, ma parlando qua e la con dirigenti democratici si ricava che un cambio di passo Pier Luigi Bersani lo starebbe preparando davvero e riguarderebbe sia i contenuti che la comunicazione

ROMA - Lo staff del segretario nega che ci siano 'contromosse' particolari e ripete che il programma del Pd è noto, ma parlando qua e la con dirigenti democratici si ricava che un cambio di passo Pier Luigi Bersani lo starebbe preparando davvero e riguarderebbe sia i contenuti che la comunicazione: secondo alcune voci riferite da dirigenti Pd, a giorni Bersani dovrebbe fare delle uscite 'forti' su fisco, lavoro e impresa, per rispondere a modo suo alla «fiera delle promesse» degli altri. Ovviamente, viene precisato, Bersani non prometterà la restituzione di nessuna tassa e tantomeno immediati 'sconti' fiscali, ma proverà a far capire che anche per il centrosinistra il tema fiscale esiste, a differenza di quanto detto ieri sera a Piazza pulita. Bersani, in realtà, già da qualche giorno ha cominciato nei comizi a delineare qua e là le sue idee in materia, ma finora non ha 'bucato il video' e ieri a Piazza pulita quella frase sulle tasse che non sarebbero «il problema» ha dato un'idea diversa da quella che lo stesso segretario voleva dare. Peraltro, anche le presenze tv dovrebbero aumentare.

I sondaggi, del resto, parlano chiaro: il distacco tra centrosinistra e centrodestra è diminuito, complici soprattutto gli indecisi che si stanno riposizionando in gran parte su Grillo e sul Pdl e la concorrenza a sinistra di Antonio Ingroia. Il Pd resta in vantaggio, la vittoria alla Camera non pare in discussione, ma la situazione di palazzo Madama è difficilissima da decifrare. Non a caso già ieri sera Bersani ha annunciato un piano da «sette miliardi e mezzo» per la scuola, la mobilità urbana e la sanità, proposte ribadite oggi dalla responsabile scuola Francesca Puglisi: nel dettaglio, come ripete lo staff di Bersani, si tratta di proposte e idee già più volte enunciate, ma alla spicciolata, mentre adesso si proverà a comunicarle 'a pacchetti', in modo da veicolarle meglio. Un esigenza che Cesare Damiano, per esempio, non nega: «Beh, la battaglia mediatica purtroppo richiede dei processi di semplificazione nella comunicazione e faremo emergere meglio le priorità della nostra proposta. Abbiamo a cuore il tema del lavoro, quindi dobbiamo puntare le nostre carte sulla crescita del Paese e sulla discontinuità rispetto ad una politica che ha puntato esclusivamente sul rigore. Le nostre proposte di sostegno all'impresa e al lavoro sono decisive».

Ecco perché anche sul fisco il Pd vuole farsi sentire: da settimane Bersani ha detto che si può subito rivedere l'Imu, esentando dal pagamento chi quest'anno ha versato da 500 euro in giù e compensando il minor introito con aggravi per gli immobili con valore catastale oltre il milione e mezzo, quasi tre milioni sul mercato; poi, sono giorni che Bersani avverte: «Per far pagare i ricchi, bisogna sapere chi sono i ricchi». E' passato quasi inosservato, ma tradotto dal 'bersanese' è un modo per dire che non si può pensare di intervenire alzando le aliquote più alte, come si è fatto in passato, «perché così pagano sempre i soliti». La ricetta del leader Pd punterà a far capire che i democratici vogliono cambiare il rapporto tra cittadino e fisco, che si deve puntare sull'emersione della ricchezza, prima di far «pagare i ricchi», rafforzando la tracciabilità; Bersani dovrebbe ripetere che il redditometro è uno strumento realizzato male e che meglio sarebbe affidarsi all'incrocio delle banche dati e parlare di un possibile accordo con la Svizzera, ma non alle condizioni che propongono gli elvetici o Berlusconi, che equivalgono a un condono. Inoltre, Bersani sarebbe tentato dall'annunciare un impegno: assicurare che i soldi che verranno recuperati dalla 'emersione' della ricchezza verranno utilizzati, ovviamente solo dopo che saranno 'in cassa', per alleggerire il fisco sui redditi da lavoro (l'aliquota più bassa), sugli utili reinvestiti e sugli investimenti delle imprese che creano posti di lavoro. Adm