Alfano, Cosentino e il «Pdl giustizialista»
Intervista al Corriere della Sera: «Noi non intendiamo abbandonare il nostro ideale garantista, continuiamo a considerare i giustizialisti i nemici della giustizia. Ma un partito politico deve avere la capacità e la forza di scegliere, anche quando le scelte sono dolorose e drammatiche»
ROMA - «Noi non intendiamo abbandonare il nostro ideale garantista, continuiamo a considerare i giustizialisti i nemici della giustizia. Ma un partito politico deve avere la capacità e la forza di scegliere, anche quando le scelte sono dolorose e drammatiche». Lo afferma, in una intervista al Corriere della sera, il segretario del Pdl Angelino Alfano spiegando così la decisione di non ricandidare Nicola Cosentino.
Decidere di escluderlo è stato «senza dubbio il momento più drammatico» racconta Alfano «perchè da questa decisione potrebbero discendere, se non prevalesse il buon senso della magistratura napoletana, conseguenze sulla libertà personale di un dirigente che abbiamo difeso in Parlamento». Il Pdl ha rischiato di non poter presentare le liste in Campania? Alfano smentisce tutto: «A noi - spiega - non è arrivato nessun ricatto. Poi, certo, sono comprensibili delle reazioni umane di fronte a drammatiche ripercussioni derivanti da scelte politiche. Insomma, non è stato facile. C'è stata una forte macerazione anche da parte di Silvio Berlusconi perché si affrontava indirettamente la questione della libertà personale di un collega che avevamo difeso in Parlamento considerandolo innocente».
Non ci saranno «ritorsioni» anche perché «molti, compreso il senatore Dell'Utri, hanno rinunciato in anticipo. E a loro siamo particolarmente grati, perchè hanno anteposto il bene del movimento alla legittima difesa della loro storia». Nessun contrasto, infine, con il coordinatore Denis Verdini e Berlusconi, conclude, non «ha ceduto» ma «ha promosso questo processo» il cui scopo «non è elettorale». Vep