29 marzo 2024
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Elezioni 2013 | Movimenti

Ingroia arruola il Presidente del WWF

Le liste di Rivoluzione civile sono chiuse, la desistenza un po chiesta dal Pd ad Antonio Ingroia un po agitata come strumento per far ripartire la campagna sul voto utile non ci sarà. «Non facciamo queste cose dietro le quinte», ha ribadito oggi il candidato Premier.

ROMA - Le liste di Rivoluzione civile sono chiuse, la desistenza un po chiesta dal Pd ad Antonio Ingroia un po agitata come strumento per far ripartire la campagna sul voto utile non ci sarà. «Non facciamo queste cose dietro le quinte», ha ribadito oggi il candidato premier. Anche perché il Pd non ha fatto un passo ufficiale, ma, racconta un esponente della lista, «hanno solo mandato un funzionario di seconda fila a sondare Ingroia, che è il leader della nostra formazione: un atteggiamento inaccettabile». Certo, in Lombardia al Senato, una delle regioni in bilico nelle quali i democratici hanno di fatto accusato Ingroia di fare 'il gioco di Berlusconi' «non c'è la coda per candidarsi», racconta un esponente della coalizione di sinistra. Questo perché «è molto poco probabile ottenere un seggio ed è più che certo che si va a dare fastidio al Pd...». E allora la capolista sarà Giovanna Capelli, segretaria regionale di Rifondazione, senatrice nella breve e tormentata legislatura del secondo governo Prodi. Non una desistenza ma nemmeno una candidatura che possa strappare troppi voti all'alleanza Pd-Sel. Ma in Campania la musica sarà diversa: al Senato dovrebbero correre il giuslavorista (storicamente vicino alla Cgil e alla Fiom) Piergiovanni Alleva e Sergio D'Angelo, assessore al Comune di Napoli. Con il traino (almeno stando ai primi sondaggi) della popolarità del sindaco partenopeo Luigi de Magistris, uno dei fondatori della coalizione, con il suo movimento arancione.

Sta di fatto che è più faticoso del previsto l'incontro, come lo ha definito il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia, «tra la società civile e la buona politica». Almeno nella composizione delle liste, perché, spiega una fonte della coalizione, i partiti (Idv, Prc, Pdci, Verdi) «prima si sono aperti alla società civile, poi sulle liste hanno iniziato a fare un po di resistenza». Allora c'è stato il malumore di Salvatore Borsellino, che ha polemizzato con Ingroia per non aver valorizzato la disponibilità di alcuni esponenti del movimento antimafia. Pare saltata l'ipotesi di Gildo Claps, fratello di Elisa, la ragazza scomparsa a Potenza nel 1993 e trovata uccisa 17 anni dopo nel sottotetto di una chiesa. E c'è chi ha registrato l'amarezza della giornalista del Fatto quotidiano Sandra Amurri, alla quale è stato preferito il senatore uscente dell'Idv Luigi Li Gotti per un seggio senatoriale in Sicilia.
Ma fra tante difficoltà, qualche casella si incastra al posto giusto per il leader-magistrato: come la candidatura alla Camera in Veneto di Stefano Leoni, presidente di Wwf Italia. O quella di Maurizio Torrealta, volto noto della Rai, che potrebbe sfidare il suo ex direttore (a Rainews24) Corradino Mineo in Sicilia, che è candidato con il Pd. Mentre l'ex 'grillino' Giovanni Favia, candidato in Emilia Romagna, potrebbe andare a rinforzare la lista della Camera anche in Lombardia.

Enrico Letta: Ingroia scelga se desistenza o aiuto Berlusconi - Rifiutando la desistenza elettorale con il Pd, il leader della Rivoluzione civile Antonio Ingroia rischierebbe di far ottenere a Lega e Pdl i premi di maggioranza in alcune regioni e sarebbe così «responsabile di aver rimesso in sella Berlusconi»: lo ha detto Enrico Letta (Pd) nel corso della registrazione della puntata odierna di Porta a porta.
«E' un problema di Ingroia, decida se vuole aiutare Berlusconi o no», ha detto Letta.

Quagliariello: Ingroia non può candidarsi in Sicilia - «La notizia della candidatura di Ingroia in Sicilia, nello stesso territorio nel quale fino a poco tempo fa era procuratore aggiunto, spiega molte cose. Spiega la pantomima del 'passaggio in Guatemala' e spiega anche per quale ragione, pur essendo partito solo a novembre, ha fatto sì che il Csm autorizzasse la sua collocazione in fuori ruolo già lo scorso mese di luglio, sfruttando le polemiche determinate dalle intercettazioni delle telefonate del presidente Napolitano». Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato.