19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Partiti | Primarie PDL

Berlusconi, Alfano e le macerie del PDL

Le primarie si faranno. Come chiesto da Angelino Alfano. Ma Silvio Berlusconi ha passato cinque ore a distruggere il castello messo in piedi a fatica dai colonnelli, minando le fondamenta delle consultazioni e le certezze (residue) dell'intero stato maggiore

ROMA - Le primarie si faranno. Come chiesto da Angelino Alfano. Ma Silvio Berlusconi ha passato cinque ore a distruggere il castello messo in piedi a fatica dai colonnelli, minando le fondamenta delle consultazioni e le certezze (residue) dell'intero stato maggiore. Il braccio di ferro consumato nel parlamentino di Palazzo Grazioli tra il leader e buona parte della classe dirigente del Pdl aggrappata al segretario si conclude con la decisione di tenere le primarie. Ma la sensazione è che sul campo restino soprattutto macerie.

Il volto pubblico della giornata è quello di Silvio, sceso in conferenza stampa con Alfano per denunciare le «bugie» dei media. Il leader del Pdl si appella, ricambiato, a quell'affetto filiale di Angelino già reso pubblico in passato. Ma il duello è stato emotivamente sfibrante. L'esito, quello è ancora lontano dall'essere scritto.

A confermare l'immaginifico zig zag del Cavaliere, in fondo, basterebbe la scena che chiude l'ennesima giornata trascorsa dal Pdl sull'orlo del burrone. L'ex premier si avvicina ai cronisti e non fa nulla per non creare suspance sulle sue mosse future: «Non sosterrò alcun candidato alle primarie. Ma lo choc per il partito ci sarà, tirerò fuori un dinosauro dal cilindro. Aspettatevi sorprese». Di più, Berlusconi ribadisce l'intenzione di andare presto in tv e di colloquiare più intensamente con i cronisti, dopo mesi di silenzio.

Il messaggio è chiaro, quasi cristallino: io non metto la faccia sull'operazione, il Pdl proceda pure sulla strada di consultazioni bollate a porte chiuse come «non salvifiche e capaci di alimentare le faide che schifano gli elettori». Certo, davanti alla stampa il Cavaliere nega divisioni e le ridimensiona a differenti punti di vista. Nega di aver legato con l'imprenditore Samorì, dato in pole per la guida di un listone berlusconiano. Ma il tocco finale sembra quasi mosso da una punta di crudele ironia: «Io avrei preferito primarie via call center, da tenere in dieci giorni».

Si è trattato in ogni caso di una decisione sofferta, quasi traumatica. Giunta al termine di una giornata lunghissima, in cui l'ennesimo tavolo delle regole delegava - per manifesta impossibilità di decidere - la stesura del regolamento all'ufficio di Presidenza. Il duello diventa presto una questione tra Berlusconi e Alfano, tra il Capo e il delfino designato. Il Cav devasta le primarie con un breve ma durissimo intervento, in cui invoca l'epifania di un «Berlusconi del '94» per dare una sterzata decisiva. Il segretario reagisce, arrivando a evocare il rischio di essere «barzellettieri» (poi precisata in un più soft «barzellettati») in caso di nuovo dietrofront. Angelino, che sa di non poter rinunciare alle primarie pena la distruzione immediata del partito, invita Silvio a non sperare in uomini della provvidenza come 'mister Grom' o Montezemolo: «Qual è l'alternativa? Forse inseguire qualche gelataio o ex presidente di Confindustria che nei sondaggi va peggio di noi?».

Si decide di uscire dalla riunione con una decisione, non può essere che il via libera alle primarie. Prima, i dirigenti si erano schierati in difesa dell'uno o dell'altra contendente. E, forse per la prima volta, gli interventi sfavorevoli a Berlusconi erano prevalsi. Ma il Cav gioca ormai un'altra partita. Pensa che si arriverà comunque a diversificare l'offerta politica, forse a nuove liste (anche se lo nega). In tal senso, non è da sottovalutare l'attivismo degli ex An. Giunti in ritardo a Palazzo Grazioli a causa di una riunione, hanno vagliato la strada della scissione, che resta ancora sul tavolo.

L'ultimo fotogramma è quello dedicato ad Alfano. Lascia la sala conferenze dopo aver dovuto assistere all'ennesimo j'accuse del Cav, incentrato sui magistrati di sinistra e il governo dei tecnici. Il segretario viene avvicinato dalla possibile sfidante alle primarie, Daniela Santanché. Per oggi basta duelli, Angelino fa il baciamano e saluta Palazzo Grazioli.