9 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Oggi riprende l'esame in Senato

Legge elettorale, resta il nodo del premio di maggioranza

Tra Pdl e Pd, spiega il Senatore Vizzini, «non c'è ancora una mediazione» sulla soglia minima di consenso da ottenere alle elezioni per accedere al premio di maggioranza del 12,5% previsto dal ddl Malan. Bersani: «Cambiano idea ogni 48 ore»

ROMA - Oggi la commissione Affari Costituzionali del Senato riprenderà l'esame della riforma elettorale e, dopo una settimana di pausa, «il vero punto politico del provvedimento» per dirla col presidente della Commissione, Carlo Vizzini, non è stato risolto: tra Pdl e Pd, spiega ancora il senatore siciliano, «non c'è ancora una mediazione» sulla soglia minima di consenso da ottenere alle elezioni per accedere al premio di maggioranza del 12,5% previsto dal ddl Malan. Quella soglia che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sollecitato a più riprese, sulla scorta anche di diversi rilievi fatti dalla Corte costituzionale al Porcellum che quella soglia non la prevede.

Il Pd è l'unico gruppo a non volerla, o per lo meno non nelle percentuali ipotizzate negli emendamenti degli altri gruppi che la fissano tra il 40 e il 45%. Anche se i numeri per approvarla ci sarebbero, il Pdl, in preda a una fase convulsa e spaesato di fronte alle esternazioni altalenanti di Silvio Berlusconi sulla legge elettorale, la scorsa settimana ha chiesto uno slittamento di sette giorni dell'esame della riforma. La settimana di time out non ha favorito l'intesa: «Non c'è nessun passo avanti», spiega Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl. E' naufragata anche la possibile mediazione sull'emendamento firmato da Gianpiero D'Alia (Udc) che fissa la soglia minima per accedere al premio al 42% e prevede che se nessuno la raggiunge il premio venga assegnato al primo partito nella misura di 31 seggi. Per i democratici a Palazzo Madama non si può andare oltre il 35%. Per convincere il partito di Pierluigi Bersani sarebbero state messe in discussione anche le preferenze previste dal ddl Malan ma invise a una parte dei pidiellini: al loro posto il Pdl avrebbe proposto piccole liste bloccate con pochi nomi. Ma la risposta dal Nazareno è stata negativa.

Per Bersani il problema è del partito di Berlusconi e Alfano. Il segretario del Pd spiega che a lui il proporzionale corretto col premio alla coalizione del 12,5% e lo sbarramento al 5% previsto dal ddl Malan va bene anche se «preferiamo i collegi rispetto alle preferenze» pur «senza demonizzarle». Ma «se ogni settimana il Pdl cambia posizione... Prima sono su questa linea, poi viene fuori il sistema spagnolo che è un 'porcellinum', sono liste più corte ma bloccate. Io non sono per il porcellum, non lo voglio, ma sono pronto a votare la legge che ho detto, che non è quella che ci piace. Ma gli altri non cambino posizione ogni 48 ore».

I due partiti nelle prossime ore faranno il punto sulla legge elettorale: il Pdl stasera, il Pd domani mattina alle 11.30 alla Camera alla presenza di Bersani. Finora però è muro contro muro: i rapporti tra Maurizio Migliavacca e Denis Verdini, che hanno sempre tenuto le fila del dialogo sulla legge elettorale, sono interrotti. Di fronte a questa situazione, Vizzini prende le sue contromisure per evitare che l'esame si areni: «Non mi voglio fermare, ho chiesto agli uffici di tenersi pronti all'eventualità di accantonare domani il blocco di emendamenti che riguardano il premio di maggioranza per andare avanti col resto». Domani la Commissione è convocata alle 14 e poi, in notturna, alle 20.30. Lo stesso mercoledì. Ma non è escluso che il calendario diventi meno serrato: «Sentirò il presidente del Senato Schifani per capire quando la conferenza dei capigruppo intende calendarizzare la riforma elettorale per l'Aula. Se la calendarizzazione non è immediata posso pure convocare la commissione con degli orari più civili».