27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
La trattativa Stato-mafia

Napolitano a D'Ambrosio: Siamo un bersaglio

La lettera inedita di Loris D'Ambrosio e la risposta altrettanto inedita di Napolitano sono state inserite in un volume intitolato «Sulla giustizia» e distribuito oggi durante l'inaugurazione, alla presenza del Capo dello Stato, della scuola superiore della magistratura a Scandicci, alle porte di Firenze. Il Presidente: «Attaccano lui per colpire me. Decisioni trasparenti»

SCANDICCI - E' il 18 giugno 2012 quando Loris D'Ambrosio, consigliere per gli affari dell'amministrazione della giustizia di Giorgio Napolitano, scrive al Presidente. E' «profondamente amareggiato personalmente», ritiene «inaccettabilmente calunnioso» l'attacco al Colle per i colloqui telefonici intercettati con l'ex ministro Nicola Mancino nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, è certo che «i prossimi tempi vedranno spuntare accuse ancora più aspre che cercheranno di 'colpire me' per 'colpire lei'». E soprattutto: mai favorito Mancino né nessun altro. A luglio il Capo dello Stato decide di sollevare un conflitto di attribuzione contro la procura di Palermo dinanzi alla Consulta. Di lì a poco il giurista, a fianco di Napolitano da sei anni, muore improvvisamente.

La lettera inedita di Loris D'Ambrosio e la risposta altrettanto inedita di Napolitano sono state inserite in un volume intitolato 'Sulla giustizia' e distribuito oggi durante l'inaugurazione, alla presenza del Capo dello Stato, della scuola superiore della magistratura a Scandicci, alle porte di Firenze. L'occasione e il luogo non sono certo casuali per la pubblicazione del carteggio. Il senso è proprio quello di sottolineare la «trasparenza e la coerenza» con cui Napolitano ha affrontato la questione ricorrendo, come «decisione obbligata» e che «non offusca» il sostegno ai magistrati antimafia, al sollevamento del conflitto di attribuzione.

Le due lettere, peraltro, in omaggio a una trasparenza formale e sostanziale, non sono trascritte ma riprodotte nel libro nella copia originale firmata dai rispettivi autori. Che concordano sul fatto che attaccare il consigliere significa attaccare il Capo dello Stato. Lo stesso presidente, nella risposta del 19 luglio, conferma al proprio collaboratore «affetto e stima intangibili neppure sfiorati dai tentativi di colpire lei per colpire me». «Ce ne saranno ancora - prosegue il presidente - è probabile: li affronteremo insieme come abbiamo fatto negli ultimi giorni».

Un concetto ribadito più volte riconoscendo «assolutamente obiettiva e puntuale» la denuncia espressa da D'Ambrosio nella sua lettera «dei comportamenti perversi e calunniosi, funzionali a un esercizio distorto del proprio ruolo, di quanti magistrati, giornalisti o politici, non esitano a prendere per bersaglio anche lei e me».

Non basta. Il consigliere di Napolitano sosteneva che pur non conoscendo «il contenuto delle conversazioni intercettate» «quel tanto che finora è stato fatto emergere serve a far capire che d'ora in avanti ogni più innocente espressione sarà interpretata con cattiveria e inquietante malvagità». E oggi Napolitano ha voluto ricordare il suo consigliere con la dedica del volume e l'inserimento delle due lettere che ripercorrono non solo i fatti ma anche «l'amarezza» di quei giorni.