9 dicembre 2024
Aggiornato 13:00
Domani summit dei «colonnelli»

Pdl, gli ex AN divisi su ricetta e leader

Nessuno ha realmente deciso se rompere davvero. Troppe le incognite, a partire da cosa deciderà di fare Berlusconi. Peserà anche la legge elettorale, quanto favorirà o penalizzerà eventuali scissioni. Intanto Alemanno valuta se «lasciare» Roma a fine ottobre

ROMA - E' il terzo incontro negli ultimi dieci giorni. I primi due sono rimasti riservati, quello di domani è stato anticipato e di conseguenza caricato di significati. E' il 'pranzo dei colonnelli' dell'ex An - in realtà dovrebbe tenersi nel pomeriggio - e rappresenta il tentativo faticoso di fare squadra. Al momento, però, senza un progetto comune. Perché è proprio questo il nodo di tutta la vicenda, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni e Gianni Alemanno arrivano all'incontro con problemi e soluzioni che per ora non coincidono.
Al summit dei tre colonnelli dovrebbe partecipare anche l'ex ministro della Gioventù, pare anche per esplicita richiesta di Alemanno. Come il format della riunione, anche l'orario dell'incontro è ancora da stabilire. Dipenderà da Silvio Berlusconi, perché il Cavaliere potrebbe tornare a Roma e in serata convocare lo stato maggiore del Pdl.

Ma i problemi sono soprattutto interni agli eredi politici di Giorgio Almirante. Da mesi in difficoltà - nel Pdl - hanno sondato in più occasioni l'ipotesi di una scissione 'pilotata'. Ma le ricette divergono. La Russa, riferiscono, sarebbe orientato a costruire una sorta di Msi 2.0. Non un soggetto politico 'nostalgico', ma marcatamente di destra e aperto a qualche malpancista di peso di FI. L'ex ministro della Difesa sarebbe pronto a guidare il nuovo corso. Maurizio Gasparri, al quale lo lega un'intesa trentennale, frena. Il capogruppo del Pdl al Senato preferirebbe giocare una partita interna al Pdl, forte anche dell'ottimo radicalmente sul territorio che non sarebbe intenzionato a 'spendere' per dar vita a una forza che rischia di essere residuale. E che, sembra, difficilmente guiderebbe.

Poi c'è Meloni. Lei da tempo è indecisa sul da farsi, incerta sulla strada da intraprendere. Sa che potrebbe giocare una partita interna al Pdl, ma è consapevole che se gli altri compagni di strada dovessero rompere gli indugi la sua scelta diventerebbe quasi obbligata. Il problema, raccontano nell'area ex aennina, è fra l'altro che gli altri colonnelli non sarebbero intenzionati a cedere così facilmente a Giorgia visibilità e guida del progetto. Lei, per il momento, riflette.

Resta l'incognita Alemanno. Il sindaco di Roma vaglia due strade, antitetiche. La prima prevede uno strappo traumatico (già oggi al Messaggero ha posto le basi per una rottura) che lo porti a concludere anticipatamente l'esperienza di sindaco di Roma, evitando tra l'altro una complicata corsa per la rielezione. Si ipotizza in ambienti alemanniani una rottura in occasione del voto di bilancio del Comune, previsto a fine ottobre, a poche ore dalla chiusura delle urne siciliane in cui il Pdl si gioca tantissimo. Alemanno lascerebbe in questo modo Roma, porterebbe il Comune al voto anticipato assieme alla regione, potrebbe organizzare un movimento civico che guarda al montismo e che in prospettiva si allea con il centro. Di certo, Alemanno dirà domani agli altri colonnelli di essere indisponibile - in caso di rottura - a chiudersi in un recinto di reduci ex aennini. E che lui, il sindaco, si candida a guidare questo progetto di centrodestra rinnovato. L'alternativa è quella di giocare 'duro' nel Pdl.

Manca insomma l'accordo sulla leadership, sul progetto, sulla strategia. E nessuno ha realmente deciso se rompere davvero. Troppe le incognite, a partire da cosa deciderà di fare Berlusconi. Peserà anche la legge elettorale, quanto favorirà o penalizzerà eventuali scissioni. In quest'ultimo caso, gli ex aennini potrebbero invocare primarie interne, per tentare di pesare in vista delle elezioni.