19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Intervista postuma a ex Ambasciatore americano

Mani Pulite, il Pool di Milano e il ruolo del Consolato americano

Nell'estate della polemica sulla trattativa Stato-mafia, mancava solo una torbida rilettura di Mani pulite. L'ha offerta La Stampa oggi, pubblicando un'intervista postuma all'ex ambasciatore Usa a Roma Reginald Bartholomew, morto domenica scorsa

ROMA - Nell'estate della polemica sulla trattativa Stato-mafia, mancava solo una torbida rilettura di Mani pulite. L'ha offerta La Stampa oggi, pubblicando un'intervista postuma all'ex ambasciatore Usa a Roma Reginald Bartholomew, morto domenica scorsa, nella quale il quotidiano torinese, riassumendo il pensiero del diplomatico, descrive un «legame troppo stretto fra il Consolato di Milano e Mani Pulite». Bartholomew accusa fra l'altro il pool dei magistrati milanesi che indagò su Tangentopoli di aver violato «sistematicamente i diritti di difesa degli imputati»

Pane per i denti della politica italiana, che non disdegna la polemica storica: «Solo pochi mesi fa a SkyTg24 avevo avuto l'ardire di affermare qualcosa di simile. A quanto pare ero in buona compagnia», ha commentato Enzo Carra, deputato Udc che all'epoca dell'inchiesta milanese su Tangentopoli finì in manette davanti alle telecamere suscitando una polemica sull'esposizione mediatica degli indagati.

Di Pietro: Non ho mai incontrato questo Bartholemew - L'allora pm Antonio Di Pietro ha liquidato così ai microfoni di Radio 24 le rivelazioni del defunto ambasciatore: «Queste cose dette da una persona che non c'è mi spingono a dire 'pace all'anima sua'. Altrimenti l'avremmo chiamato immediatamente a rispondere delle sue affermazioni per dirci 'chi, come, dove e quando'».
«Io non ho mai incontrato questo Bartholemew, invece so - ha spiegato il leader dell'Idv - che gli Stati Uniti all'epoca furono molto collaborativi per quanto riguarda le rogatorie che noi effettuammo». E proprio questa di Di Pietro è una possibile lettura minimalista delle parole del diplomatico, secondo il quale al Consolato Usa a Milano qualcosa «non quadrava».

Bobo Craxi: La mano straniera che ha orientato il golpe mediatico-giudiziario non è un'invenzione - Ma la lettura di Bobo Craxi, ex parlamentare e figlio del leader socialista Bettino, è esattamente all'opposto: dall'intervista di Bartholomew «appare con tutta evidenza l'inquietante intreccio, nel 1992-'94, tra il pool dei magistrati milanesi e il Consolato generale dell'alleato americano. La mano straniera che ha orientato il golpe mediatico-giudiziario non è un'invenzione, ma è rivelato dalle parole del diplomatico americano: c'è materia per storici e per politici. Se non vi fosse 'anchìlosi', bisognerebbe per lo meno - ha concluso Craxi - promuovere una commissione d'inchiesta: non verrà fatta neanche un'interrogazione parlamentare, in questa legislatura».

Cicchitto: Singolare rapporto consolato Usa-Di Pietro - «L'intervista a Reginald Bartholomew di Maurizio Molinari è molto significativa e interessante. Dimostra che tuttora esistono alcuni aspetti di Mani Pulite da scoprire trattandosi di una operazione che ha avuto caratteristiche assai complesse e non certamente di natura puramente giudiziaria». Lo ha dichiarato in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera.
«Uno di questi aspetti da scoprire - ha sottolineato - è quello dei singolari rapporti fra il consolato degli Usa a Milano e Di Pietro. Ma chi era Di Pietro?».