19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
L'accordo ancora non c'è

I partiti cercano l'intesa sulla legge elettorale

I partiti sembrano ancora alla ricerca di un'intesa per la nuova legge elettorale, ma il continuo batti e ribatti di questi giorni sembra non voler finire. Bersani: «Accordo non dipende solo da noi». Cicchitto: «Possibile»

ROMA - I partiti sembrano ancora alla ricerca di un'intesa per la nuova legge elettorale, ma il continuo batti e ribatti di questi giorni sembra non voler finire. Ieri è toccato al segretario del Pd, Pierluigi Bersani, portare avanti il gioco dei rinfacci. «Vedo francamente - ha detto inaugurando la festa Democratica a Reggio Emilia - la possibilità, e la vedevo già a luglio, di una nuova legge elettorale che cancelli il Porcellum, ma questo non dipende solo da noi. Lo vedremo nelle prossime ore». Una linea di poco diversa da quella di Fabrizio Cicchitto, che a nome del Pdl ha annunciato che «la soluzione è vicina, ma ancora non c'è».

Chiarissimi i punti di distacco: per Cicchitto bisogna definire «se il premio andrà al primo partito, come chiediamo noi del Pdl, o alla coalizione, come vuole il Pd, e di che entità sarà, se del 10% o del 15%. Poi, preferenze o collegi oppure una soluzione intermedia tra queste due ipotesi? E infine un terzo dei parlamentari va scelto dai partiti con i listini bloccati». Anche per Bersani «chiari» paletti: «la sera delle elezioni lì il mondo deve sapere che in Italia c'è qualcuno che può governare» oltre alle condizioni sul premio di maggioranza, «se no - ha detto - arriva lo tsunami».

Nel mezzo l'Udc, che, seppur minoritario in maggioranza, fa sentire la propria voce, sottolineando, con il parlamentare 'semplice' De Poli, che «il Parlamento non è un passacarte. Si voti liberamente sulle preferenze e ciascuno si assuma le sue responsabilità». Ovvero, 'per fare una legge elettorale servono anche i nostri voti, e non saranno gratis'.

I nodi potrebbero essere in via di scioglimento già mercoledì, quando dovrebbe riunirsi il comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato, che ha il compito di redigere il testo base di riforma della legge elettorale. Condizionale d'obbligo, perchè se le segreterie non avranno trovato un accordo, che soddisfi in più i desiderata anche del Quirinale, i senatori non avranno altro da fare che aggiornarsi ai primi di settembre.

In realtà, 'tempus fugit' non è un motto che spaventi la politica, anzi, di questi tempi meglio aspettare. «Non c'è nessun automatismo», ha detto Bersani, tra la nuova legge elettorale e il voto anticipato. «Il problema è avere la nuova legge elettorale, ma se si fa una legge elettorale nuova non c'è nessun automatismo rispetto all'andare a votare subito».
«E' chiaro - ha aggiunto - che di fronte ai mesi che abbiamo davanti, essere attrezzati è doveroso».