8 maggio 2024
Aggiornato 22:00
Nel week-end il Pdl accelera

Legge elelttorale, Alfano al Quirinale

Gioca in casa, Angelino Alfano. E per questo di fronte alla platea del Pdl il segretario non si sbilancia, tiene il punto su presidenzialismo e primarie, giura che con il Capo dello Stato si è deciso di fare un generico «punto sull'agenda delle riforme»

BOLSENA - Gioca in casa, Angelino Alfano. E per questo di fronte alla platea del Pdl il segretario non si sbilancia, tiene il punto su presidenzialismo e primarie, giura che con il Capo dello Stato si è deciso di fare un generico «punto sull'agenda delle riforme». Eppure è dall'incontro con Giorgio Napolitano che bisogna partire per comprendere le prossime mosse del segretario, soprattutto sulla legge elettorale. Perché se è vero che dal Colle è arrivato un pressante invito a stringere proprio sulla riforma del sistema del voto, è altrettanto vero che al momento da via dell'Umiltà non emerge una linea chiara sul tema. Veti e controproposte fioccano, con gli ex An contrarissimi al proporzionale e pronti a uscire dal partito. E così Alfano ha promesso che nel fine settimana si attiverà una sorta di cabina di regia - frutto di consultazioni incrociate e forse di qualche vertice - che dovrebbe produrre in 72 ore una proposta definitiva sulla quale trattare.
Eppure, si diceva, a Bolsena l'ex Guardasigilli non ha voluto aggiungere nulla di nuovo sulle riforme. Il Presidenzialismo è un'opportunità da non perdere, ha ribadito, nonostante le prese di posizione pubbliche di Napolitano. Non c'è spazio per l'idea di una costituente, ha aggiunto, perché basta riformare «oggi» in Parlamento lo Stato in direzione presidenziale per generare una svolta autentica. Quanto alla legge elettorale, si è limitato a ribadire solo alcune linee guida: «Dobbiamo ridare ai cittadini la scelta del parlamentare e del premier».

La tattica, in questa fase, regna sovrana in tutti gli schieramenti. Alfano, dal canto suo, cerca di fissare dei paletti, a partire dalle alleanze future. Con la Lega ogni discorso «è prematuro», ma un filo di confronto resiste. Con Casini il discrimine è l'alleanza con Bersani: «A quel punto lui starebbe a sinistra e noi saremmo gli unici protagonisti del campo moderato». A scanso di equivoci, non c'è insomma spazio per larghe intese: «Le prossime Politiche vedranno noi da una parte e il Pd e i suoi alleati dall'altra. Questo è un elemento di trasparenza democratica». E il tema, com'è naturale, si sposta sull'ipotesi di Monti bis.
Il segretario pidiellino viene ripetutamente sollecitato sull'opportunità di sostenere il Professore anche nel 2013. Con molta cautela, Alfano chiude a questa possibilità, certamente come ipotesi pre-elettorale: «Monti è persona seria e leale e io gli credo quando dice che non si candiderà. Non dimentichiamo che è senatore a vita, è già arruolato nelle istituzioni e ritengo che non sarà candidato. Monti è figlio dell'emergenza, la normalità passa per il voto della prossima primavera. Non credo che Monti voglia fare il nostro candidato, né quello della sinistra: quindi alle elezioni ci confronteremo, loro e noi». E se non sarà Monti il portabandiera del Pdl, secondo Alfano potrebbe esserlo nuovamente Berlusconi. Per la sesta volta.
«Non escludo che Silvio Berlusconi scenda in campo» nel 2013, dice di fronte a una platea di giovani pidiellini. «Dico che se e quando deciderà di farlo lo dirà lui senza affidarsi ai retroscena dei giornali, perché è persona dalle decisioni chiare e nette». Ma se il Cavaliere dovesse invece propendere per un pensionamento politico, potrebbe toccare al segretario correre per Palazzo Chigi: «Faremo le primarie, andiamo avanti e sarà una grande gara di democrazia».

Fini: «Ok Costituente, può evitare il nulla di fatto» - La Costituente può essere un modo per evitare l'ennesimo «nulla di fatto» sulle riforme. Lo ha detto a SkyTg24 il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Condivido l'idea di una costituente, soprattutto perché temo che anche questa legislatura registri un nulla di fatto sulle riforme istituzionali».
Un nulla di fatto, ha sottolineato Fini, che rischia di concretizzarsi «nonostante un accordo in qualche modo raggiunto, che pare si sia disperso dopo che legittimamente, ma con molti dubbi anche da parte mia, è stata presentata la proposta dell'elezione del presidente della Repubblica: proposta che io condivido da vent'anni, ma che non può essere barattata col senato federale».