24 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Riforma della Giustizia

Accorpamenti per Tribunali e Procure

«Una svolta epocale». Il Ministro alla Giustizia, Paola Severino, descrive così la revisione delle circoscrizioni giudiziarie approvata in Consiglio dei Ministri. «Cambia la geografia giudiziaria del Paese, ferma all'epoca dell'unità d'Italia»

ROMA - Partita chiusa: 37 Tribunali, 38 Procure, 220 sedi distaccate e 674 uffici del giudice di pace saranno cancellati dal Governo. Si chiuderanno quasi mille edifici, il risparmio stimato è di circa 50 milioni in tre anni; diecimila persone fra giudici, pm, magistrati onorari e personale amministrativo saranno spostate per avere «maggiore efficienza» e per cancellare gli «sprechi» e i «rami secchi».

Quasi a contrastare l'immagine di solitudine politica proiettata dalla sua solitaria conferenza stampa a palazzo Chigi, il ministro della Giustizia Paola Severino ha sottolineato di aver chiesto e ottenuto la massima condivisione dell'intero Governo sul decreto legislativo che dovrebbe chiudere il percorso del riordino della geografia giudiziaria: una riforma «epocale» l'ha definita, sulla quale manca solo il parere non vincolante di Csm e commissioni parlamentari. E nel pomeriggio è salita al Quirinale a raccogliere l'apprezzamento del presidente della Repubblica per la riforma. Giorgio Napolitano, dicono dal Colle, insieme ai vari temi aperti in Parlamento in materia di giustizia e durata dei processi, ha discusso con la guardasigilli in particolare il tema della responsabilità civile dei magistrati e della necessità di trovare una soluzione equilibrata sulla questione. In mattinata Napolitano aveva ricevuto anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti, che gli ha rappresentato i termini della discussione che c'era stata sullo stesso tema, nell'organo di autogoverno.

Sul taglio dei Tribunali la protesta monta da avvocati, sindacati del personale, parlamentari e comunità locali: ma la guardasigilli sembra intenzionata a non farsi condizionare. Ha attaccato gli avvocati per lo sciopero proclamato «prima di sapere quali uffici sarebbero statio tagliati» e ha annunciato che convincerà la maggioranza parlamentare «con i numeri». Accetterà, ha detto, solo «suggerimenti costruttivi e oggettivi, non critici, non demolitivi» e che non siano ispirati al «localismo». Modifiche sono sempre possibili, «ma ne dobbiamo discutere non nel chiuso di una stanza». Dopo le riunioni riservate e non risolutive dei giorni scorsi, quindi, porta chiusa a parlamentari e partiti. E chiunque voglia cambiare qualcosa deve pensare a «criteri trasparenti, motivati e motivabili» per proporre eventuali modifiche, «perché non si possa pensare - ha sottolineato - che si è aperto un mercatino dei Tribunali. Ogni ulteriore valutazione sarà fatta sotto gli occhi di tutti».

Di fatto questo significa che la partita è chiusa, perché ogni eccezione singola, ha spiegato Severino, trascinerebbe con sé altre sette o otto eccezioni, rendendo vano ogni intervento. Non a caso nei giorni scorsi, in un estremo tentativo di frenare il Governo, dalla maggioranza era arrivato il suggerimento di un decreto legge per cambiare la delega o procrastinarne la scadenza.

In cinque anni riordino geografia completato - «Contiamo in cinque anni di completare il ruiordino della geografia giudiziaria, anzi in cinque anni lo potranno fare i governi che ci succederanno».
«E' chiaro che non c'è una saracinesca che chiude un Tribunale: sono previsti diciotto mesi per il graduale trasferimento del personale», ha precisato nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi. «Laddove vi sono le condizioni l'attuazione deve essere immediata, solo dove non è possibile perché serve tempo per adeguare le strutture, ci saranno tempi diversi».

Tribunali, no al mercatino in stanze chiuse - Il varo dello schema di decreto legislativo per il taglio dei Tribunali «lascia lo spazio di un'ampia discussione alle commissioni parlamentari e al Csm, che dovranno esprimere il loro parere». Lo ha precisato il ministro della Giustizia Paola Severino, parlando in sala stampa a palazzo Chigi. «Confido che questo parere sia di condivisione, ma come sempre - ha aggiunto - rimango aperta a suggerimenti costruttivi e oggettivi non critici, non demolitivi» e che non siano ispirati al «localismo».
La guardasigilli ha dichiarato di «non escludere» un intervento per modificare il provvedimento «ma ne dobbiamo discutere non nel chiuso di una stanza». Servono «criteri trasparenti, motivati e motivabili» per proporre eventuali modifiche, «perché non si possa pensare - ha sottolineato - che si è aperto un mercatino dei Tribunali. Ogni ulteriore valutazione sarà fatta sotto gli occhi di tutti».

Da taglio uffici mille edifici in meno - Il taglio degli uffici giudiziari porterà alla fine del processo di riorganizzazione un risparmio di «mille edifici».
«Potremo risparmiare circa mille edifici, un risparmio nella manutenzione, nei costi, nelle sale server di mille edifici», ha sottolineato la guardasigilli, secondo la quale «il risparmio non è avvenuto in danno dell'efficienza, ma ha salvato il sistema giustizia che non può essere intaccato nella sua funzionalità. Se fose stato un provvedimento di solo risparmio avrebbe negato giustizia ai cittadini».

Nelle zone mafiose Tribunali restano - Uno dei parametri per il taglio dei Tribunali inserito nello schema di decreto legislativo varato oggi dal Consiglio dei ministri è il minimo di 28 magistrati in servizio: un limite «ideale» che però ha visto alcune eccezioni: «La commissione di studio ha utilizzato come parametri anche la presenza di criminalità organizzata o il disagio nel trasferimento», ha precisato la guardasigilli. In questi casi sono sopravvissuti alle forbici governative anche Tribunali con un numero di magistrati che oscilla tra i 20 e i 28, come nel caso di Marsala, dove si celebrano inchieste e processi importantissimi contro le cosche mafiose.