Il traumatologo di Villa Igea: in motorino attenzione ai piedi
Per lo specialista del centro ortopedico di Acqui Terme in estate aumentano i pericoli sulle due ruote. Ma intanto la traumatologia ha fatto passi da gigante
ACQUI TERME - Nei giorni scorsi sulla rete Internet ha avuto una gran numero di contatti l’accorato appello di un adolescente che chiedeva consiglio su come convincere i propri genitori a comprargli un motorino, nonostante le loro preoccupazioni sulla pericolosità del mezzo.
Naturalmente molti giovani si sono sentiti in dovere di correre in soccorso di un loro coetaneo con i più disparati suggerimenti. Fra i vari accorgimenti consigliati per evitare o contenere il rischio insito nelle due ruote uno ha trovato tutti d’accordo: il futuro centauro avrebbe dovuto rassicurare i genitori sull’uso imprescindibile del casco e di altre protezioni del corpo, dallo zainetto salva schiena alle ginocchiere. Nessuno ha fatto cenno però al pericolo che corrono i piedi quando si va in motorino, soprattutto d’estate quando ci si dirige da casa alla spiaggia con in dosso appena un bermuda e una maglietta, e ai piedi solo un paio di infradito di plastica.
NON BASTA IL CASCO, CI VOGLIONO ANCHE LE SCARPE
«Purtroppo quella della protezione del piede è una precauzione troppo spesso trascurata da parte di chi viaggia in motorino, soprattutto d’estate e nei luoghi di villeggiatura», spiega Gianfranco Orengo, traumatologo a Villa Igea, il centro di alta specializzazione ortopedica di Acqui Terme.
«Ciò che si rischia è l’amputazione delle dita dei piedi. Se non si indossano un paio di scarpe chiuse basta andare a sbattere contro un muretto o al paraurti di una macchina anche ad una velocità minima di
30 Km all’ora per rimetterci le dita dei piedi. Succede molto più spesso di quanto si creda. Per noi che operiamo in prossimità di un luogo di mare è all’ordine del giorno. Solo poche notti fa ho trascorso molte ore in sala operatoria per recuperare le dita del piede ad una ragazza di 19 anni che al pronto soccorso avevano già data per amputata», risponde il chirurgo ortopedico specializzato in traumatologia di Villa Igea.
MAI IN MOTORINO CON GLI INFRADITO
- Che cosa consiglia per scongiurare questo pericolo?
«Intanto ritengo sia importante precisare che a correre maggiormente questo rischio sono i giovani e giovanissimi che si mettono alla guida di un motorino incuranti di ciò a cui possono andare incontro perché si sentono al sicuro, spesso percorrendo strade non lontane da casa loro. Nella maggior parte dei casi per eccesso di confidenza e per il caldo trascurano di indossare una calzatura, anche una semplice scarpa sportiva, che sia in grado di proteggere i piedi da traumi anche di lieve entità, ma che possono rivelarsi esiziali per le dita nel caso di incidenti, se appoggiati appena ad un paio di ciabattine o di zoccoli», precisa il dott. Orengo.
I DATI:TROPPI INCIDENTI - I dati che riguardano gli incidenti in cui sono coinvolti veicoli a due ruote sono impressionanti e naturalmente anche molto più gravi di quelli che corre chi non protegge come dovrebbe i propri piedi. Ogni sei ore muore un motociclista italiano. Innumerevoli, poi, sono gli incidenti, fra gravi e non gravi. Basti pensare che nel Lazio, e a Roma in particolare, cioè nella zona d’Italia a più alta densità di moto e motocicli, secondo un rapporto Aci, il 55 per cento dei centauri è rimasto coinvolto perlomeno una volta in un incidente e nel 67 per cento dei casi ha riportato lesioni.
PASSI AVANTI CON PLACCHE, FISSATORI E PROTESI
Dottor Orengo la chirurgia traumatologica quali passi vanti ha fatto rispetto al passato?
«Nella traumatologie ci sono parecchi casi che in passato, per il tipo di trauma, era lecito aspettarsi che non ci sarebbero stati risultati soddisfacenti. Oggi si possono raggiungere traguardi tempo addietro impensabili. Sto parlando della chirurgia traumatologica della tibia, della caviglia. del piatto tibiale, per quanto riguarda gli arti inferiori», spiega Gianfranco Orengo.
-A che si devono, soprattutto, questi risultati?
«In passato non c’erano sistemi che potessero supportare il chirurgo nel trattamento di queste fratture e quindi si correva anche il rischio di esiti invalidanti. Oggi placche e fissatori, grazie ad una ricostruzione anatomica, permettono di intervenire in modo più corretto ed efficace per recuperare la funzionalità e consentire al paziente un ritorno alla normalità. Inoltre si sono fatti grandi passi avanti nel campo chirurgia protesica, grazie alla quale si possono ottenere risultati almeno parzialmente compensativi», precisa il traumatologo di Villa Igea.
- C’è una metodologia per avere una maggiore certezza negli esiti di un intervento?
«Si, la migliore garanzia è data dallo studio e dalla programmazione su quello che si accinge a fare. Inoltre gli effetti migliori possono venire da una meticolosa attenzione all’ approvvigionamento del materiale correttivo», risponde Gianfranco Orengo.
AFFIDARSI AL TITANIO
- Per quanto riguarda i materiali, ci possono effetti collaterali dovuti all’applicazione di placche, chiodi, ecc ?
«E’ consigliabile che il materiale usato sia il titanio che permette una maggiore osso-integrazione, maggiore elasticità e consente anche l’esecuzione di risonanze magnetiche. Il titanio la fa da padrone nella traumatologia. Non presenta alcun tipo di problema, nessun rigetto, una maggiore elasticità quindi anche una facilità di gestione in sala operatoria», conclude il traumatologo di Villa Igea.