28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Centrosinistra | Primarie PD

Bersani: No a primarie di partito

Il leader dei Democratici domani parlerà di consultazioni aperte di coalizione. Lo statuto Pd prevede la sola candidatura del segretario alle primarie di coalizione, ma Bersani non ha intenzione di avvalersi di quella norma

ROMA - Sulle primarie Pier Luigi Bersani non farà passi indietro, ma molto probabilmente il segretario Pd si dichiarerà pronto a «primarie aperte di coalizione» e non di partito. Della vicenda si discuteva da almeno un paio di giorni, nel Pd, e stamattina presto il segretario ha riunito la presidente del partito Rosy Bindi, il vice-segretario Enrico Letta e i capigruppo di Camera e Senato Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. Una riunione seguita ai colloquio con Walter Veltroni e Massimo D'Alema dei giorni scorsi e che ha confermato al leader del partito le perplessità che tanti nutrivano: se si devono fare le primarie, è stato il ragionamento fatto praticamente da tutti gli interlocutori, devono essere di coalizione, non di partito. «Se vuoi primarie di partito, allora devi convocare un congresso anticipato», è stata la richiesta.

Appello ai riformisti - Bersani, a quanto viene riferito, avrebbe spiegato che proprio questa era la strada che lui intende seguire. Certo, in molti dirigenti Pd c'era irritazione per una scelta appresa solo dalle indiscrezioni della stampa. Ma, a quanto pare, Bersani dovrebbe domani fare il suo «appello ai riformisti», lanciare la propria candidatura e spiegare che il Pd è un partito aperto alle sfide e che, dunque, è pronto alle primarie di coalizione per la scelta del premier. Lo statuto Pd prevede la sola candidatura del segretario alle primarie di coalizione, ma Bersani non ha intenzione di avvalersi di quella norma: il segretario si rimetterà alla scelta dei singoli dirigenti, il che significa che Matteo Renzi sarà probabilmente in campo.

Suicida opporre un veto burocratico a Renzi - Il segretario, spiega un parlamentare Pd vicino a uno dei «maggiorenti del partito», nei giorni scorsi non aveva anticipato a nessuno le sue intenzioni, «le avremmo scoperte in direzione, se non fosse stata rinviata e non fossero poi uscite le indiscrezioni sui giornali». In realtà, qualche accenno Bersani lo avrebbe fatto con Franco Marini e anche con Veltroni, cosa che ha ulteriormente provocato malumori tra gli altri maggiorenti del partito. Bersani, stamattina, avrebbe ascoltato le ragioni dei suoi interlocutori, assicurando che non ha intenzione di indire un congresso anticipato, ma spiegando anche che sarebbe suicida opporre un veto burocratico a Renzi.

In discussione i pesi nel partito - Il timore di molti, come D'Alema, Bindi, Letta, Franceschini, era che si finisse a nuove primarie di partito, che di fatto rimetterebbero in discussione i pesi nel partito: «Se si deve azzerare l'assetto del 2009, allora... Liberi tutti», avvertiva ieri pomeriggio un parlamentare della maggioranza. E un deputato 'bersaniano' doc, oggi alla Camera, parlando al telefono e senza preoccuparsi di essere in un luogo pubblico spiegava molto esplicitamente: «Va bene, facciamo le primarie... Bersani vince, ok. Ma se poi Renzi prende il 30%, quando andiamo a fare le liste come facciamo? Quello chiede il 30% dei posti». Anche perché, come è evidente, Renzi non sarebbe nemmeno solo, a quel punto: giovani come Giuseppe Civati o Debora Serracchiani potrebbero correre in proprio e accumulare a loro volta 'golden share' da giocare al momento della formazione delle liste.

D'Alema: Bersani è il nostro candidato Premier - D'Alema, come aveva spiegato anche nell'intervista all'Espresso di un paio di settimane fa, sulla questione ha idee chiare: «Il segretario viene eletto dal popolo tramite le primarie, ed è il nostro candidato premier. E' la regola più importante del nostro statuto. Ci sono due possibilità di derogare: o dall'interno, chiedendo un nuovo congresso, o dall'esterno, se resta il Porcellum e un altro partito ci contesta la guida della coalizione. In quel caso si farebbero le primarie di coalizione». Insomma, per D'Alema se ci sono primarie di coalizione non è pensabile che ci siano altri candidati Pd se non Bersani. Il segretario, però, non vuole offrire a Renzi un facile argomento di polemica e non intende avvalersi dello statuto per impedirne la candidatura. Concetto che ha spiegato anche questa mattina a Letta, Bindi e gli altri. «Ognuno valuterà e deciderà secondo la propria responsabilità», spiega un dirigente vicino al segretario.

Il tema della legge elettorale - Anche perché ci sono ancora diverse variabili da definire: il voto in autunno, innanzitutto, non è ancora scongiurato, e le elezioni anticipate farebbero saltare qualunque ipotesi di primarie; inoltre, è ancora da definire con quale legge elettorale si andrà a votare. Sempre nella riunione di stamattina al segretario è arrivato un nuovo invito da Franceschini e Letta a non cadere nella trappola del Pdl sul semipresidenzialismo. Nella relazione di domani il segretario dovrebbe anche rispondere alla proposta di Angelino Alfano e Silvio Berlusconi e probabilmente sceglierà per una sfida al centrodestra: dimostrate di voler fare sul serio, cominciamo dalla legge elettorale. Con una legge elettorale 'alla francese', ma anche 'spagnola', la necessità di fare alleanze verrebbe meno.

Con Di Pietro rapporti logori - Ma anche nel caso, assi probabile, che in realtà alla fine si andasse a votare con il 'Porcellum', lo schema delle alleanze è tutto da definire. I rapporti con Di Pietro sono ormai logori, lo stesso leader Idv sembra aver scelto un'altra strada e Bersani non si metterà certo a rincorrerlo domani: il leader Pd lancerà il suo «patto dei riformisti» per la ricostruzione del Paese, sottolineando la centralità del Pd per i futuri assetti di governo. Bersani terrà anche aperta la porta alla società civile, di fatto soprattutto a quella lista civica che il mondo di Repubblica avrebbe in cantiere. Certo, non sarà Bersani a promuovere liste civiche, ma il segretario Pd non sembra affatto intenzionato a respingere l'alleanza con un eventuale soggetto del genere, tanto più che Di Pietro è sempre più lontano.