27 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Centrodestra | Crisi PDL

Schifani avverte Berlusconi: No a grillismi di destra

Il Presidente del Senato scrive al «Foglio» di Giuliano Ferrara: Serve operazione verità. Fare spazio a nuova classe dirigente. Ora coerenza, affidabilità, rinnovamento: conto li promuova il Cavaliere

ROMA - «Si può restare insensibili di fronte al lento sfilacciamento di un partito che è stato, e resta, l'architrave dell'Italia moderata e liberale? Io non me la sento di girare lo sguardo dall'altro lato. Credo di potere rivendicare a pieno titolo il diritto di chiedere a Berlusconi e all'intera classe dirigente del Pdl un'operazione verità».

Il presidente del Senato Renato Schifani, con quella che il quotidiano di Giuliano Ferrara definisce «una lettera-manifesto al Foglio, che sarà pubblicata domani», ha «invitato in forma esplicita Berlusconi - è sempre la presentazione di Schifani fatta dal 'Foglio' - a non giocare con il caos, escludere ogni grillismo di destra, Chiedendo una linea di responsabilità nazionale fondata su alleanze serie, ed esercitando una severa critica su errori strategici del recente passato mettendo in questione i governi Berlusconi e il Pdl». Con piena fiducia nelle capacità e nelle chance di Angelino Alfano.

«Oggi c'è in gioco - è scritto fra l'altro negli stralci anticipati dal Foglio della lettera di Schifani - non solo il futuro del Pdl ma anche il futuro del Paese. E Berlusconi, ne sono oltremodo sicuro, saprà prendere in tempo utile le decisioni più opportune. Il Pdl, per fortuna, può rivendicare davanti al mondo di avere avviato il rinnovamento ben prima che insorgesse il grillismo. La segreteria di Angelino Alfano ha segnato una svolta e ha dimostrato sul campo di sapere fare politica, di sapere incalzare Monti. Sono convinto che, se sarà in grado di guadagnarsi l'autonomia necessaria, avrà tutte le carte in regola per rilanciare il Pdl, per riannodare i fili spezzati tra partito e società civile, e per cercare tra i giovani, e soprattutto tra quei giovani che hanno una storia politica legata al territorio, le risorse necessarie per formare una nuova classe dirigente».

«Sono convinto, se mi è consentita una sottolineatura - ha scritto il Presidente del Senato al Foglio- che il grillismo ci porterebbe dritti all'isolamento e che la conseguente incapacità di riaggregare il blocco moderato sarebbe un danno enorme per la politica e, più in generale, per la democrazia di questa amatissima Italia. Da qui la mia richiesta di una urgente e ineludibile operazione verità».

«L'operazione verità - ha argomentato - deve riguardare soprattutto il nostro presente e il nostro futuro. Il nostro elettorato è visibilmente frastornato. Un giorno il Pdl approva l'Imu e il giorno dopo irrompe sulla scena una parte del Pdl, certamente la più chiassosa, che minaccia di scendere in piazza contro l'Imu. Un giorno il Pdl approva i decreti, anche i più duri, di Monti e il giorno dopo la parte più colorita e populista del Pdl propone addirittura lo sciopero fiscale. Un giorno si ascoltano in televisione le più convinte dichiarazioni di Berlusconi a sostegno di Monti e il giorno dopo, anche e soprattutto sui giornali che si professano berlusconiani, si leggono titoli improntati al grillismo più avventato. Come meravigliarsi poi se la gente, soprattutto la nostra gente, non va a votare? Il nostro elettorato è salito sull'aventino dell'astensionismo perché non capisce più che cosa vogliamo, perché non vede più nel Pdl né la coerenza né l'affidabilità».

«La farà Berlusconi? Ci conto. E sono certo - si domanda e si risponde Schifani - che stavolta il nostro Presidente non si rivelerà prigioniero della propria, incommensurabile generosità».

Quella che Schifani richiama è una «coerenza e affidabilità che non vedono più nemmeno i nostri potenziali alleati, i cui comportamenti cominciano a spingersi oltre l'indicibile. Si pensi ai veti posti dal leader dell'Udc nei confronti di Berlusconi. Sono inaccettabili, non c'è dubbio, ma esigono una risposta politica. Non possiamo continuare, come nel deserto dei tartari, ad aspettare Casini mentre Casini, stando così le cose, non perde occasione per dirci che non vuole venire». Insomma «occorre, una linea politica che ci dica quantomeno se è strategicamente preferibile contrastare Grillo con un grillismo d'imitazione o se non sia invece il caso di attestarsi su una linea di responsabilità che eviti al Paese di precipitare nel dissesto di bilancio e alla politica di trascinarci in una ingovernabilità simile a quella che si è determinata in Grecia con la frantumazione dei partiti».

«Caro Direttore - ha scritto ancora Schifani a Ferrara - se la crisi non fosse così aggressiva e lacerante, se la confusione delle idee non fosse così dispersiva e inconcludente, continuerei a stare rigorosamente entro i confini di quella terzietà che la carica istituzionale mi impone. Ma sarebbe come rinchiudersi tra le quattro mura del Palazzo e non sentire le voci, allarmate e dolenti, che arrivano da una Italia sempre più stremata dalle difficoltà economiche e sempre più segnata dalla affannosa ricerca di una soluzione che ancora non si intravede».