29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Giustizia | Ddl anticorruzione

Corruzione, Patroni Griffi lavora di lima

Ricomincia questa mattina presto il lavoro sul ddl anticorruzione. Salta il vertice di maggioranza, ma verrà corretta norma su «trombati». Il Ministro Severino valuta la necessità di una eventuale fiducia almeno su alcuni aspetti delle norme penali inserite all'articolo 13

ROMA - Ricomincia questa mattina presto il lavoro sul ddl anticorruzione: convocato a palazzo Chigi dal presidente del Consiglio (nel giorno della tensione con la collega Elsa Fornero sui licenziamenti nel pubblico impiego) il ministro della Pa Filippo Patroni Griffi ha fatto saltare il vertice di maggioranza previsto nel pomeriggio di ieri sul ddl anticorruzione. Ha visto comunque il Pdl, nei panni della relatrice del provvedimento alla Camera, Jole Santelli. E questa mattina attorno alle 8 vedrà i rappresentanti del Pd, prima di presenziare, assieme alla collega guardasigilli Paola Severino, al comitato ristretto delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera che dovrebbe trovare la quadra sulle questioni ancora aperte.

Il ministro ieri ha usato toni positivi: «Credo si debba trovare una soluzione in materie di anticorruzione. Sono abbastanza ottimista che su una normativa di questo tipo, di cui si avverte l'esigenza presso l'opinione pubblica ma anche a livello di funzionamento del sistema, che si troverà sicuramente e facilmente la soluzione».
Sul tavolo ci sono i nodi della parte del ddl che ruota attorno alla prevenzione e alle norme sulla pubblica amministrazione, quelle integrate proprio dal lavoro di Patroni Griffi. In particolare, sono ancora in discussione le norme antimafia, il divieto di ricorso agli arbitrati per la pubblica amministrazione (proposto dal Pd), il divieto di conferire incarichi dirigenziali per un triennio a chi ha svolto incarichi politici o si è anche solo candidato a cariche elettive. «L'emendamento così come è stato scritto - ha precisato Patroni Griffi - non riguarda gli ex parlamentari. Il divieto riguarda gli incarichi assunti nello stesso ente. Quindi, a meno che un parlamentare non voglia fare il segretario generale della Camera non lo riguarda. La norma riguarda in particolare la vicinanza tra l'ente locale in cui si è svolta l'attività politica e l'ente locale che conferisce l'incarico dirigenziale. E' un aspetto importante ma credo che sia l'aspetto complessivo della normativa introdotta che vada valutato».

La cosiddetta norma «anti-trombati» però è rivedibile: secondo quanto si apprende da fonti parlamentari il ministro starebbe lavorando a una riduzione del periodo di 'congelamento' per gli ex eletti: da tre a due anni, forse a uno. Quanto alla norma sull'incandidabilità dei condannati, proposta dall'Udc, il Governo con ogni probabilità si rimetterà all'aula. E da oggi in commissione e in aula sarà presente anche il ministro Severino, che dovrà fiutare il clima nella maggioranza e valutare la necessità di una eventuale fiducia almeno su alcuni aspetti delle norme penali inserite all'articolo 13.