20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Il Presidente della Camera a Pompei

Fini: Patto con il Paese a non candidare i rinviati a giudizio

Serve un impegno scritto, fuori dalle liste i condannati e sotto processo. Tagliare il numero degli eletti per ridurre la spesa. Mi auguro che la Camera approvi presto il nuovo ddl anti-corruzione. E' arrivato il momento di trovare misure alternative al carcere

POMPEI - I partiti non candidino o diano incarichi a chi è stato rinviato a giudizio o già condannato in primo grado. A sostenerlo è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha parlato a Pompei a numerosi studenti delle scuole superiori nel corso del Meeting dei giovani.
«Fa parte della mia cultura giuridica credere che sia giusto che ogni cittadino sia innocente fino al terzo grado di giudizio - ha detto Fini - un principio giusto, ma i partiti quando fanno liste o nomine tengano fuori chi è già stato condannato in primo grado o in attesa di giudizio. Si sottoscriva un patto per cui queste persone non siano candidate o nominate perché - ha concluso Fini - non è opportuno».

Tagliare numero eletti per ridurre spesa - L'Italia non può più permettersi un sistema politico delle dimensioni attuali e occorre snellire soprattutto il numero degli eletti.
«Qualche cosa si è già fatto, anche se si poteva fare di più, ma non è solo quanto si può ridurre. Il problema - ha sottolineato la terza carica dello Stato - è il costo complessivo del sistema politico italiano dovuto dal numero degli eletti e i loro stipendi. Non possiamo più permetterci 945 parlamentari e circa mille consiglieri regionali. Il paese non può permettersi - ha rimarcato - un sistema politico di queste dimensioni, troppo pesante sulle spalle di una società che comincia ad avere il fiato corto».
Per Fini «bisogna tagliare i costi riducendo il numero degli eletti e semplificando. La politica deve costare di meno e - ha aggiunto - soprattutto essere più snella. Occorre ridurre gli apparati che, molte volte, finiscono anche per alimentare il clientelismo».

Mi auguro che la Camera approvi presto il nuovo ddl anti-corruzione - «Mi auguro che la Camera dei deputati approvi sollecitamente il disegno di legge anticorruzione». La seconda carica dello Stato ha poi aggiunto: «Perchè è già passato troppo tempo e soprattutto perché, va ricordato, siamo uno dei pochi Paesi che non ha ratificato la convenzione di Strasburgo», ha concluso Fini.

E' arrivato il momento di trovare misure alternative al carcere - In Italia, per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, sarebbe opportuno pensare a misure alternative alla detenzione in strutture penitenziarie.
«Se il nostro sistema si basa sul fatto che la pena deve riabilitare, l'emergenza carceraria - ha detto la terza carica dello Stato - deve essere valutata come tale, non può essere sottovalutata. Il sistema è completamente ingolfato e non può tutelare la dignità delle persone». Per il presidente Fini «costruire più carceri non è una strada da scartare, ma ci vuole tempo. È arrivato anche il momento - ha spiegato - di misure alternative, di depenalizzare in alcuni casi e di modificare l'espiazione della pena. In altri paesi - ha ricordato - ci sono modalità di espiazione della pena molto più riabilitative. Noi siamo all'anno zero. Il problema - ha concluso Fini - deve stare al centro della politica».