Napolitano: Convergere sulle riforme preservando i principi della Costituzione
Il Presidente della Repubblica rivolge un altro appello alla Politica italiana impegnata in un percorso di riforme istituzionali che stenta a concludersi nonostante la legislatura sia ormai al termine: La Carta nacque da una virtuosa confluenza e ascolto tra diverse culture
TUNISI - Le forze politiche devono essere capaci di trovare una convergenza sui grandi interessi nazionali anche quando si parla di riforme istituzionali, le quali devono preservare la prima parte della Costituzione che contiene valori ed equilibri istituzionali ancora vivi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, concludendo la visita ufficiale in Tunisia prende spunto dal processo costituente avviato dalla nuova Repubblica tunisina per rivolgere un altro appello alla politica italiana impegnata in un percorso di riforme istituzionali che stenta a concludersi nonostante la legislatura sia ormai al termine. «E' fondamentale riuscire a combinare il massimo di libertà nella competizione politica - ha detto il capo dello Stato sollecitato dai giornalisti - con la capacità di convergere non solo sui principi fondamentali ma sui grandi interessi nazionali comuni». Al momento infatti il Parlamento dopo una fase di grande impulso ai progetti di riforma sembra paralizzato da uno stallo determinato da interessi contrapposti dei soggetti politici.
«Preservare» la prima parte - E a proposito di riforme Napolitano ha difeso il valore, ancora attuale, della prima parte della nostra Carta costituzionale che va «preservata» mentre si sta ragionando di modificare la seconda parte per quanto attiene all'ordinamento istituzionale. «I principi, i valori, gli equilibri istituzionali che sono disegnati nella prima parte della nostra Carta costituiscono un tessuto vivo e da preservare - ha spiegato - per quanto poi si possa lavorare alle riforme sull'ordinamento della Repubblica».
Il presidente della Repubblica ha concluso il suo viaggio di due giorni a Tunisi parlando davanti all'Assemblea costituente, primo capo di Stato europeo a farlo, ed è tornato ad elogiare, come già aveva fatto ieri, l'esperienza della primavera araba e in particolare della «nuova Tunisia», esempio per tutte le popolazioni arabe che si stanno liberando dalle dittature, «di come passare responsabilmente dall'abbattimento dell'autocrazia alla costruzione di uno Stato di diritto, di una democrazia moderna, di istituzioni trasparenti». Una strada che l'Italia «ben conosce» perché l'ha percorsa nel 1946 quando il lavoro dell'Assemblea costituente diede «forma giuridica ai principi fondanti del nuovo stato democratico che risorgeva dalle macerie e dalle sofferenze della dittatura e della guerra».
Nacque da virtuosa confluenza e ascolto tra diverse culture - Di quel periodo storico Napolitano ha esaltato il «dibattito eccezionalmente alto e approfondito che permise una virtuosa confluenza, nonostante le diverse matrici ideologiche dei principali partiti. Non di semplice seppur difficile 'compromesso' si trattò - ha infatti sottolineato - bensì di uno straordinario esercizio di ascolto reciproco, di scambio e di riavvicinamento sul piano dei principi, di riconoscimento di istanze e sensibilità comuni». Ascolto reciproco che, secondo il Presidente, dovrebbe ispirare anche gli attuali protagonisti della scena politica quando si apprestano a riformare la Costituzione. Perché è stato quel dialogo costruttivo che ha permesso alla nostra Carta fondamentale di restare attuale anche nel corso dei decenni e dei cambiamenti sociali e che ci ha aiutato a «preservare i beni supremi di libertà e democrazia anche nei momenti più aspri di lotta politica e di fronte alla sfida mortale del terrorismo».
Infine Napolitano ha fatto riferimento al contesto internazionale nel quale la Costituzione italiana ci ha collocato gettando «le premesse perché il nostro paese accettasse volontariamente e nell'interesse comune limitazioni di sovranità in favore di un'Unione che fa dell'Europa una realtà più grande della somma delle sue parti».
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