1 maggio 2024
Aggiornato 18:00
La riforma della legge elettorale

Bersani: Serve il doppio turno, ma non ci sentono...

Il Segretario del Partito Democratico: Continuiamo a discutere. D'Alema: Doppio turno è la nostra proposta storica. Fini: Attenti alla frammentazione, ci porta ad Atene. Meloni: Nella mia proposta stop ai nominati, si vari ora

ROMA - L'esito del voto amministrativo impone una riflessione sulla legge elettorale, serve il «doppio turno», il centrodestra su questo «non ci sente», ma il Pd vuole continuare a «discutere». Lo ha detto il segretario Pd Pier Luigi Bersani, a margine della giornata conclusiva della scuola politica del partito.
«L'esito delle amministrative certo suggerisce di riflettere sulla proposta che noi avanziamo da tempo, quella di un doppio turno che è un meccanismo che tende a unificare gli elementi di frammentazione. Pare che non ci sentano, ed è un errore. Comunque continuiamo a discutere perché il porcellum non ci piace». In generale, «Ci sono posizioni diciamo... un po' alterne. Mi riferisco alle posizioni che sentiamo dall'altra parte, variabili a seconda dell'interlocutore e a seconda dei giorni. Ma comunque mi auguro che nelle prossime settimane qualcosa si stringa».

D'Alema: Doppio turno è la nostra proposta storica - «Spero non resti il Porcellum: credo si debba fare la riforma elettorale, tentare quella costituzionale ma non penso che le due cose vadano collegate altrimenti rischiamo di non fare la riforma elettorale». Lo ha detto Massimo D'Alema, ospite di Rainews24.
«La nostra proposta storica - ha proseguito - è il doppio turno di collegio. E dopo i rischi di frammentazione emersi al primo turno delle amministrative sembrava che anche nel Pdl qualcuno optasse per il doppio turno. Ora non ho capito bene a che punto è giunta la loro riflessione, il momento è travagliato, ma lo capiremo all'indomani dei ballottaggi». Altrimenti «dobbiamo lavorare a quella ipotesi definita» nel vertice Abc del proporzionale che «non è un ritorno alla Prima Repubblica ma consente ai cittadini di scegliere partito che vince».

Fini: Attenti alla frammentazione, ci porta ad Atene - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato la necessità, in materia di legge elettorale, di ripristinare da un lato il diritto dell'elettore di scegliere il proprio eletto e dall'altro quella di evitare «la frammentazione che ci porta ad Atene dove non riescono a formare il nuovo governo». Occorre dunque, a suo parere, «preservare un sistema a impianto maggioritario. Se la riforma non andrà in porto entro la fine della legislatura, la politica avrebbe perso l'ultima occasione per presentarsi con sufficiente dignità di fronte agli elettori».

Meloni: Nella mia proposta stop ai nominati, si vari ora - «Sulla riforma della legge elettorale la proposta che ho depositato serve ad evitare il rischio che, in assenza di una convergenza su una legge elettorale migliore, si torni a votare con l'attuale, si perpetui la vergogna dei parlamentari nominati. Eppoi è un modo per difendere bipolarismo e indicazione del premier. Non ci sono alibi: si può approvare in un pomeriggio». E' quanto ha detto in un'intervista al quotidiano Libero, il deputato del Pdl, Giorgia Meloni.
Sull'interrogazione firmata insieme a 40 parlamentari per chiedere spiegazioni a Monti per le parole sulle «conseguenze umane della crisi» Meloni ha spiegato: «Mi stupisco abbia creato tutta questa fibrillazione. Dovrebbero destare più sconcerto le dichiarazioni del premier o dei ministri che sempre più frequentemente allontanano il governo dalla proverbiale sobrietà. Abbiamo solo chiesto un chiarimento ufficiale - conclude -. La crisi è mondiale, come lui ben sa, ed è conseguenza non delle politiche italiane, ma di quelle della grande finanza internazionale di cui lui - non io - è espressione».

Mantini: Non convince il salto indietro di Bersani - «In mesi di lavoro si è giunti ad una sufficiente convergenza tra le principali forze politiche intorno ad una riforma elettorale ispirata al modello tedesco, con correzioni maggioritarie. Dopo il risultato delle amministrative tutti sembrano temere 'l'effetto Grecia' dell'ingovernabilità e si affrettano a proporre nuovi modelli. Bersani riparte dal doppio turno ma in questo modo si torna al bipolarismo della Seconda Repubblica, causa principale delle difficoltà di governo». Lo dichiara in una nota Pierluigi Mantini, responsabile riforme istituzionali dell'Udc.
«Occorre - prosegue - non ripetere gli errori degli anni Novanta in cui ci si è illusi che le regole elettorali potessero risolvere i problemi politici. Prima è necessario definire un serio progetto di governo per il futuro dell'Italia, con le relative e coerenti alleanze, all'altezza di una crisi difficile. Come l'esperienza insegna non basta vincere le elezioni per governare il Paese».