29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
La «strana maggioranza» e le riforme

Governo: Monti rilancia, Su RAI e Giustizia un segnale va dato

Il Premier è pronto ad ascoltare le posizioni dei leader ma anche a sviluppare i suoi ragionamenti, forte anche di ragioni economiche difficilmente confutabili. Ma il PD teme «due pesi e due misure», il rischio è una «vittoria di Pirro»

ROMA - L'unico dato certo, in una partita complicata come quella della Rai, è che Mario Monti pur non intendendo destabilizzare il governo per mettere mano al dossier viale Mazzini, un segnale con ogni probabilità dovrà darlo. In attesa del vertice dei segretari di maggioranza che si terrà giovedì a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio sembra convinto della necessità di dare risposte al crescente disagio del Pd, irritato dall'atteggiamento governativo sulla riforma del mercato del lavoro e sulla Rai, catalogabile sotto la voce «due pesi e due misure». Per questo, Monti un segnale dovrebbe concederlo, tanto che da Palazzo Chigi si rileva come il vertice debba ancora tenersi e Monti sia pronto ad ascoltare le posizioni dei leader ma anche a sviluppare i suoi ragionamenti, forte anche di ragioni economiche difficilmente confutabili.

Il Premier punta sull'opinione pubblica - Perchè a Palazzo Chigi non danno per scontato che al termine del vertice le posizioni dei partiti su Rai e giustizia siano le stesse proclamate fino ad oggi: «Non sarebbe la prima volta che devono rivedere le loro dichiarazioni. Del resto nessuno si aspettava la nota di ieri in cui è stato messo nero su bianco che si dovrà parlare di entrambi gli argomenti». Con una variabile su cui il premier conta molto, l'opinione pubblica: «Stiamo iniziando a spiegare perchè delle due questioni dobbiamo occuparci, e quando sarà chiaro anche ai cittadini, diventerà difficile per le forze politiche tirarsi indietro», soprattutto sul tema corruzione. Che poi sia già pronto uno «scambio» RAI-Giustizia, «è presto per dirlo».
Forse non basterà al Partito democratico, ma se il premier decidesse di mettere mano al cda, rinnovando presidenza e membro di nomina del Tesoro - e decidesse magari di puntare a un cambio anche del direttore generale - una prima «scossa» potrebbe arrivare. Questo, secondo alcuni uomini vicini a Berlusconi, potrebbe rappresentare un passo in avanti nella direzione delle richieste del Pd. Che, secondo diverse fonti, avrebbe mostrato parecchio disappunto per l'atteggiamento montiano, eccessivamente attento «a non urtare suscettibilità troppo grosse».