31 luglio 2025
Aggiornato 06:30
Edifici della Chiesa

Liberalizzazioni, il silenzio della CEI su nuova disciplina esenzione IMU

Dopo l'apertura, distinguo su «no profit», no a strumentalizzazioni. Monti ne avrebbe personalmente parlato con i massimi vertici del Vaticano e della Cei. Il premier, in particolare, avrebbe fatto capire che una bocciatura di Bruxelles entro maggio sarebbe stata inevitabile

ROMA - La Conferenza episcopale italiana non aggiunge commenti alla decisione certificata dal Governo Monti di procedere ad una modifica della disciplina sull'esenzione dell'imposta immobiliare (Imu, ex Ici) agli edifici della Chiesa e di altre organizzazioni no profit. Quel che c'era da dire, del resto, è stato già detto. Certo, la decisione del Consiglio dei ministri di incardinare l'emendamento annunciato nel decreto legge sulle liberalizzazioni rappresenta un'accelerazione ad un iter parlamentare che negli ultimi giorni era sembrato meno spedito.

Ma la modifica era stata preannunciata da tempo. Monti ne avrebbe personalmente parlato con i massimi vertici del Vaticano e della Cei. Il premier, in particolare, avrebbe fatto capire che una bocciatura di Bruxelles entro maggio sarebbe stata inevitabile.

Da parte della Cei, ovviamente, non sono mancate puntualizzazioni e distinguo. La Chiesa, ha detto il cardinal Bagnasco davanti al «parlamentino» dei vescovi, «non chiede trattamenti particolari, ma semplicemente di aver applicate a sé, per gli immobili utilizzati per servizi, le norme che regolano il no profit». E' stato poi il giornale della Cei, Avvenire, a farsi carico di un atteggiamento critico non tanto nei confronti del Governo, quanto di chi - media o politici - ha voluto cavalcare il tema dell'Imu in funzione anti-ecclesiale. Infine, se in un primo momento è sembrato che la revisione venisse in qualche modo 'negoziata' tra Governo e vescovi italiani, a un certo punto la Cei ha puntualizzato che si tratta di «materia unilaterale e non concordataria». Parole che marcano una qualche distanza rispetto a Palazzo Chigi e danno voce a un certo malumore che serpeggia in seno all'episcopato, senza, peraltro, sfociare in critiche nei confronti di un esecutivo nato con significative presenze del mondo cattolico e tuttora guardato di buon occhio dai vertici ecclesiastici.