19 aprile 2024
Aggiornato 06:30
In occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità

Napolitano nella dura Sardegna: Non sono il Presidente delle banche

La visita del Presidente della Repubblica a Cagliari tra le contestazioni. Monito: Coesione sociale non significa immobilismo, nè mantenere in piedi il welfare come è stato nei decenni passati perchè questo lascia scoperte alcune sacche di povertà mentre noi dobbiamo occuparci di chi non ha

CAGLIARI - Nell'ambito del suo giro d'Italia in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell'unità, Giorgio Napolitano si è confrontato oggi con la difficile situazione della Sardegna. Alquanto movimentata la sua visita a Cagliari, accompagnata fin da questa mattina da presidi di protesta in quasi tutti gli appuntamenti del presidente. Mobilitazioni che, seppure non massicce, hanno colpito il capo dello Stato, che ha voluto in qualche modo replicare a chi lo accusa di rappresentare poteri e interessi forti.
«Non rappresento nè le banche nè il capitale finanziario come qualcuno umoristicamente crede e grida», ha detto il presidente della Repubblica chiudendo il suo discorso al teatro Lirico, dove ha partecipato al convegno sul Contributo della Sardegna all'Unità d'Italia. «Ho la responsabilità di garantire la coesione sociale che oggi è a rischio serio».

Necessario cambiare il welfare - Più tardi, nel pomeriggio, al palazzo del Consiglio regionale, il presidente della Repubblica sarà costretto a entrare da un ingresso secondario per evitare le contestazioni sul lato principale dell'edificio. Contestazioni che, prima del suo arrivo, avevano obbligato la sicurezza a non esporre il vessillo del Quirinale sulla balconata del palazzo, accanto alle bandiere europea e italiana, e a lasciare invece in bella vista la bandiera sarda con i quattro mori.
Scintille di tensione e anche qualche fischio, com'è successo davanti al teatro Lirico da parte dei sindaci del Sulcis Inglesiente, zona colpita da una crisi atavica. Episodi di piccola entità che però danno il senso delle difficoltà dell'isola. E a fine giornata, dopo aver incontrato delegazioni sindacali del Carbosulcis, Alcoa, Eurallumina, Vinyls e altre aziende in crisi, il capo dello Stato lo ammette: la situazione in Sardegna «è drammatica più di quanto pensassi, confido nel tavolo di confronto avviato dal governo il 7 febbraio».
Ma non basta. Perchè bisogna comunque guardare alla situazione generale del paese, malgrado la cornice sarda sia una delle più negative d'Italia. «So benissimo del malessere dei sardi, ma serve razionalità», è il messaggio di Napolitano all'isola. E per i livelli nazionali, una raccomandazione: «Coesione sociale non significa immobilismo, nè mantenere in piedi il welfare come è stato nei decenni passati perchè questo lascia scoperte alcune sacche di povertà mentre noi dobbiamo occuparci di chi non ha. Dobbiamo rinnovare - ha specificato incontrando il Consiglio comunale di Cagliari - per poter migliorare e preservare.

Agire ora sullo sviluppo - E' un invito che si lega benissimo alle nuove polemiche sulla riforma del mercato del lavoro. Ma Napolitano dice di più. Torna sul tema delle riforme, invita partiti e Parlamento a sfruttare anche quest'ultimo scorcio di legislatura, perchè c'è «ancora molto da fare per completare l'architettura istituzionale» del paese e continuare a dare attuazione all'autonomia delle Regioni.
Quanto alla crisi, la situazione resta grave, è convinto il presidente della Repubblica che oggi però ha espresso una ricetta in più. E cioè: evitare di dividere l'impegno del governo in fase uno e fase due, rilanciare la crescita senza aspettare che «si debba attendere, non si sa quando, la conclusione del risanamento della finanza pubblica per poi passare allo sviluppo». Agire ora: anche per colmare quel divario tra nord e sud del paese che resta l'anello «debole» del processo di unificazione nazionale.