Bersani: Le primarie possono fare disordine ma non mi impressiono
Il leader del PD: Siamo un partito nazionale, non ci misuriamo sul numero dei sindaci. Ancora aperto il tema della credibilità politica. Sul lavoro bene il governo, sequenza riforme incoraggiante. Monti spieghi alla Merkel che nessuno si salva solo
ROMA - «Le primarie ci levano la pelle ma io sono serenissimo perchè il Pd ha un polmone aperto verso la società civile che altri non hanno, le primarie possono provocare disordine ma è tutta roba buona, non ci impressioniamo per un inciampo». Pier Luigi Bersani è tornato a difendere le primarie dopo la sconfitta dei candidati del Pd a Genova.
E in vista della sfida di Palermo, il segretario del Pd ha aggiunto: «Dicono che il partito è diviso in tre. Ma le primarie si fanno per questo! Perchè non si dice lo stesso del partito repubblicano Usa? I dirigenti possono invocare, in casi eccezionali, e con una consultazione interna la candidatura unica ma se si accettano primarie di coalizione funziona così, non si può criticare il Pd se fa le primarie e poi se non le fa. La gente vota come ritiene e a Genova hanno scelto Doria».
«Dicono che è un disastro per Bersani? Io non credo - ha proseguito il leader del Pd - con 4 gradi sotto zero quasi 20mila persone sono andate a votare, questo dice qual è la strada giusta e ora mi metto ventre a terra a servizio del candidato e chiedo a tutto il partito di farlo. Noi siamo un partito nazionale - ha insistito - non ci misuriamo su quanti sindaci abbiamo. Io sono molto fiducioso sulle amministrative e ho chiesto a Rita Borsellino di candidarsi alle primarie perchè a Palermo c'è bisogno di questo. Cresciamo come partito se stiamo larghi con la testa e corrispondiamo all'interesse del paese».
Ancora aperto il tema della credibilità politica - «E' una fesseria dire che siamo ancora come durante Tangentopoli ma il tema della credibilità della politica e della pubblica amministrazione è ancora assolutamente aperto». Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in conferenza stampa ha risposto a proposito del ventennale delle inchiesta di Mani Pulite.
«Non fu solo una resa dei conti rispetto alla corruzione e all'invadenza della politica ma anche la fine di un ciclo politico - ha spiegato Bersani -. A vent'anni da quella stagione non possiamo dire di essere usciti del tutto da una fase di transizione, resta il tema di una politica trasparente, funzionante e credibile, per questo è nato il Pd. La risposta al '92 è un sistema politico efficiente e pulito, non le scorciatoie che abbiamo visto e che ci hanno solo allungato la strada».
Sul lavoro bene il governo, sequenza riforme incoraggiante - «Ho visto con molta soddisfazione che si discute del tema principale per noi: la precarietà. Mi è piaciuto molto che il governo si sia presentato con idee non banali, ci sarà anche la riforma degli ammortizzatori sociali e in fondo si vedrà anche quale il perimetro dell'articolo 18, però se questa è la sequenza si ragiona». Il segretario del Pd ha risposto a proposito della trattativa tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro.
«Deve arrivare un messaggio netto alle nuove generazioni - ha spiegato Bersani - se paga solo la vecchia generazione non va bene ed è molto positivo e incoraggiante la sequenza proposta dal governo, del resto noi lo avevamo chiesto: non ci possono essere conflitti in un periodo di recessione».
Monti spieghi alla Merkel che nessuno si salva solo - «Mi aspetto che con la sua diplomazia e con il suo buon inglese dica alla Merkel che va benissimo il rigore ma non solo quello, altrimenti andiamo contro un muro», poi «io le direi, come ho detto al presidente tedesco, che non è vero che ognuno si salva da solo, non è stato vero neanche per la Germania, l'euro nacque dopo la caduta del Muro di Berlino da un patto strategico economico e politico».
«La Germania deve convincersi che servono strumenti collettivi per difendere l'euro e una politica di investimenti», ha spiegato Bersani ribadendo la sua critica verso le decisioni assunte nei confronti della Grecia: «Mi vergogno per come l'Europa ha trattato il popolo greco. I cittadini greci sono nostri fratelli, dobbiamo dargli una mano, se si abbandona questa logica non si salva nessuno, questo direi alla Merkel, poi se non lo capisce...».
Dal Pd proposta riforma partiti, ora accelerare - «Siamo pronti ad un'accelerazione straordinaria per un risultato credibile, la proposta dell'Udc è largamento convergente con la nostra, ora aspettiamo qualche idea anche dal Pdl». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha presentato oggi insieme al tesoriere Antonio Misiani e a Pier Luigi Castagnetti la proposta del Pd per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione invocando una rapida approvazione in Parlamento.
«Quando abbiamo fatto il Pd avevamo un'idea della democrazia contro la curvatura plebiscitaria e personalistica - ha spiegato il segretario del Pd -, una democrazia che funziona passa per una riforma delle istituzioni, della legge elettorale e necessariamente anche per l'attuazione dell'articolo 49. Ma vorremmo che questo fosse un assetto condiviso e non valido in un partito solo, perciò siamo impegnati per le primarie e la parità di genere e perciò siamo i primi ad essere interessati a riconfigurare il ruolo dei partiti che sono un patrimonio comune».
«Oggi pronunciare la parola partiti è difficile, la comunicazione mette tutti nello stesso mucchio - ha lamentato Bersani - ma attenzione perchè già 50 anni prima di Pericle si discuteva di finanziamento della politica. Noi non siamo sulla difensiva, sappiamo che c'è da cambiare e vediamo ora un atteggiamento positivo anche da altre forze politiche, come l'Udc».
Dopo Monti non ci sarà il manuale Cencelli - «Dopo Monti non ci sarà il manuale Cencelli, se tocca al Pd lo promettiamo dopo Monti ci sarà un governo ugualmente autorevole e competente ma con una maggioranza parlamentare univoca, solida e compatta che oggi non c'è a causa delle condizioni politiche». Lo ha detto Pier Luigi Bersani durante una conferenza stampa nella sede del Pd.
«E' una sfida», ha spiegato il segretario, ma «per il Pd viene prima di tutto l'Italia».