26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Stagione venatoria 2011-2012

Caccia: stop alle doppiette, si chiude la stagione venatoria

Si è sparato meno rispetto al passato: alcune regioni hanno infatti compiuto un percorso di adeguamento nei confronti della legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica 157/92. Molte le regioni fuori legge

ROMA - Si chiude ufficialmente oggi, 31 gennaio, la stagione venatoria 2011-2012. Quest'anno, spiega l'Enpa, si è sparato meno rispetto al passato: alcune regioni hanno infatti compiuto un percorso di adeguamento nei confronti della legge nazionale sulla tutela della fauna selvatica 157/92, modificata un anno e mezzo fa per renderla conforme alla direttiva europea che impone il divieto di sparare durante la fase di migrazione pre nuziale o quella di dipendenza dei piccoli nati dai genitori.

Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania hanno adottato calendari ridotti, per tempi e per alcune specie, suscitando spesso l'ira della controparte. Altre regioni, invece, «ignorando leggi e normative nazionali ed europee, sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato, ma anche le procedure d'infrazione a carico del nostro Paese, continuano ad emanare calendari venatori illegittimi, ricorrendo spesso ad espedienti per impedire l'impugnativa delle associazioni animaliste ed ambientaliste». E' il caso, ad esempio, dei calendari approvati per legge, impugnabili soltanto dal Governo, o di quelli varati con delibere «last minute» con effetto immediato. La Regione Lazio, aggiunge l'Enpa, ha seguito proprio quest'ultima strada per prolungare la stagione venatoria, per alcune specie, fino alla prima decade di febbraio.

L'Enpa e le altre associazioni animaliste e ambientaliste hanno però cambiato strategia e il caso della Sardegna, che ha riadottato un calendario venatorio palesemente illegittimo ignorando la sentenza del Tar e del Consiglio di Stato che ne accertava le violazioni, è emblematico. Infatti, è stata depositata una denuncia penale presso la Procura della Repubblica di Cagliari nei confronti di chi lo ha avallato; una procedura che - avvertono gli ambientalisti - si ripeterà in casi analoghi nei confronti di amministratori e funzionari delle altre regioni.