20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Il naufragio della Costa Concordia

L'AD di Costa Crociere non esclude altre deviazioni di rotte

Foschi al Financial Times: «Possibile che lo abbiano fatto senza che lo sapessimo». Secondo i dati di geolocalizzazione esaminati due delle navi gemelle della Concordia, la Costa Pacifica e la Costa Allegria, hanno navigato ben al di sotto di un miglio di distanza dall'isola del Giglio, in tre occasioni nell'agosto e settembre del 2010

ROMA - E' possibile che altri comandanti di navi della Costa Crociere abbiano deviato dalle rotte prestabilite, all'insaputa della compagnia, nella zona che ha interessato il naufragio della nave da crociera Costa Concordia. Lo ha ammesso, in un'intervista al Financial Times pubblicata sulla prima pagina del quotidiano londinese, lo stesso amministratore delegato della Costa, Pier Luigi Foschi. «E' possibile che lo abbiano fatto senza che lo sapessimo ed è quello che (il comandante della Concordia) ha fatto».
Secondo i dati di geolocalizzazione esaminati dal Financial Times, due delle navi gemelle della Concordia, la Costa Pacifica e la Costa Allegria, hanno navigato ben al di sotto di un miglio di distanza dall'isola del Giglio, in tre occasioni nell'agosto e settembre del 2010.

I ritardi nel lancio del Sos - Foschi dichiara nell'intervista che la Costa Concordia si sarebbe dovuta trovare a distanza di cinque miglia nautiche dal Giglio e accusa il comandante Schettino di ritardi nel lancio del Sos e dell'ordine di evacuazione e di avere fornito false informazioni alla compagnia dopo che il natante aveva urtato gli scogli. «L'informazione dal comandante a noi tutti è stata che c'era un blackout elettrico. Sono d'accordo che c'è stato un grande ritardo. E' stato un ritardo anomalo».
Foschi poi affronta l'argomento delle telefonate, almeno due, intrattenute da Schettino con il responsabile delle operazioni della Costa, Roberto Ferrarini: «Non posso dire con esattezza quando la Costa Crociere abbia avuto consapevolezza della serietà della situazione, non nella prima e seconda chiamata. Quando abbiamo chiamato alcune persone a bordo abbiamo iniziato a comprendere. Ed è stato probabilmente 35-40 minuti dopo l'incidente che abbiamo iniziato a sapere che stava succedendo qualcosa di serio».