28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Il decreto carceri si è impantanato al Senato

Carceri, il decreto slitta a martedì. Palma costringe il PDL allo stop

A nulla è servito un lungo vertice al quale hanno partecipato il ministro della Giustizia Paola Severino, i relatori Filippo Berselli del Pdl e Alberto Maritati del PD e lo stesso Palma. «La super maggioranza è spaccata», hanno commentato i leghisti

ROMA - Il decreto carceri si è impantanato al Senato: scontro 'tecnico', sostiene il protagonista di giornata, l'ex ministro della Giustizia Nitto Palma (Pdl), scontro 'politico', dicono nel centrosinistra, tutto interno al partito di Silvio Berlusconi. L'esame in aula del provvedimento è slittato a martedì e a nulla è servito un lungo vertice, convocato in fretta e furia a ora di pranzo a palazzo Madama, al quale hanno partecipato il ministro della Giustizia Paola Severino, i relatori Filippo Berselli del Pdl e Alberto Maritati del Pd, lo stesso Palma, l'ex sottosegretario Pdl Giacomo Caliendo, i capigruppo in commissione Giustizia di Pd e Pdl Silvia Della Monica e Franco Mugnai, e, per parte della riunione, il sottosegretario Salvatore Mazzamuto.

A dare fuoco alle polveri è stato proprio Palma, intervenendo in aula in modo molto critico sul decreto e sull'emendamento dei relatori che fissa la custodia domiciliare come scelta prioritaria per tutti i casi di fermo o arresto per i reati cosiddetti minori e di competenza del giudice monocratico. Palma ha riproposto come emendamento alcune norme da lui stesso elaborate quando era ministro della Giustizia e che sugli arresti obbligatori per alcuni tipi di reato ripristinerebbero la scelta prioritaria del carcere, invece delle camere di sicurezza di questure e caserme indicate nel testo del decreto Severino e del domicilio scelto invece nell'emendamento dei relatori. All'intervento di Palma ha replicato immediatamente la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, chiedendo al Pdl di chiarire se dietro la posizione dell'ex guardasigilli ci fosse «l'embrione di una svolta politica» del suo partito. Ed è stato Gaetano Quagliariello, numero due del Pdl al Senato, a risolvere la questione chiedendo il rinvio alla prossima settimana.

«La super maggioranza è spaccata», hanno commentato i leghisti, sconfitti in aula sull'unico emendamento votato prima dello stop, ma soddisfatti perché hanno raccolto quasi trenta voti in più rispetto alla consistenza della loro pattuglia di senatori. «Il problema è interno al Pdl, lo devono risolvere loro», ha commentato invece Maritati, alla fine della riunione col guardasigilli. «Nessuna spaccatura nel Pdl, nel vertice col ministro abbiamo approfondito - ha detto Palma - e un accordo si può raggiungere. Sul principio siamo d'accordo ma non voterò mai i domiciliari per reati di grande allarme sociale come il furto in appartamento, il furto con strappo o quello previsto all'articolo 73 del Dpr sulla droga, a meno che non li decida il pm».

Severino: Il PDL scelga - La riunione però è stata tesa, e fonti parlamentari hanno raccontato di una telefonata «molto dura» del capogruppo Pdl Maurizio Gasparri a Palma. L'ex ministro si sarebbe difeso, con toni piuttosto alterati, spiegando di non essere mosso da motivi di risentimento personale come ex ministro. La guardasigilli Severino, secondo quanto si è appreso, dopo un infruttuoso tentativo di mediazione «tecnica» sul testo, avrebbe chiesto al Pdl di sciogliere il nodo politico al suo interno. Ed ha lasciato palazzo Madama senza pronunciare una sola parola di commento.