29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Summit del partito a Palazzo Grazioli

Pdl: Berlusconi tra falchi e colombe. Ipotesi larghe intese anche dopo il 2013

Gianni Letta e parte degli ex Forza Italia favorevoli, ma l'ala dura: Al voto subito. L'ex Premier: «Io so che l'Italia è messa male. Rischiamo. Vedremo cosa accadrà, sono preoccupato». Come a dire, in base all'evolvere della crisi decideremo cosa fare

ROMA - Ieri sera, summit del Pdl a Palazzo Grazioli. Linee diverse che si confrontano e si scontrano, qualcuno pronuncia anche l'impronunciabile. «Unità nazionale» è la parola chiave, larghe intese anche dopo il 2013. Un'idea lanciata da Gianni Letta e non del tutto invisa ad altri azzurri presenti al vertice. Una suggestione avversata invece dagli ex aennini, convinti invece della necessità di archiviare il prima possibile l'esperienza del governo Monti. Silvio Berlusconi ascolta, annuisce, mostra di capire le ragione dei «falchi» ma di fronte alle critiche mosse da qualcuno sulla necessità di proseguire nel sostegno a un governo sostenuto anche dagli avversari politici pronuncia la seguente frase: «Io so che l'Italia è messa male. Rischiamo. Vedremo cosa accadrà, sono preoccupato». Come a dire, in base all'evolvere della crisi decideremo cosa fare.

La Lega e la legge elettorale sono i due nodi sui quali si sviluppa il confronto. I falchi hanno innanzitutto mostrato proiezioni che indicano come il Pdl, senza Carroccio, sia destinato a soccombere anche in numerose sfide al Nord. E hanno poi ricordano l'intesa di massima con i leghisti sul caso Cosentino: sostegno in cambio di una pax sulla legge elettorale e in vista di una rinnovata intesa alle Politiche. Ma le colombe, capitanate da Letta e Cicchitto, hanno spiegato che difficilmente il Pdl potrà staccare la spina all'esecutivo, troppa sarebbe la responsabilità per essere sopportata da una sola forza politica. Meglio piuttosto provare a puntare sul proporzionale e giocarsi le proprie carte con l'Udc, senza escludere a priori scenari di larghe intese.

Tutt'altro approccio quello della fazione pro voto. Servirebbe a mantenere vivo il rapporto con la Lega, hanno fatto notare, concedendo solo parziali modifiche al sistema del voto, o semmai virando sul Presidenzialismo. Mettendo fine, soprattutto, a una situazione che giudicano «insostenibile». Chi spinge per questa tesi cita dei dati che fanno assaporare il baratro: il Pdl - secondo gli ultimi sondaggi - sarebbe inchiodato a un misero 24%, per questo occorre una svolta.

Difficilmente si riuscirà a staccare la spina - Il Cavaliere ha ascoltato, soprattutto. Annuito di fronte a molti rilievi. Perché la difficoltà della posizione del Pdl sembra essere avvertita da Silvio, convinto però che difficilmente si riuscirà a staccare la spina. Più probabile chiedere di più al governo, incalzarlo, dare l'immagine di un partito vivo. A partire dai dossier più sensibili per l'elettorato, come le liberalizzazioni. Tanto che domani è stato convocata una conferenza stampa al Senato con il segretario Alfano e, a seguire, si terrà un nuove vertice a Palazzo Grazioli. Ma molto, come hanno concordato quasi tutti, dipenderà dall'evolvere ella crisi.