24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Sanità | Crac San Raffaele

San Raffaele, Vaticano pronto a lasciare: Missione compiuta

Il vicepresidente Profiti: Ben vengano altre offerte, l'importante è il rilancio. A quel punto noi riconsidereremmo la nostra presenza. A fare cambiare completamente idea a Bertone e al Papa, nel corso dei mesi, sarebbero poi stati i dettagli dell'operato di don Verzè

ROMA - Il vicepresidente del San Raffaele Giuseppe Profiti apre alle offerte, alternative a quella attuale di Ior e Malacalza, per l'ospedale fondato da Don Luigi Verzè. «Ben vengano», ha detto Profiti a margine della visita del cardinale Tarcisio Bertone all'ospedale romano Bambino Gesù. «A quel punto noi riconsidereremmo la nostra presenza». Ai cronisti che domandavano se ciò possa significare una uscita del Vaticano Profiti ha risposto: «Certo».

Profiti: Ben vengano altre offerte - «Sia il gruppo Humanitas che il gruppo riconducibile a Rotelli hanno fatto formale richiesta di prendere visione della documentazione disponibile per presentare una eventuale offerta migliorativa di quella presente», ha spiegato Profiti aggiungendo: «Ben vengano (queste offerte, ndr.), significa che nel San Raffaele c'è un valore e se questo trova conferma in chi è disposto a investire e a mettere le risorse necessarie per il rilancio e per garantire il futuro, la nostra missione è stata compiuta». Secondo Profiti quello appena avanzato «è il primo interesse di Rotelli perché ricordo che prima dell'intervento Ior-Malacalza c'erano tante parole ma nessun fatto e nessun impegno di carattere economico». L'intervento Vaticano è stato «principalmente finalizzato a salvaguardare il patrimonio del San Raffaele e l'insieme delle sue competenze».
Nell'eventualità che le nuove offerte abbiano successo il Vaticano potrebbe fare un passo indietro: «Riconsidereremmo a quel punto la nostra presenza se ci fosse chi arriva con un impegno finanziario in grado di garantire il San Raffaele in termini di clinica e di ricerca», ha spiegato Profiti.

Il ruolo di Don Verzè - A fare cambiare completamente idea a Bertone e al Papa, nel corso dei mesi, sarebbero poi stati i dettagli dell'operato di don Verzè. Che in Vaticano già all'epoca di Papa Paolo VI (e con il cardinale Giovanni Colombo a Milano) non lo considerassero bene, lo ha raccontato lo stesso Verzè in una intervista di alcuni anni fa a Claudio Sabelli Fioretti: «Una volta mi chiamarono a Roma, per sottopormi a un giudizio. Erano due monsignori di un sacro dicastero», raccontò Verzè. «Alla fine mi dissero: Non si faccia intimorire dal cardinale Montini. Deve solo temere che la sua opera faccia fallimento. Io dissi: E se fallisco? Uno dei due mi disse: Se fallisce, un giorno prima si butti dalla finestra del quarto piano». Ora dalle indagini filtrano però dettagli sempre più sospetti sulle attività e sullo stile di Verzè. Qualcuno in Vaticano lo paragona a Marcial Maciel, il messicano fondatore dei Legionari di Cristo considerato per decenni un sacerdote integerrimo e poi sospeso dalla Santa Sede per comportamenti criminosi. Ieri Verzè si è autosospeso dal Consiglio di amministrazione, dopo che già all'arrivo del Vaticano si era spogliato dei suoi incarichi all'ospedale (conservando però quelli all'università Vita Salute.
«Sicuramente ci sono motivi contingenti dovuti alle notizie di stampa che stanno uscendo sulla gestione passata», ha commentato oggi Profiti, e, ancora più grave, «la possibilità che queste notizie e questa campagna possa danneggiare il San Raffaele in questo percorso complesso, più che difficile, di risanamento e di rilancio o mantenimento dei livelli di eccellenza che ha sempre garantito».