Schifani-Fini: Parlamento taglierà al più presto gli stipendi dei Parlamentari
Non c'è intento dilatorio. Sollecitato a Giovannini l'esito del rapporto. Pdl: Dopo le parole di Schifani e Fini basta polemiche. Di Pietro: Battaglia di legalità su stipendi parlamentari. Lupi: Sì tagli ai privilegi, ma salvaguardare il Parlamento
ROMA - I Presidenti delle Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani, in una dichiarazione congiunta, smentiscano una volontà dilatorio di senatori e deputati nel procedere alla riduzione dei loro trattamenti, rendono noto di aver sollecitato la consegna la più presto del rapporto affidato al presidente dell'Istat da cui dipende la quantificazione del taglio.
«Come dimostrano anche le recenti decisioni autonomamente assunte dagli Uffici di Presidenza di Senato e Camera sulla nuova disciplina dei cosiddetti vitalizi - hanno messo nero su bianco i presidenti delle Camere- il Parlamento è pienamente consapevole dell'esigenza di dar vita ad atti esemplari e quindi anche di adeguare l'indennità dei propri membri agli standard europei, secondo quanto già votato in Aula nei mesi scorsi sia a Palazzo Madama che a Montecitorio».
Sollecitato a Giovannini l'esito del rapporto - In ragione di ciò, i presidenti Schifani e Fini «hanno sollecitato il presidente dell'Istat, dottor Giovannini, a concludere nel più breve tempo possibile i lavori dell'apposita commissione per poter immediatamente procedere alle conseguenti determinazioni attraverso i deliberati degli Uffici di Presidenza», è scritto ancora nella dichiarazione.
«Non corrisponde pertanto al vero - hanno smentito i due presidenti - quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti».
Pdl: Dopo le parole di Schifani e Fini basta polemiche - «L'intervento chiarificatore dei Presidenti Schifani e Fini mi auguro ponga fine alla diffusione di notizie non corrispondenti alla verità dei lavori parlamentari. Infatti, il Parlamento è ben consapevole di quanto sia importante la riduzione dei costi della politica in un momento così grave per il Paese. E' quindi assurdo polemizzare su un presunto ritardo dei tagli, in quanto la norma proposta dal Governo era contraria alla nostra Costituzione e non correggerla avrebbe significato renderla nulla. L'attenzione da parte dei Presidenti Schifani e Fini a questi temi è massima». Lo afferma la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco (Pdl), componente dell'Ufficio di Presidenza del Senato.
Di Pietro: Battaglia di legalità su stipendi parlamentari - «L'Italia dei Valori sta conducendo una battaglia per la legalità e per il buon esempio sul fronte dei costi della politica. Per questa ragione abbiamo presentato un emendamento che interviene sul trattamento economico dei parlamentari e ci auguriamo che, con senso di responsabilità, sia approvato. Se così non fosse, ancora una volta si finirebbe col chiedere ai cittadini normali dei sacrifici che la casta non vuol fare». E' quanto ha affermato il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, oggi a Londra per incontrare i ricercatori italiani.
«I nostri emendamenti - ha aggiunto- vanno nel merito e non sono ostruzionistici. Vogliamo che la manovra venga modificata affinché a pagare non siano sempre i soliti, ma gli evasori, la casta e chi ha fatto i proprio interessi ai danni del Paese».
Lupi: Sì tagli ai privilegi, ma salvaguardare il Parlamento - «Devo dire che la mia posizione su vitalizi e privilegi dei parlamentari è sempre stata chiara. La polemica scoppiata oggi è sterile perché si sta lavorando sulle pensioni e sull'Ici per rendere la manovra più equa». Queste le parole di Maurizio Lupi (PDL) a Tgcom24.
Per quanto riguarda i tagli ai privilegi «è giusto e si è deciso che entro il 31 dicembre la commissione deve dare i suoi risultati, tenuto conto delle differenze delle trattenute fiscali che in Italia sono diverse dal resto d'Europa. Questo va fatto in Parlamento. La democrazia - conclude Lupi - non deve essere toccata, però, e non si può non essere chiari su ciò che si vuole fare. Se ridurre i costi della politica significa rinunciare al Parlamento non va bene, questa sarebbe dittatura».