13 dicembre 2024
Aggiornato 00:00
Dopo la rivista Wired, che lo ha incoronato uomo dell'anno

Omaggio del New York Times a «Re Giorgio» Napolitano: grande mediatore

«Oggi, gli italiani guardano a lui perchè guidi la nave di uno Stato con perizia discreta mentre Monti e la sua squadra di tecnocratici affrontano la sfida proibitiva di modernizzante l'economia scricchiolante dell'Italia»

ROMA - Dopo la rivista Wired, che lo ha incoronato uomo dell'anno, oggi anche il New York Times rende omaggio al Presidente Giorgio Napolitano, «chiamato da alcuni semplicemente Re Giorgio. Nel suo ritratto dell'edizione del sabato, il quotidiano scrive che Napolitano, 86 anni, «ha coronato il mese scorso la sua brillante carriera orchestrando uno dei passaggi politici più complessi della storia italiana del dopoguerra».

«Un mediatore di alto livello» - Il Nyt sottolinea come «la sua operazione risulti ancora più impressionante se si considera che la presidenza italiana è una carica altamente simbolica, priva di potere esecutivo». «Ma Napolitano, che è noto per il suo parlar franco e la sua concretezza in una cultura fortemente barocca, ha spinto quella carica fino al suo limite diventando un power broker (un mediatore di alto livello, ndr)», evidenzia il Nyt, ricostruendo quindi le fasi che hanno portato alle dimissioni di Silvio Berlusconi e alla nomina di Mario Monti a guida del governo.

Un'operazione possibile grazie al forte sostegno popolare di cui gode il capo dello Stato e che ha ottenuto il pieno sostegno dei leader europei e del Presidente americano Barack Obama, ricorda il giornale. «C'è stato un tempo - scrive - in cui era impensabile che un presidente americano ringraziasse Napolitano, che era essenzialmente il ministro degli Esteri del Partito comunista italiano, o che soltanto lo chiamasse». Il Nyt ripercorre quindi la carriera del Presidente, ricordando gli incontri segreti avuti con l'Ambasciatore Usa in Italia durante l'amministrazione di Jimmy Carter, e rammentando come Henry Kissinger parlasse di lui come del suo «comunista preferito».
Quindi conclude: «Oggi, gli italiani guardano a Napolitano perchè guidi la nave di uno Stato con perizia discreta mentre Monti e la sua squadra di tecnocratici affrontano la sfida proibitiva di modernizzante l'economia scricchiolante dell'Italia»