27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Messaggio alle Associazioni di volontariato penitenziario (Seac)

Napolitano torna sull'emergenza carceri: Costituzione negata

Poi il Presidente della Repubblica incontra il Ministro della Giustizia Severino. Allo studio misure contro il sovraffollamento. Rao (Udc): Realizzare piano mai approvato dal Governo. Penalisti: Il Sottosegretario sia un esperto di carceri. Radicali: Gli allevamenti di suini più spaziosi di Regina Coeli

ROMA - Dopo la riforma della legge sulla cittadinanza, Giorgio Napolitano segna in rosso un altro punto dell'agenda politica del paese. Il presidente della Repubblica torna a parlare dell'emergenza carceri in un messaggio alle Associazioni di volontariato penitenziario (Seac), in occasione del 44esimo convegno dell'organizzazione. La condizione carceraria, sottolinea Napolitano, «troppo spesso appare distante dal dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul rispetto dei diritti e delle dignità delle persone».

Un appello come tanti lanciati dal presidente della Repubblica sul sovraffollamento degli istituti di pena. Tanti, perchè quasi nulla finora è stata la risposta da parte di governo e Parlamento. L'ultimo provvedimento approvato sul tema, praticamente un anno fa, fu il cosiddetto «svuotacarceri», che consentiva la detenzione domiciliare per chi doveva scontare condanne inferiori a un anno. Ma evidentemente si è dimostrato inefficace ai fini della risoluzione dell'emergenza. Dopo i moniti lanciati quest'estate («Ripugna la condizione attuale delle carceri e dei detenuti», ha detto Napolitano nel suo intervento al Meeting di Rimini), il capo dello Stato torna sulla questione. E non sfugge che lo faccia alla luce di un nuovo governo, quello guidato da Monti.
Solo qualche giorno fa, tornando a ribadire la necessità di una riforma della legge sulla cittadinanza agli immigrati, Napolitano ha rimarcato quanto l'obiettivo sia praticabile, ben più che in passato, con il nuovo esecutivo. In quanto il sostegno bipartisan di cui gode in Parlamento favorisce il dialogo tra schieramenti. Ora, appare di tutta evidenza che le possibilità di arrivare ad una riforma della cittadinanza potrebbero essere maggiori rispetto a quelle che porterebbero ad un provvedimento sulle carceri. Ma non è detta l'ultima.

Nel pomeriggio, il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale il ministro della Giustizia, Paola Severino. Sembrerebbero esclusi provvedimenti radicali tipo amnistia o indulto, per i quali sarebbe necessaria una maggioranza di due terzi del Parlamento. Ma, a quanto si apprende da fonti vicine al ministro, questo esecutivo potrebbe mettere in cantiere «misure di alleggerimento» delle carceri. Basterebbe mandare avanti proposte già presentate in Parlamento. Solo per fare alcuni esempi, ci sarebbe quella sull'archiviazione delle fattispecie di «reato tenue», avanzata dal Democratico Tenaglia; o magari insistere sulla via della depenalizzazione, da sempre rimarcata dall'ex Guardasigilli, Nitto Palma; o magari ritornare su uno svuotacarceri più efficace.
Al di là di cosa verrà fuori, l'appello di Napolitano sulla condizione carceraria è un altro segnale che accende luci diverse da quelle dell'emergenza economica sul governo Monti. Ferma restando la necessità di affrontare la crisi con misure da approvare in tempi rapidi. Anche oggi, parlando a Palazzo dei Marescialli alla cerimonia di insediamento del direttivo della Scuola superiore della magistratura, il capo dello Stato ha sottolineato il «momento particolarmente difficile e complesso per la vita del paese e per il contesto europeo nel quale il nostro paese si muove».

Rao (Udc): Realizzare piano mai approvato dal Governo - «Ringraziamo il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per aver ancora una volta sottolineato la drammatica emergenza delle carceri italiane. In questa legislatura, il Governo non è riuscito a coniugare rieducazione e dignità dei detenuti, metà dei quali peraltro in attesa di giudizio definitivo. Allo stesso modo, non sono stati tenuti nella giusta considerazione coloro che quotidianamente lavorano e operano negli istituti penitenziari in condizioni estreme, dimostrando grande professionalità e straordinario senso di umanità». Lo dichiara Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione Giustizia della Camera.
«Siamo tutti consapevoli che la priorità del Governo Monti è l'economia, ma è altrettanto evidente che, di fronte a questa emergenza, il Parlamento di un Paese civile non può chiudere gli occhi. Chiediamo al Commissario straordinario di fare chiarezza: se il Piano carceri è irrealizzabile come sembra, allora Governo e Parlamento devono approvare al più presto quel complesso di interventi normativi che possono facilitare la soluzione del problema».

Penalisti: Il Sottosegretario sia un esperto di carceri - Nel nominare il sottosegretario al ministero della Giustizia sarebbe auspicabile un «segno di discontinuità rispetto al passato». E' quanto segnala l'Unione delle Camere penali commentando le notizie di stampa sui probabili candidati alla nomina di vice del Guardasigilli.
«Il problema dell'affollamento delle carceri - si legge in una nota della giunta dell'Ucpi - è una delle emergenze che il nuovo governo dovrà affrontare. Per questo, assieme a molte altre associazioni impegnate su questo terreno, nei giorni scorsi l'Unione delle Camere penali ha sottoscritto un appello affinché il sottosegretario alla Giustizia sia persona che possieda, tra le altre, una specifica competenza in materia».
«Oggi sui giornali - proseguono i penalisti - si legge della possibile individuazione per quella carica di magistrati, per di più requirenti. Senza entrare nel merito delle scelte che competono al governo, e senza nulla togliere al profilo dei diversi candidati, vi è da rilevare che a fronte di un ministero della Giustizia affollato di magistrati fuori ruolo, la nomina di un sottosegretario prelevato direttamente dai ranghi della magistratura - rileva l'Ucpi - mantiene e rafforza la commistione del tutto impropria tra i compiti politici e amministrazione della Giustizia che da decenni si registra».
«Sarebbe auspicabile che il governo - è la conclusione - desse un segno di discontinuità rispetto al passato dimostrando, tra l'altro, che nel variegato mondo della giustizia è del tutto erroneo identificare la competenza tecnica solo nei magistrati».

Radicali: Gli allevamenti di suini più spaziosi di Regina Coeli - «Una situazione di vera e propria emergenza umanitaria, non ancora deflagrata grazie al senso di responsabilità dei detenuti e, soprattutto, all'impegno della polizia e degli operatori penitenziari». Così la deputata radicale Rita Bernardini descrive le condizioni del carcere di Regina Coeli, in un'interrogazione parlamentare dopo la visita ispettiva (non preannunciata) effettuata lo scorso 22 novembre insieme all'avvocato Alessandro Gerardi e Irene Testa, segretaria dell'associazione radicale Il Detenuto Ignoto.
La deputata fa un paragone con le norme minime previste dalla direttiva Ue del 2008 sugli allevamenti suini, e cioè: «Il verro adulto deve disporre di una superficie libera al suolo di almeno 6 mq». Quindi conclude: «E' possibile pertanto affermare che nel reparto 'nuovi giunti' del carcere di Regina Coeli i detenuti, essendo ristretti in spazi non superiori ai 2 mq a testa, dispongono di un terzo dello spazio che le direttive europee impongono per gli allevamenti di suini». Ai ministri della Giustizia e della Salute, Bernardini chiede, tra l'altro quali iniziative intendano intraprendere al fine di: «rimuovere tutte le criticità e aberrazioni evidenziate nell'interrogazione e di garantire così il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione secondo il quale «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».