28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Convegno a Rieti sui 150 anni dell'Unità d'Italia

Fini: Nessun accanimento da parte dell'UE

Il Presidente della Camera: «L'Italia si faccia esame di coscienza: ha rispettato impegni? Serve agenda bipartisan per investire in ricerca e sviluppo»

RIETI - «Io andrei molto cauto a usare termini come commissariamento o diktat: non c'è una Ue cattiva nei confronti del nostro Paese, ma c'è la richiesta di rispettare l'impegno che l'Italia ha preso quando è entrata nell'euro». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo a Rieti a un convegno sui 150 anni dell'Unità d'Italia organizzato dalla Confindustria locale, spiegando che quanto chiesto da Bruxelles, alla fine, altro non è se non interesse dell'Italia farlo. «L'essere entrati nell'area euro - ha detto Fini - comporta obblighi: non si può pensare che gli altri Paesi non chiedano a un Paese come il nostro di fare qualcosa che è nel loro interesse, ma anche nel nostro». Insomma, «l'Europa non ci chiede altro che fare nel nostro interesse».
Ecco quindi che secondo il presidente della Camera non c'è «alcun tipo di accanimento nei confronti del nostro Paese. Semmai - ha sottolineato Fini - è il nostro Paese che deve farsi un esame di coscienza» sull'aver rispettato o meno gli impegni con Bruxelles. Tanto più che l'Europa, secondo Fini, «non si è imposta, ma è stata una libera scelta» di quella che «fino a poco tempo fa era una delle società più europeiste» del continente, mentre ora, ha detto ancora Fini, vedo «una sorta di regressione» di questo sentimento. Eppure, ha concluso il presidente della Camera, l'Ue ci serve.
«Sarebbe ridicolo - ha sottolineato infatti Fini - poter pensare di rispondere a sfide globali con delle politiche su scala nazionale? Nemmeno la Germania ha più questa pretesa. Da qui la necessità di regole e prerogative europee, anche per difendere su scala globale i singoli interessi nazionali».

L'UE non ci commissaria, sottolinea le nostre carenze - Da Bruxelles non è arrivato alcun diktat o commissariamento, ma soltanto la richiesta all'Italia di intervento in settori particolarmente critici. «L'Europa - ha detto - non chiede conto all'Italia di chissà quale malanno. Vengono fatte richieste per andare incontro a esigenze generali. Noi dobbiamo fare qualcosa per noi stessi, non perché qualcuno ce lo chiede». Insomma, Bruxelles «non ci detta le cose da fare, ma ci sottolinea le nostre carenze».

Serve agenda bipartisan per investire in ricerca e sviluppo - «Se continuiamo a baloccarci nel quotidiano, a dire ma quando governavate voi era peggio o quando governavo io era meglio, non ne usciamo». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo a un convegno della Confindustria di Rieti nel quale ha sottolineato che, economicamente parlando, «il nostro Paese può essere competitivo solamente sulla qualità». Per questo «dobbiamo tenere le teste migliori qui, mentre ora se ne stanno andando».
«Inoltre bisogna fare in modo che vi sia un flusso in entrata e questo richiede un'agenda bypartisan: nei prossimi 10 anni - ha quindi proposto Fini - chiunque governi deve impiegare il maggior numero di risorse pubbliche in ricerca, sviluppo e qualità. E servono soldi pubblici perché noi non siamo la Germania, con la grande industria manifatturiera. Noi abbiamo un sostrato di piccole e medie imprese che da sole non possono investire in questo. Quindi - ha concluso il presidente della Camera - serve la 'mano pubblica', magari in sinergia con mercato e finanza privata».