RAI: no alla conduzione di talk show dopo la politica
Ok alla responsabilità dei conduttori. Perina: «Norma contraddittoria». Ok all'emendamento Vita per favorire la presenza delle donne. Caparini (Lega): Canone illegale ma pretendono l'aumento
ROMA - Nei contratti tra i conduttori e la Rai deve essere definita con chiarezza la responsabilità dei primi su attendibilità e qualità delle notizie. È quanto prevede la disposizione dell'atto di indirizzo votata oggi in commissione di Vigilanza.
Nel caso in cui non si arrivi a «formalizzare un accordo con il conduttore», si prevede che «la Rai provveda comunque a stipulare contratti in cui sia individuata con chiarezza la responsabilità del conduttore e le relative sanzioni» su «attendibilità e qualità delle notizie diffuse. Il conduttore, che deve essere imparziale, governerà la trasmissione in modo da garantire agli ospiti la dovuta equità nella distribuzione dei tempi e ai telespettatori la comprensibilità e la correttezza del dibattito». Respinti gli emendamenti dell'opposizione tranne uno, aggiuntivo, relativo «all'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne», che la Rai deve promuovere con azioni antidiscriminatorie» per l'accesso alle posizioni dirigenziali e - recita l'emendamento Vita - per favorire la presenza delle donne «nel sistema radiotelevisivo pubblico in modo da incidere sulle scelte editoriali e di palinsesto e quindi sull'immagine complessiva delle donne offerta dalla tv pubblica». Emendamento, spiega Vita, elaborato dopo l'audizione dell'autrice del libro Il corpo delle donne.
Critiche invece sulla norma relativa i conduttori perché, ha spiegato Flavia Perina di Fli, «la formula è contraddittoria: o si esalta l'imparzialità o la libertà di pensiero» sottolineata nell'ultima disposizione dell'atto di indirizzo relativa agli editoriali e che la Vigilanza esaminerà prossimamente insieme a quella sull'alternanza dei conduttori.
No alla conduzione di talk show dopo la politica - Talk show preclusi a chi abbia fatto politica negli ultimi due anni. È quanto prevede una delle disposizioni dell'atto di indirizzo per il pluralismo in Rai approvato oggi dalla commissione parlamentare di Vigilanza. Disposizione a suo tempo ribatezzata «norma Santoro», in riferimento al ritorno in Rai del giornalista dopo la sua esperienza all'Europarlamento. Norma che il Pdl vuole mantenere nonostante AnnoZero non ci sia più. Prevede che «non può essere consentita, per almeno due anni dalla cessazione del mandato elettorale, la conduzione di programmi di approfondimento a chiunque abbia interrotto la professione giornalistica per assumere ruoli politici di rilevanza nazionale, esponendosi pubblicamente quale rappresentante di un partito».
Contraria, in commissione, tutta l'opposizione che di questo testo ha richiesto una riformulazione al relatore Alessio Butti, richiesta che però è stata respinta. Una norma che non andava di per sé cancellata in assoluto per il Pd ma appunto rivista perché, hanno spiegato Paolo Gentiloni e il capogruppo Fabrizio Morri, «la questione non è secondaria, oggi la visibilità mediatica dà un notevole vantaggio dal punto di vista politico» ma questo problema «non può essere affrontato nei termini di un ordine perentorio».
Vita: Il Tg3 va bene, non accostarlo al Tg1 - Il Tg3 va bene, è una bella testata e non va accostata al Tg1. Lo ha detto il senatore Pd Vincenzo Vita, al termine dei lavori della Vigilanza oggi. «Il Tg1 continua a perdere, ieri un punto e mezzo in meno rispetto al Tg5: il problema permane ed ha carattere non solo editoriale ma etico. Le dichiarazioni del dg Lei ieri in Commissione - ha aggiunto . Fanno immaginare qualche presa di posizione più dura e ha stupito l'accostamento della questione Tg3 al Tg1, non centra nulla. Il Tg3 è una bella testata e non credo che il presidente Garimberti volesse fare un accostamento ma solo segnalare un suo punto di vista su un lancio dell'edizione del Tg3 di domenica».
Caparini (Lega): Canone illegale ma pretendono l'aumento - «Il canone Rai legalmente non esiste. Quello che esiste però è l'obbligo per i cittadini di pagarlo, e la Rai pretende persino il suo aumento per coprire anni di malagestione e conti in rosso. Ma noi non ci stiamo e intendiamo denunciare questo scandalo in ogni sede competente. Basta con questa prepotenza che diventa ancora più odiosa in un momento di grave crisi economica. Così mentre i lavoratori sono costretti a barcamenarsi tra mille difficoltà ci si mette pure la casta della Rai che vorrebbe continuare a mantenere in vita sprechi e privilegi sulle spalle dei cittadini». Lo dichiara Davide Caparini, responsabile comunicazione per la Lega Nord e segretario della commissione di Vigilanza, commentando il question time sull'argomento che si è svolto oggi nell'Aula di Montecitorio. Sull'argomento Caparini ha già scritto una lettera denuncia al presidente della commissione di Vigilanza e all'osservatorio sulla trasparenza delle attività di Servizio pubblico.
«Come se non bastasse - prosegue Caparini - siamo di fronte all'anomalia per cui al cliente che paga è preclusa la possibilità di conoscere il prodotto che compra e viene imposto il prezzo da pagare. Nessuna informazione è stata fornita agli utenti e, per loro tramite, alla Commissione di Vigilanza in spregio sia al principio di colleganza tra azienda e cliente, sia al principio di trasparenza, di buona ed efficiente amministrazione ai quali la Rai dovrebbe essere tenuta. Né si sa quanto si spende per ingaggiare questo o quel conduttore. E lo stesso vale per gli spettacoli, i varietà le fiction. L'unica certezza è il tentativo di addebitare ai contribuenti altri 1,5 miliardi di euro per l'espletamento del servizio pubblico tra cui, nel primo semestre del 2010, spiccano le serie in lingua tedesca Lady Cop, Un ciclone in convento, Il commissario Herzog, Squadra speciale Colonia, L'Ispettore Derrick, Squadra speciale Lipsia, Squadra speciale Vienna oppure serie anglofone come NCIS, Castle, Primeval, Survivors qualche film messo a caso come Wasabi, Red Siren, Danny the Dog, Taxxi 4, The last sign, World of fire, Yamakasi-i nuovi samurai. Insomma, oltre al danno, anche la beffa».