25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Nessuna spallata al Governo

Cattolici, dopo lo scontro Todi pontieri al lavoro «Cosa bianca»-Pdl

A febbraio raduno nazionale, per fare il punto della mobilitazione. Lettera dei Cattolici Pdl ad Avvenire: «Il problema non è il passo indietro di Berlusconi, ma il nostro passo avanti»

ROMA - Dopo lo scontro di Todi è il momento della tregua. Tra la maggioranza e le associazioni cattoliche riunite lunedì nel convento francescano della cittadina umbra si mettono al lavoro i pontieri. Niente spallata al governo, assicurano, niente Family day a parti invertite rispetto a quello che fece barcollare l'esecutivo di Romano Prodi, solo un movimento che si va strutturando con i tempi lunghi cari alla Chiesa cattolica.
Brucia ancora, del resto, la conferenza stampa finale, con il leader della Cisl Raffaele Bonanni che ha bollato come «inadeguato» l'attuale governo e ha chiesto un esecutivo «più forte» e Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, che si è spinto a evocare pubblicamente un «governo di larghe intese». Lo strappo c'è stato, e forse non è un caso, dopo le polemiche seguite a Todi, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi non abbia partecipato ad un convegno organizzato oggi all'istituto Luigi Sturzo al quale doveva partecipare anche lo stesso Bonanni.

A Todi, effettivamente, erano presenti molte sensibilità diverse. Oltre alle sette sigle promotrici - Cisl, Confcooperative, Confartigianato, Movimento cristiano lavoratori, Compagnia delle opere, Acli e Coldiretti - erano presenti molte realtà dal profilo più ecclesiale (Azione cattolica, Sant'Egidio, Rinnovamento nello spirito), esponenti del mondo accademico e del sistema creditizio. Nel seminario a porte chiuse, a quanto si apprende, non sono mancate critiche anche nette al Governo e al berlusconismo. Ma quando a fine giornata Bonanni e Guerrini hanno scandito il j'accuse nei confronti dell'esecutivo, qualcuno è stato soddisfatto, qualcuno avrebbe voluto anche di più, qualcuno, infine, ha avuto un brivido perché - è il ragionamento - bisognava evitare i toni accesi.
«Far precipitare lo scontro con Berlusconi ci fa male, essere trascinati nella dialettica politica non serve», spiega una personalità di spicco presente dentro il convento che preferisce rimanere anonimo. Intervistato da Radio vaticana, Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom (Coordinamento delle Associazioni per la comunicazione) spiega: «C'è stata anche una piccola forzatura mediatica: una battuta, quella sul governo più forte. Ma chi non si aspetta un governo più forte in una situazione difficile come quella del Paese? In realtà, l'analisi è stata molto più complessa».

Quanto ai piani per il futuro, entro dicembre il Forum delle associazioni cattoliche del lavoro punta a moltiplicare incontri e convegni in tutte le province italiane ed aprire una sede in ogni regione. Tra fine gennaio e inizio febbraio, poi, avrà luogo un appuntamento nazionale, probabilmente in un palazzetto dello sport, per fare il punto della mobilitazione.

«Ma non ci sarà nessun Family day, nessuna manifestazione di piazza, non ora almeno», assicurano i bene informati. Sono troppe, d'altronde, le variabili, a partire dalla data delle elezioni. E se nella galassia delle associazioni cattoliche più di uno è tentato dall'ipotesi di mostrare i muscoli in piazza nel caso di uno stallo, altri invitano alla calma e alla ragionevolezza. «Se c'è qualcuno che pensa che se se ne va Berlusconi si risolvono tutti i problemi si sbaglia», afferma ad esempio il presidente del Movimento cristiani lavoratori Carlo Costalli.

Anche nel campo della maggioranza si muovono i pontieri. Dopo la nota di ieri del premier Berlusconi, oggi è un gruppo di undici maggiorenti del Pdl scrivono una lunga lettera aperta sul quotidiano dei vescovi Avvenire. «Il problema non è il passo indietro di Berlusconi, ma il nostro passo avanti», affermano Mario Mauro, Maurizio Lupi, Raffaele Fitto, Franco Frattini, Maurizio Gasparri, Mariastella Gelmini, Alfredo Mantovano, Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi, Antonio Tajani. Nella missiva, gli esponenti cattolici della maggioranza auspicano «la riconciliazione e il confronto tra tutti coloro che sono separati in Italia e uniti, guarda caso, in Europa sotto le insegne del Partito popolare europeo». Ironico il portavoce dell'Italia dei valori Leoluca Orlando: con questa lettera, afferma «il Pdl scarica Berlusconi».
Ma gli undici del Pdl (tra i quali spiccano, peraltro, assenze come quella del governatore lombardo Roberto Formigoni), chiariscono: «Le ragioni che ci hanno spinto ad entrare in politica al fianco del premier Berlusconi vanno ben al di là delle sue qualità e delle sue incoerenze». Conclusione: «Se non siamo una corte, ma siamo parte di una storia, è il momento di dimostrarlo«