26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Nella maggioranza «frondisti» in stand by

Dl sviluppo, è ancora Berlusconi vs Tremonti

Mentre il premier incontrava ad Arcore Angelino Alfano e gli altri maggiorenti del Pdl, il Ministro dell'Economia rinsaldada l'asse con Lega: «No al condono e misure a costo zero»

ROMA - Con il disagio di Claudio Scajola e dei suoi per ora in stand by, Silvio Berlusconi si è concentrato oggi sul vero tema che - dicono i suoi fedelissimi - potrebbe essere deflagrante per la maggioranza e per il governo, ovvero il decreto sviluppo. Perchè da lì, è la convinzione del premier, può passare il rilancio dell'azione dell'esecutivo che rimetterebbe nei ranghi i malpancisti del Pdl. Ed ecco allora che più che Scajola, il vero problema di Silvio Berlusconi continua a chiamarsi Giulio Tremonti.
Mentre il premier incontrava ad Arcore Angelino Alfano e gli altri maggiorenti del Pdl, il ministro dell'Economia era a pochi chilometri di distanza, nella sede della Lega a via Bellerio, ad incontrare Umberto Bossi e lo stato maggiore del Carroccio. Il solito incontro del lunedì, spiegano i leghisti, che fanno però sapere come l'argomento del giorno sia stato - anche in questo caso - il decreto sviluppo. Da due punti di vista diametralmente opposti: Tremonti che insiste con l'impossibilità di reperire risorse, Berlusconi che vorrebbe un provvedimento in grado di immettere nuova linfa (ovvero soldi) nell'economia.

Il Ministro dell'Economia rinsalda l'asse con Lega - Perchè a via Bellerio, raccontano fonti leghiste, Tremonti è andato a rinsaldare l'asse con la Lega sul no al condono, strappando da Bossi l'ok ad un decreto che sia ad impatto zero sui conti dello Stato. E l'impegno del Senatur a convincere anche Roberto Maroni che l'unica strada possibile è questa: la settimana scorsa anche il ministro dell'Interno aveva fatto sapere che un dl a costo zero sarebbe stato inutile, ma ora sul piatto Tremonti avrebbe messo più risorse per le forze dell'ordine. Non solo: i maroniani avevano spiegato che il dl «può anche essere a saldi invariati per i bilanci dello Stato, ma allora vuol dire che si deve riorganizzare il sistema degli incentivi, togliere risorse su capitoli inutili e concentrarli dove servono». Chissà che non sia questa la quadra. Così come con maggiori risorse alla Difesa, Tremonti potrebbe garantirsi la non ostilità di Ignazio La Russa, incontrato a Milano prima della riunione in via Bellerio.

Se Tremonti si attrezza così alla prossima battaglia, Berlusconi prova allora a ricompattare il suo fronte. Stamattina un incontro con Paolo Romani, il ministro cui è stato delegato il compito di stendere il decreto, poi la riunione con Alfano ad Arcore. La convinzione del premier è che Scajola non voglia la rottura, anche perchè - osservano maliziosamente i fedelissimi del Cavaliere - «ha ragione Bossi, da solo dove vuoi che vada». Una convinzione che trova conferma nella mossa dell'ex ministro: nessun documento che avrebbe il sapore di uno strappo e che «verrebbe strumentalizzato solo in funzione anti-Berlusconi», spiegano gli 'scajoliani', ma una lettera riservata spedita direttamente al premier per chiedere più democrazia nel partito e soprattutto una scossa forte all'economia del Paese. Richieste che potrebbero essere affrontate già domani in un incontro tra Scajola e Alfano.

Sulla necessità di dare un «drizzone» Berlusconi è assolutamente d'accordo: Scajola giustamente vuole dare il suo contributo, è la posizione di Arcore. E allora il problema è sempre lo stesso, convincere Tremonti: «Dice no al condono, dice no a qualsiasi idea che serva a reperire risorse. Ma se fa il decreto a costo zero - è il timore degli uomini vicini al Cavaliere - succede il finimondo. Perchè la destabilizzazione può passare solo da lì e dalla manovra». Non è un caso dunque che domani sul 'Foglio' uscirà un intervento durissimo di Fabrizio Cicchitto contro il ministro dell'Economia, in cui il capogruppo Pdl insiste sulla necessità del condono. Per il quale nella maggioranza si fa largo una strada alternativa: «Inserito nella manovra, il decreto sarebbe bocciato alla Ue. Ma se lo togli da lì, nessuno può dirti nulla soprattutto se lo vincoli all'abbattimento del debito».