24 aprile 2024
Aggiornato 00:30
La crisi del debito sovrano

Ficht declassa l'Italia. Acque agitate sul condono nella maggioranza

Berlusconi in Russia per festeggiare il compleanno di Putin, Letta-Tremonti concordano la replica sulla decisione dell'agenzia di rating: «scelta già annunciata»

ROMA - Anche i tempi di reazione in politica hanno un significato. E questa volta, la risposta di palazzo Chigi è arrivata quasi due ore dopo la notizia del declassamento dell'Italia (e siamo a a quota tre) da parte dell'agenzia di rating Ficht. Il governo parla di scelta «già annunciata», eppure si è preso il tempo necessario per mettere nero su bianco la versione del «bicchiere mezzo pieno». Nella nota, infatti, l'esecutivo sottolinea come questo si differenzi dai due precedenti giudizi in quanto le valutazioni fanno riferimento al «clima di incertezza che attraversa l'Eurozona» mentre si apprezza «lo sforzo di risanamento» dell'Italia. Insomma, tempi e modi sono piuttosto diversi da quanto è accaduto solo pochi giorni fa, quando la «cattiva notizia» era giunta da Moody's e la replica del governo era arrivata in «tempo reale».

La risposta - secondo quanto viene riferito - è stata il frutto di una «consultazione» tra Gianni Letta e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. D'altra parte, mentre dagli Stati Uniti si abbatte l'ennesima scure sul debito italiano, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si trova in Russia per festeggiare il compleanno dell'amico Vladimir Putin. Un appuntamento al quale questa volta il premier non ha rinunciato a dispetto della 'fuga di notizie' che, per esempio, quest'estate aveva invece sortito l'effetto di far annullare la trasferta. «Un impegno privato» ha spiegato oggi il portavoce del premier russo, confermando un incontro che fonti italiane non avevano ancora 'ufficializzato'.

Il presidente del Consiglio è partito di buon mattino alla volta di San Pietroburgo, non prima tuttavia di «consegnare» ai Promotori della libertà un video messaggio in cui assicura che non c'è nessuna alternativa al suo governo. Parole dette a suocera anche perché nuora intendesse. Silvio Berlusconi infatti ha puntato il dito direttamente contro la sinistra, ma suo obiettivo era anche quello di inviare un messaggio ai malpancisti del Pdl, ai cosiddetti frondisti, tra cui nelle ultime ore è emerso il duo Pisanu-Scajola. Non a caso il Cavaliere si è intestato l'apertura verso tutti quelli che si riconoscono nel Partito popolare europeo. Come a dire, spiegano alcuni fedelissimi, che da parte sua non c'è nessuna preclusione, ma se Casini & Co. continuano a mettere come conditio sine qua non dell'alleanza una sua fuoriuscita, sono loro che dimostrano di non avere a cuore il bene del Paese ma soltanto l'obiettivo di farlo fuori.

E mentre partiva alla volta della Russia lasciandosi alla spalle questo messaggio, a via Veneto il ministro delle Attività Produttive, Paolo Romani, dava il via alla prima riunione del famoso coordinamento (di cui non fa parte Tremonti) che deve lavorare al decreto sviluppo. Un provvedimento a cui il Cavaliere dice di tenere a tal punto da non avere praticamente altro pensiero per la testa. Peccato che mentre si dirigeva verso l'amico Putin, nella maggioranza scoppiasse pubblicamente un caso condono. La possibilità che la misura fosse inserita nel decreto era stata caldeggiata dal capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, già nel vertice di ieri a palazzo Grazioli trovando le orecchie di Berlusconi - viene riferito - molto attente. Ed è stato lo stesso Cicchitto oggi a confermare che tutte le ipotesi erano «sul tappeto» e questo mentre invece Franco Frattini derubricava la questione a «notizie di stampa destituite di fondamento». Ed ecco che alla fine di una giornata fatta di contraddizioni interne e dita nella piaga da parte dell'opposizione, palazzo Chigi a sera è stato costretto a emettere una nota ufficiale in cui si chiariva che «il governo non ha preso e non prende in considerazione ipotesi di condono».

Parole inequivocabili. Eppure sul terreno sarebbe rimasta l'opzione, presa in considerazione dal partito di maggioranza, di valutare l'introduzione della misura per via parlamentare, magari sottoforma di emendamento. E sarebbe in quest'ottica - viene spiegato - che andrebbe letta la reazione della Lega che a sera, e a dispetto della smentita, parla di «ipotesi senza senso».