20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Maggioranza in stallo. Una rosa di nomi per il dopo Draghi

Bankitalia: Berlusconi, pronta una terna di nomi

Saccomanni resta il «preferito». Possibile «conta» con la Lega e il Ministro dell'Economia. Visco: «Tremonti uomo di potere, vuole minarne l'autonomia». Crosetto: «Trattativa sconcertante che indebolisce i candidati». Giavazzi sul Corriere della Sera: «Grilli si faccia da parte»

ROMA - Bankitalia, partita complessa sulla quale per ora Silvio Berlusconi ha deciso di prendere tempo. Il Cavaliere, nel corso del vertice a palazzo Grazioli, avrebbe ribadito la validità delle candidature in campo. A chi lo ascoltava, riferiscono diverse fonti, è parso comunque di capire che il nome preferito dal premier resta quello di Fabrizio Saccomanni. Ma Berlusconi avrebbe soprattutto ipotizzato una soluzione che farà discutere, e cioé quella di portare in Consiglio dei ministri una «terna» di nomi. Sarebbe il Consiglio a decidere sul prossimo Governatore, sentito anche il parere del Presidente.
Una soluzione del genere sarebbe il segno del tentativo di risolvere politicamente una partita che si è complicata per l'opposizione del Tesoro sul nome di Saccomanni. Oltre a Grilli, sostenuto da Giulio Tremonti, il terzo nome potrebbe essere Lorenzo Bini Smaghi. Una soluzione che alla fine non sarebbe sgradita proprio a Tremonti, ma non sembra raccogliere il pieno consenso degli altri soggetti che fino a oggi hanno sostenuto Saccomanni. Di certo, se Berlusconi intendesse ottenere il via libera dell'attuale direttore generale di Bankitalia, potrebbe far leva sulla «maggioranza» dei ministri pidiellini in Cdm. Una scelta «democratica», sulla quale neanche Tremonti e la Lega potrebbero opporsi.

Fassina (Pd): «Irresponsabile fare di nomina merce di scambio» - «All'irresponsabilità della maggioranza sembra non esserci fine. Con l'ipotesi di un vertice di maggioranza per decidere il nome del candidato a Bankitalia, Berlusconi, Tremonti e Bossi continuano a dimostrare di non aver ancora compreso le ricadute del loro comportamento sulla credibilità del nostro Paese e, di riflesso, sulla possibilità per l'Italia di uscire dalla crisi». E' quanto denuncia Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd.
«L'autonomia della Banca d'Italia, una prestigiosa istituzione italiana, è un fattore fondamentale per compensare l'inarrestabile caduta di credibilità da parte del governo - sottolinea Fassina -. Fare della nomina del governatore di Bankitalia un mezzo di scambio nel contesto dei sempre più bassi baratti a cui il governo ci ha abituato, è la peggiore premessa al lavoro del successore di Draghi e quindi dell'azione cui sarà chiamato nei prossimi mesi per salvare l'Italia. Il presidente del Consiglio sottragga quindi la nomina del prossimo governatore al mercato in corso e proceda quanto prima con l'indicazione di un nome che risponda a criteri di continuità di azione e sia al riparo da interpretazioni che, fondate o meno, rischino di far apparire meno solida l'autonomia della Banca centrale italiana».

Cicchitto: «Il tema della nomina non è di competenza dei capigruppo» - «Ovviamente il tema della nomina del governatore della Banca d'Italia non è di competenza dei capigruppo parlamentari. Noi parlamentari oggi abbiamo esaminato solo alcuni aspetti procedurali che devono essere quelli ispirati alla logica istituzionale di un confronto fra il Presidente del Consiglio a cui spetta la decisione finale e il Consiglio Superiore di Banca d'Italia». Lo afferma in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Peraltro siamo consapevoli della delicatezza della questione che riguarda la guida di una struttura così importante che oggi svolge un ruolo di grande rilievo anche per sostenere l'esecutivo nella tutela dei nostri titoli di stato», conclude.

Di Pietro: «Saccomanni e Grilli bruciati, si ritirino» - «A me dispiace che due personalità capaci vengano tirate per la giacchetta dalla politica. Li ritengo ormai entrambi bruciati sul piano della credibilità perchè la Banca d'Italia ha un ruolo di garanzia e ad occupare il posto di governatore ci deve andare una persona non sponsorizzata da Bossi o da Berlusconi o dalla maggioranza e nemmeno dall'opposizione. Sarebbe come se ognuno scegliesse il proprio giudice, una cosa contro natura». Lo dice Antonio Di Pietro a proposito dello scontro in corso in maggioranza sulle candidature di Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli per l'incarico di governatore di Bankitalia.
Il leader dell'Idv suggerisce sia a Saccomanni che a Grilli «per la loro storia e personalità» di fare «un passo indietro, dicano che 'la nostra faccia non la svendiamo così per un calcolo politico».

Visco: «Tremonti uomo di potere, vuole minarne l'autonomia» - «La cosa peggiore è aver tradotto una questione istituzionale importante a uno scontro personale». Lo ha dichiarato l'ex ministro Pd dell'Economia Vincenzo Visco, in un'intervista a Radio Popolare, sulla scelta del nuovo Governatore di Bankitalia. «La nomina non è una prerogativa del ministro dell'economia. Tremonti è un uomo di potere che ha un disprezzo totale per tutti i centri autonomi dal potere politico e quindi da se stesso.  Questo lo ha sempre detto e dimostrato nei fatti. Per lui è una vocazione. Tremonti - ha concluso Visco - non accetta che ci possano essere dei tecnici indipendenti».

Crosetto: «Trattativa sconcertante che indebolisce i candidati» - Il Sottosegretario Pdl alla Difesa Guido Crosetto ha giudicato sconcertante trattare la vicenda Bankitalia come fosse una vicenda di calciomercato o la presidenza della proloco di un piccolo comune» invitando a mettere fine a braccio di ferro o tifo calcistico a favore o contro Vittorio Grilli e/o Fabrizio Saccomanni. «Le due persone di cui si sta abusando del nome, Grilli e Saccomanni - ha sottolineato- sono entrambi professionisti di altissimo livello e sono due, come si dice ancora dalle mie parti, galantuomini. Utilizzare la loro professionalità come una clava per affermare una prevalenza politica o personale non è saggio né utile al Paese. Chi andrà a succedere a Draghi, dovrà avere l'autorevolezza e la forza di rappresentare l'Italia in un contesto ed in un consesso molto difficile. Facendo così rischiamo di rendere invece più debole chiunque sia scelto. Tanto più se il risultato sarà quello di far prevalere, tra i due fuoriclasse «litiganti» (che in realtà, essendo signori, non hanno mai parlato) qualche terzo tirato fuori dal cilindro all'ultimo minuto, magari anche meno autorevole».

Tabacci: «Solo un candidato interno è credibile» - «Assistiamo al triste spettacolo di un governo agli sgoccioli nel consenso che si esibisce nell'ennesimo scontro di potere che nulla ha a che fare con il bene del paese e che usa la Banca d'Italia come un bene a sua disposizione». Lo afferma Bruno Tabacci in un'intervista a Repubblica sulla diatriba in corso per la successione a Mario Draghi. «Bossi dice che preferisce Grilli perchè è di Milano? - domanda l'assessore al Bilancio del capoluogo lombardo - Allora spieghi al popolo padano perchè ha salvato un ministro accusato di concorso in associazione mafiosa», sottolinea in riferimento al voto di ieri della Camera che ha respinto la sfiducia al ministro Saverio Romano.
Secondo Tabacci, «la linea interna», cioè quella di un candidato interno a Bankitalia, è «la più ragionevole». Soprattutto perchè «Draghi non se n'è andato perchè è finito il mandato, ma perchè ha ottenuto - per suo merito, non certo per la credibilità di questo governo - l'alto incarico alla Bce. Quindi ha senso che ci sia continuità tra lui e il suo successore».

Giavazzi sul Corriere della Sera: «Grilli si faccia da parte» - «Abbia amor proprio, professor Grilli: per proteggere la sua reputazione, è giunto il momento che si sottragga a questo gioco perverso». E' il consiglio di Francesco Giavazzi in un editoriale sul Corriere della Sera. Giavazzi suggerisce a Grilli, il cui nome è sponsorizzato dal ministro Tremonti e dalla Lega per la guida di Bankitalia, di farsi da parte per mettere fine alla diatriba che lo oppone al premier Silvio Berlusconi e al resto della coalizione, che sostengono invece la candidatura di Fabrizio Saccomanni. «Dica che non accetta di essere candidato alla posizione di governatore solo perchè è milanese (come ha sottolineato Umberto Bossi, ndr.) e amico del ministro Tremonti», continua Giavazzi. «E' il consiglio che gli davamo il 24 maggio, quando sostenemmo la scelta in continuità di Fabrizio Saccomanni, e poi ancora il 26 giugno quando ricordavamo che i suoi predecessori illustri come Mario Sarcinelli non esitarono a dimettersi pur di non sottostare al gioco perverso della politica».