Romano supera la prova. Bossi: «Sono i Magistrati che fanno casino»
Alla fine, 315 a 294 a favore del Ministro, che festeggia nella sala del Governo abbracciandosi con Berlusconi. Albertini: «Il Premier dovrebbe rimuoverlo, nel Pd c'è più etica». D'Alema: «Fra la Camera e il Paese c'è un distacco enorme». Verdi: «Ora i Deputati delle opposizioni si dimettano in massa»
ROMA - Che il voto di oggi sarebbe stato una passeggiata per Saverio Romano si era capito già dalla scorsa settimana, quando la Camera ha detto no all'arresto di Marco Milanese, ma il ministro per le Politiche agricole prima di andare in Aula ha voluto parlare a quattr'occhi con il leghista Roberto Calderoli. Un faccia a faccia poco prima del voto che è stato rassicurante e che ha permesso a Romano di presentarsi in Aula e pronunciare una autodifesa politica: «Io in questi giorni - ha esordito davanti all'Aula - sono stato oggetto di una campagna di aggressione che non auguro a nessuno, spesso con delle grossolane inesattezze».
Il ministro, che è anche avvocato, ha parlato dai banchi del Governo col tono dell'arringa e la linea è stata quella di presentarsi come vittima di una manovra politica ad opera di una «pattuglia sparuta» di giudici: «Ritengo che in questa occasione, anziché ostinarci a guardare il dito, sarebbe il momento di guardare alla luna. Vi è una perdita più o meno consapevole della centralità del parlamento nel nostro sistema democratico». Non è in gioco Romano, era il discorso, qui si tratta di difendere la politica da alcuni magistrati che travalicano il proprio ambito. «L'ordine giudiziario nel tempo è diventato centrale nella vita democratica del nostro Paese: ha soverchiato il Parlamento e ne vuole dettare le scelte».
Gli accenni al merito della vicenda sono pochi, usati solo quando servono a sostenere la tesi della manovra politica: «Se ci fosse stata un'indagine, come dire... «calda», non avrei pensato due volte a inchinarmi al giudizio. Qui si sta parlando invece di un'indagine che era diretta al macero: tutto d'un tratto si riscopre che c'è la necessità non già di approfondire le lacune, ma che quell'indagine stessa, attraverso una disposizione logico-deduttiva, può essere utilizzata per rimandare Romano a processo». E il motivo di questo ripensamento è chiaro: Romano è stato tra i 'responsabili' che hanno puntellato il Governo lo scorso anno e «se anche queste sono le conseguenze, io sono disposto ad accettarle».
Secondo il ministro «questa mozione di sfiducia è odiosa. Io più che una mozione di sfiducia mi sarei aspettato un atto ispettivo per capire come mai è potuto accadere questo, che un uomo che svolge una funzione politica importante e di rilievo possa essere tenuto sulla graticola». E Romano non ha evitato un accenno velenoso al suo ex partito, l'Udc: se davvero lui fosse colpevole, il comportamento della magistratura, che prima ha chiesto l'archiviazione e poi ha riaperto l'inchiesta, avrebbe fatto correre il rischio «che in questi otto anni - in questi otto anni, cari colleghi dell'Udc - (il presunto colpevole, ndr) ha potuto offrire sé stesso, la sua azione, alla collusione mafiosa». Parole di chi sapeva di avere già in tasca il risultato.
Alla fine, 315 a 294 a favore di Romano, che dopo il voto ha festeggiato nella sala del Governo abbracciandosi con Silvio Berlusconi.
Bossi: «Sono i Magistrati che fanno casino» - Umberto Bossi è soddisfatto del voto di oggi che ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Saverio Romano: «Normale», commenta lasciando la Camera. Il leader della Lega aggiunge: «I primi a far casino sono i magistrati che prima dicono no» al rinvio a giudizio «e poi vogliono far ripartire il processo».
Albertini: «Berlusconi dovrebbe rimuoverlo, nel Pd c'è più etica» - «Berlusconi dovrebbe chiedere a Romano di dimettersi. Il Pdl non ha lo stesso stile del Pd: non c'è l'attenzione al codice etico dei candidati». Lo ha detto l'europarlamentare Gabriele Albertini alla Zanzara su Radio 24. «Il Pdl non ha lo stesso stile di attenzione come nel Pd, di chiedere alle persone che sono imbarazzanti di rinunciare agli incarichi istituzionali. Meglio per tutti se ci fosse un passo indietro dai ruoli di Governo e di Partito - ha continuato l'ex sindaco di Milano - E' apprezzabile che Penati sia dimesso e sospeso. Dovrebbe farlo anche Romano».
Leone: «No alla sfiducia ennesimo fallimento dell'opposizione» - «La mozione di sfiducia contro il ministro Romano bocciata dalla Camera è anche l'ennesimo fallimento di un'opposizione che da anni tenta di tutto per fare lo sgambetto al governo». Lo ha affermato il Vicepresidente della Camera Pdl Antonio Leone.
«Quest'ultima sortita - ha aggiunto - ha poi del grottesco perché Pd, IdV e Fli, gli stessi partiti che predicano la necessità di far lavorare in pace i magistrati e lasciare che la giustizia faccia il suo corso, questa volta hanno peccato di antiberlusconismo d'anticipo, facendo però la solita brutta figura. Sarebbe bastato attendere la fine di ottobre, quando il conflitto fra il pm di Palermo che ha chiesto il proscioglimento di Romano e il gip che lo vuole rinviare a giudizio, sarebbe stato risolto nella sede più opportuna che è il palazzo di giustizia».
«Comunque, non tutte le mozioni di sfiducia vengono per nuocere - ha concluso Leone - perché quella contro Romano, puntualmente bocciata, ci ha fornito un'altra conferma della solidità e compattezza della maggioranza».
D'Alema: «Fra la Camera e il Paese c'è un distacco enorme» - Il voto della Camera a favore del ministro Saverio Romano fotografa il «distacco enorme tra questa assemblea e il Paese», secondo Massimo D'Alema. Parlando a 'Otto e mezzo', il presidente del Copasir ha spiegato: «Oggi ho avuto una sensazione, forse più che in qualsiasi altro momento, del distacco enorme tra quell'assemblea e il Paese, i cittadini. La sensazione che la maggioranza non capisca che questa immagine del 'Palazzo arroccato' a difesa dei suoi privilegi rischia di creare una frattura insanabile. E mi stupisce anche il ministro Romano, che è un uomo intelligente e non capisce che la richiesta (di dimissioni, ndr) è normale. Per indagini molto meno gravi il ministro Scajola si è dimesso, lo stesso Brancher... La sensazione è che oggi non c'è più neppure questa normale consapevolezza».
Verdi: «Ora i Deputati delle opposizioni si dimettano in massa» - «Oggi abbiamo assistito all'ennesima vergogna del berlusconismo». Lo ha affermato il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, commentando il voto con cui la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro delle Politiche agricole Romano.
«Il governo Berlusconi e questa maggioranza hanno calpestato la dignità dell'Italia e ogni giorno che passa mettono un abisso tra le istituzioni dai cittadini - continua il leader ecologista -. Questa legislatura passerà alla storia come la legislatura della vergogna: ormai è chiaro che la Lega di Bossi è più attaccata alle poltrone del governo Berlusconi che non alla sua base».
«Noi Verdi ribadiamo la proposta che abbiamo lanciato dopo il voto su Milanese: i parlamentari delle opposizioni parlamentari presentino in massa le proprie dimissioni, inviandone copia al Capo dello Stato - conclude Bonelli -. Questo è l'unico modo per salvare l'Italia dal governo Berlusconi che sta portando nel baratro economico, politico e morale l'Italia».
Libè (UdC): «Il Ministro spieghi agli allevatori del sud perchè Bossi lo ha salvato» - «Lo stesso bel coraggio con cui è rimasto inchiodato al suo ministero ora Saverio Romano lo dimostri andando dagli allevatori onesti del Sud, spiegando loro come ha fatto a non essere sfiduciato in Parlamento dalla Lega Nord. Onesti sì , fessi no. Molti di loro vogliono sapere perché ci sono poche centinaia di disonesti che continuano a violare impunemente le regole sulle quote latte e perché lo Stato italiano ha già dovuto pagare circa 3,6 miliardi di euro per la loro violazione». Lo ha affermato Mauro Libé, responsabile nazionale «Enti Locali» dell'Udc. «Se invece il ministro Romano preferisce il bagno di folla potrà andare in Padania - ha sottolineato il dirigente dell'Udc - dove da parte degli splafonatori potrà riscuotere applausi, strette di mano, perfino abbracci. Del resto, dopo il commissariamento dell'Agea, il titolare dell'Agricoltura è misteriosamente diventato il loro idolo».