26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
«Oggi i costi della non-cooperazione iniziano ad essere visibili»

Cooperazione: ActionAid, è allarme fondi, si va verso l'azzeramento

Nel triennio 2008-2011 tagli del 78%, da Italia «morosità morale». Bersani: «Rilancio cooperazione è possibile. Rispettare gli impegni»

ROMA - «Se non verranno prese misure che tutelino l'impegno italiano nella Cooperazione allo sviluppo, il rischio è che al termine della XVI legislatura i fondi saranno di fatto azzerati». E' l'allarme lanciato da Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia durante la presentazione del Rapporto L'Italia e la lotta alla povertà nel mondo, a cui hanno partecipato, fra gli altri, il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani e l'ambasciatore Giampiero Massolo, segretario generale della Farnesina.

Stando alla relazione di ActionAid, nel triennio 2008-2011 la cooperazione allo sviluppo gestita dal ministero degli Esteri ha registrato un «taglio del 78%, raggiungendo il minimo storico di 158 milioni di euro». E «per effetto dei tagli del giugno 2011 il bilancio della cooperazione - si legge sempre nel rapporto - potrebbe contrarsi di altri 100 milioni di euro nei prossimi tre anni. Pertanto, dei circa 750 milioni di euro ereditati dalla precedente legislatura, alla cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri potrebbero rimanerne solo poco più di 50 milioni nel 2014».

Nel 2010, il peso dell'Aiuto pubblico allo Sviluppo italiano sul Pil nazionale è stato dello 0,15% - a fronte di una media europea dello 0,46% - e, dopo Austria e Repubblica Slovacca, l'Italia è il Paese che taglia di più il proprio aiuto. «Se si pensa che la presenza finanziaria italiana nei Paesi in via di Sviluppo è costituita per oltre i due terzi da flussi di aiuto pubblico allo sviluppo, si capirà come questi tagli possano significare una sostanziale scomparsa dell'Italia da quasi il 60% del mondo» ha commentato De Ponte.

A tale scomparsa - denuncia il rapporto di ActionAid - si aggiunge la «morosità morale» del nostro paese nei confronti dell'Unione Europea, la quale ha mancato l'obiettivo collettivo dello 0,56% per 14 miliardi di euro. In termini relativi, sull'Italia grava la maggiore responsabilità di questo evidente fallimento (38%). «Tale morosità - hanno fatto notare dall'ong - si estende a tutta la comunità internazionale: l'Italia ha sottoscritto con la Banca Mondiale, Fondi e Agenzie di sviluppo impegni per almeno 1,4 miliardi di euro che non sa come potranno essere onorati. Eppure, il 68% degli italiani vorrebbe mantenere almeno le promesse o aumentare l'aiuto tagliando la spesa militare, mentre solo un 3% sarebbe propenso a una sua riduzione».

Bersani: «Rilancio cooperazione è possibile. Rispettare gli impegni» - «Oggi i costi della non-cooperazione iniziano ad essere visibili» ha fatto notare ActionAid, secondo cui «è peggiorata la qualità degli aiuti italiani, è ridotto il peso del paese nei consigli d'amministrazione di alcuni Fondi di sviluppo e nelle organizzazioni internazionali e sono diminuiti gli appalti vinti da imprese italiane nei Fondi internazionali di sviluppo». A ciò si aggiunge la diminuzione del peso finanziario degli interventi civili di cooperazione approvati con la proroga dell'intervento militare, «nonostante, a differenza di molti Paesi europei, nell'ultimo triennio siano rimaste intatte le spese militari italiane (circa 28 miliardi di euro l'anno) e i costi delle missioni militari all'estero (circa 1,5 miliardi di euro l'anno)» ha riscontrato il segretario generale della sezione italiana.

Nei giorni scorsi Ban Ki-moon all'apertura dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ricordato che l'influenza internazionale di un paese si misura attraverso il senso di responsabilità che esso esercita. «L'Italia ha da tempo dimenticato questa verità e i dati sullo stato della cooperazione lo dimostrano» ha concluso De Ponte. «Oggi ci ritroviamo con un paese declassato, sotto tutti i punti di vista. Ma nessuna crisi economica può portare all'azzeramento dell'impegno per lo sviluppo e la lotta alla povertà nel mondo».

«La cooperazione è un elemento cardine della politica estera del Paese e il recupero di credibilità dell'Italia deve passare anche dalla lotta alla povertà, aumentando e mantenendo gli impegni» ha commentato, dal canto suo, Bersani. «Rilanciare la cooperazione allo sviluppo - secondo il segretario del Pd - è possibile: dobbiamo essere all'altezza di quello che si aspetta la comunità internazionale e non continuare a essere un peso, come siamo stati finora nell'ambito della lotta alla povertà nel mondo».p>