Ombre di manovra-ter e inchieste, ma Berlusconi boccia l'exit strategy
Il Premier in Europa da mattina a sera per incontratre Van Rompuy e Barroso. «Ma assurdo dire che fuggo dai Pm»
ROMA - Partenza di buon mattino, poi una lunga giornata in Europa per fornire ai colleghi stranieri gli «adeguati chiarimenti» sulla manovra. E' questa la versione di Silvio della trasferta che domani lo vedrà passare da Bruxelles a Strasburgo per incontrare il presidente del Consiglio Van Rompuy e quello della commissione Ue, Josè Barroso. Inutile dire che il premier rigetta con sdegno le accuse di chi all'opposizione considera il suo un viaggio messo in piedi ad arte per sfuggire i pm di Napoli che domani avrebbero fatto visita a palazzo Chigi per sentirlo come persona informata sui fatti nell'affaire Tarantini-Lavitola. «Un'assurdità, nessun timore» decreta in un'intervista tv Berlusconi, in questi giorni tornato molto loquace.
Nelle sue uscite pubbliche il Cavaliere ostenta una certa tranquillità, ma in privato il suo umore è altalenante. Alla full immersion europea di domani, infatti, il premier ci arriva con un doppio timore. Da una parte pesa l'avvertimento contenuto nel Rapporto 2011 della Commissione europea sulle Finanze pubbliche, in cui si ventila per l'Italia l'ipotesi di «azioni aggiuntive» se «le entrate da una migliorata tax compliance saranno minori di quanto previsto». Insomma, il rischio di una terza manovra.
Dall'altra, c'è lo spettro della notizia di fine indagini dell'inchiesta di Bari su Tarantini che potrebbe portare da metà settimana sulla stampa un profluvio di intercettazioni che vengono definite «imbarazzanti». Sul fronte giudiziario, la strategia del premier è quella di tentare di evitare di incontrare Woodcock & C. Anche perché, è il suo ragionamento, la procura di Napoli non ha alcuna competenza. Ed ecco che domani Berlusconi, che oggi ha passato buona parte della giornata chiuso ad Arcore con i suoi avvocati, farà pervenire ai pm partenopei una memoria scritta in cui dà tutte le spiegazioni sulla vicenda che lo vede parte lesa. Il presidente del Consiglio continua a sostenere di aver soltanto aiutato una famiglia in difficoltà e si sfoga contro quello che ritiene l'ennesimo accanimento di certi pm che tentano di sovvertire la volontà popolare per via giudiziaria. E se nei momenti di scoramento con alcuni collaboratori fidati butta lì la sua voglia di mollare, di certo Berlusconi rispedisce al mittente qualsiasi ipotesi di exit strategy in cambio di un suo precoce allontanamento da palazzo Chigi. Se sono in grado - insiste - mi sfiducino in Parlamento, vedremo chi ha i numeri.
Anche in quest'ottica il premier domani si presenterà in Europa. «Vado a Bruxelles perché d'ora in poi non mi presterò più ad alcun tentativo di delegittimazione» avrebbe confidato a un ministro. Di certo, però, la trasferta di domani resta 'delicata', se è vero che oggi il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, lo ha gelato facendo sapere che non potrà dedicargli più di un paio di minuti, così per cortesia, visto che non si tratta nemmeno di una visita ufficiale. Di certo la trasferta del premier è stata studiata a puntino ed è costellata di impegni che lo terranno in Europa da mane a sera. Oltre agli incontri con Van Rompuy e Barroso, rispettivamente in mattinata e il pomeriggio, il premier avrà anche una riunione di coordinamento presso la delegazione italiana e un colloquio con il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani.