Vietti: «Il Csm ha fatto il suo dovere sul caso Bari»
Il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura: «Nulla da rimproverarci su avvio istruttoria». Casoli: «Le parole di Vietti rassicurano, riserbo Csm sul caso Bari»
ROMA - «Il Csm non ha nulla da rimproverarsi. Il Consiglio in particolare la Prima commissione, hanno fatto diligentemente e puntualmente il proprio dovere». Il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura, Michele Vietti, replica così alle notizie secondo cui Palazzo Dei Marescialli avrebbe preso tempo nel disporre l'avvio di un'istruttoria per verificare la correttezza dei magistrati della Procura di Bari, che si occupano dell'inchiesta su Gianpaolo Tarantini e il giro di escort nelle residenze del premier. Proprio ieri la Prima commissione del Csm ha deciso di chiedere alla Procura di Lecce informazioni sulla vicenda e ha disposto anche le audizioni del procuratore capo di Bari, Antonio Laudati e dell'ex pm del capoluogo pugliese, Giuseppe Scelsi, che per primo si occupò dell'inchiesta e che in una lettera inviata al Csm all'inizio dello scorso luglio ha lamentato il comportamento di Laudati.
Aprendo i lavori del plenum del Csm, il primo dopo la pausa estiva, Vietti ha voluto richiamare i consiglieri al «massimo riserbo nella nostra attività».
Casoli: «Le parole di Vietti rassicurano, riserbo Csm sul caso Bari» - «Appaiono rassicuranti, e speriamo che trovino attento ascolto, le parole del vicepresidente Michele Vietti in merito alla discrezione e al doveroso riserbo sulle delicate vicende che riguardano la Procura di Bari e che sono all'attenzione del Csm». Lo dichiara Francesco Casoli, vicepresidente dei senatori del Pdl. «Tra dossier anonimi e documenti riservati che improvvisamente si materializzano su qualche quotidiano, com'è avvenuto oggi con l'esposto del pm Scelsi contro il procuratore Laudati - prosegue Casoli - avevamo infatti avuto la sgradevole sensazione che qualche corvo di troppo avesse preso a svolazzare attorno a Palazzo dei Marescialli».
«Se volessimo polemizzare - aggiunge - si potrebbe rilevare che l'odierna fuga di notizie su Repubblica su un tema di stringente attualità non ha suscitato la stessa militare reazione scatenata mesi fa dalla pubblicazione sul Giornale di un fascicolo archiviato e vecchio trent'anni. Allo stesso modo, potremmo obiettare che mentre ci si straccia le vesti per il 'troppo segreto' che avvolgerebbe le presunte intercettazioni di Bari sul caso Tarantini-Berlusconi, nessuno si chiede come faccia il contenuto di quelle presunte telefonate ad essere già presente, seppure in sintesi, sui soliti quotidiani. Ma oggi non vogliamo essere polemici».
«Preferiamo confidare che su questa vicenda il Csm - spiega Casoli - intenda dimostrare obiettività, rigore, autorevolezza e capacità di discernimento. Anche facendo in modo - conclude - che nell'ambito delle delicate istruttorie avviate non vi siano 'giudici' che per il proprio operato pregresso si trovino in una condizione tale da non poter impartire lezioni ai giudicati».