28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Il direttore dell’Avanti on line parla dalla latitanza

Caso Tarantini, Lavitola: Non sono «l'uomo nero»

«Sto preparando un memoriale. La segretaria di Berlusconi ha dato giudizi sbagliati sulle mie pressioni verso Berlusconi. Il Premier mi ha chiesto di aiutare Tarantini»

ROMA - «Sto preparando un memoriale che consegnerò all'autorità giudiziaria tra qualche giorno - annuncia Lavitola - dopodiché rilascerò una intervista alla stampa nella certezza di chiarire tutto, carte alla mano. Ovviamente l'opzione più auspicabile sarebbe il mio rientro in Italia per chiarire al meglio l'intera vicenda. Con il mio avvocato stiamo studiando gli atti e seguiamo le concitate indagini in corso, e non appena avremo un quadro generale esaustivo, valuteremo la opportunità del rientro per sottopormi ad un ampio interrogatorio».

Lavitola: sono stanco di passare per l’«uomo nero» - «Finora sono stato in silenzio, ma sono stanco di passare per l'Uomo Nero. Unico artefice di una situazione venutasi a creare solo a causa delle serie difficoltà del Tarantini ed in cui io, per evidenti motivi di opportunità, mi sono limitato a fare da tramite con il Presidente.

Il premier è sempre solidale con chi è in difficoltà - Berlusconi, come è noto, è sempre spinto da un forte sentimento di solidarietà con le persone che si trovano in disagio e, in particolare, con le persone che lui ritiene abbiamo avuto dei seri problemi solo per averlo frequentato o essergli state vicine». Lo dichiara in una lunga nota Valter Lavitola, direttore ed editore del quotidiano online Avanti!, su cui pende un ordine di arresto nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in manette l'imprenditore barese Giampaolo Tarantini e la moglie con l'accusa di estorsione ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

La segretaria di Berlusconi ha esagerato le mie ansie  - La Vitola nella nota anticipa alcuni «chiarimenti rispetto alle dichiarazioni rese alla Autorità Giudiziaria di cui apprendo il contenuto dalla stampa. Riguardo a quanto dichiarato dalla Signora Marinella Brambilla circa una sorta di eccessiva concitazione con cui cercavo di mettermi in contatto con il Presidente, confermo la circostanza, segnalando che non ha nulla a che vedere con l'accusa che mi viene mossa.

Da anni informo il Cavaliere sulle vicende poltiche - Da anni sono legato da profonda amicizia con il Premier e ho sempre tenuto ad informarlo tempestivamente delle vicende politiche che potessero riguardarlo. Chiamavo insistentemente perchè intendevo aggiornare il Presidente di fatti e comportamenti di persone a lui vicine che, a mio avviso, rischiavano di indebolirlo. Di quanto riferisco c'è traccia nella telefonata riportata nell'ordine di arresto. Occorre anche considerare che il Presidente è uomo impegnatissimo, quindi è naturale che per poter accedere ad una telefonata occorre necessariamente insistere».

Berlusconi mi ha chiesto di aiutare Tarantini - «La vicenda Tarantini - precisa il direttore dell'Avanti - non ha mai monopolizzato i rapporti tra me e il Presidente, trattandosi di un argomento residuale e per nulla allarmante. E' bene che si sappia che il Presidente mi onora della sua amicizia e mi riceve, come emerge dalle intercettazioni e come risulterà di certo ai suoi collaboratori, da vari anni, prima che conoscesse Tarantini.
Posso solo affermare che il Presidente Berlusconi mi ha chiesto di aiutare Tarantini e mi chiese anche di assisterlo sul piano personale, perché aveva intuito lo stato di afflizione in cui versava».

Non ho fatto la cresta sui 500 mila euro - «Quando ho conosciuto Tarantini - ricorda Lavitola - era assistito dall'avvocato D'Ascola, con il quale non andava d'accordo, e la prima richiesta che mi avanzò fu quella di aiutarlo a sostituire il legale. In seguito mi ha poi chiesto di fare un piano per sistemare la sua situazione debitoria.

Il Cavaliere temeva che nessuno avrebbe creduto alla sua generosità - Successivamente mi ha chiesto di consegnare delle sue lettere al Presidente in quanto, a mio avviso giustamente, il Presidente non riteneva di incontrarlo: non perché non tenesse a lui, ma perché temeva strumentalizzazioni e ripercussioni mediatiche qualora fosse emersa la continuità della frequentazione con il Tarantini (come si è visto aveva ragione: nessuno crede che lo aiutasse per generosità).

Per Nicla e Giampaolo Tarantini Berlusconi era una balsamo psicologico - Come si evince dalle intercettazioni, Nicla e Giampaolo mi incalzavano affinchè convincessi il Premier a riceverli; non potevano certo chiamarlo loro, per i motivi di opportunità prima citati. Ma avevano necessità di incontrarlo perchè per loro era un balsamo psicologico. E un po' li capisco».

Con il presidente ho chiarito la vicenda dei 500mila euro mancanti - «L'unica volta che ho fortemente voluto portarli io dal Presidente, e in quell'occasione effettivamente sono stato pressante con la Signora Marinella - spiega - è stato lo scorso 9 agosto, quando, appena rientrato da un viaggio di lavoro per Finmeccanica - società della quale sono consulente, ho voluto chiarire davanti al Presidente la questione dei '500 mila euro mancanti' postami da Giampaolo. In tutti e tre gli incontri ho chiesto al Presidente di confermare loro che frequentemente gli avevo chiesto di riceverli, ma i suoi avvocati lo sconsigliavano.

Ho dovuto disturbare il presidente del Consiglio in piena notte - Dai tabulati in mio possesso risulta che il 17/07 u.s. ho ricevuto la prima telefonata di Tarantini, sull'utenza argentina in mio uso (nr 00541154183315) alle ore 20.43 italiane (h 15.43 argentine). Durante la telefonata mi ha posto la questione dei 500.000 euro. Gli dico di richiamarmi.
Dalla stessa utenza, chiamo il Presidente sulla sua utenza di Arcore; 0039/039/60...alle 16.38. La telefonata con Presidente è durata sino alle 16.47 argentine (le 21.47 italiane). Ho disturbato a quell'ora il Presidente in quanto, per il tono concitato di Tarantini, non sapevo come regolarmi nelle risposte e, intuendo il giudizio che il Tarantini andava formando nella sua mente, per evitare qualsiasi dubbio ho sentito il bisogno di chiarire la questione con chi aveva disposto gli aiuti delegandomi con estrema fiducia».

Berlusconi mi confermò che i 500 mila euro non li aveva versati  - «Come al solito - sottolinea Lavitola - il Presidente è stato molto cortese e mi ha confermato di aver fatto bene a non mettere a disposizione la somma prima dell'avvio concreto del piano industriale, perchè anch'egli credeva che la somma sarebbe potuta essere dal Tarantini consumata e non investita (va specificato che ho notato da parte di Berlusconi un atteggiamento realmente paterno nei confronti di quella famiglia). Non riesco a capire però il perché questa intercettazione, che di certo è stata eseguita, non sia stata riportata. Sempre sull'utenza argentina, alle 17.05 locali (le 22.05 italiane) mi richiama Tarantini. Come risulta dalle intercettazioni, gli ho riportato il contenuto della telefonata con il Presidente. Fortunatamente ho acquisito i tabulati argentini riportanti tutte le telefonate».

Il premier ha sempre sostenuto finanziariamente l’iniziativa dell’Avanti - «Comunque - precisa - non avrei mai avuto bisogno di rischiare di compromettere la fiducia del Presidente facendo la cresta. So con certezza che qualora avessi avuto necessità finanziarie mi avrebbe aiutato, come in passato ha fatto sostenendo l'Avanti!.
Siccome tenevo al concetto di serietà e di correttezza che Nicla e Giampaolo si erano formati su di me, ho chiesto ed ottenuto l'incontro del 9 agosto del 2011, nella certezza che tutto sarebbe stato chiarito in presenza dei soggetti interessati.

Le inesauribili esigenze di cassa dei Tarantini - In quella occasione ricordo che, dopo aver chiarito, il Tarantini apparve rasserenato anche in prospettiva dell'imminente periodo di vacanza in compagnia. La riserva della somma per lo svolgimento di una futura attività imprenditoriale fu compiuta in piena trasparenza e comunque le somme furono nel tempo girate al Tarantini per le sue inesauribili esigenza di cassa.

Per dare i contanti a Tarantini usavo i soldi che mi dava il Presidente - Infatti avevo destinato all'attività imprenditoriale che Giampaolo aveva in animo di avviare all'estero, la somma riveniente dalla cessione, che è in corso, di un peschereccio in Brasile. Somma che il Presidente ovviamente mi avrebbe rimborsato. L'unico sistema che avevo, infatti, per dare dei contanti ai Tarantini era di utilizzare le somme che mi metteva a disposizione il Presidente. Il tutto emerge dalle intercettazioni e non potrà che trovare ulteriori riscontri dai pedinamenti, se sono stati fatti».

Non ho millantato i rapporti con la Cia, volevo solo allontanare da Nicla - «In merito alle telefonate nelle quali vengo accusato di millantare rapporti con la Cia, la Procura e non so cos'altro, oppure quando dico di dover fare un casting per indossatrici per la Fininvest, quando si potranno ascoltare le voci, e non basandosi sulla mera trascrizione del contenuto - conclude Lavitola - apparirà evidente, dal tenore delle conversazioni intercettate, che le 'millanterie' attribuitemi, alle quali non sono uso, o erano frutto di sarcasmo o dettate dalla mia intenzione di spegnere l'interesse di Nicla nei miei confronti, a tutela della mia e della sua famiglia. O ancora erano frasi dette per sedare le ansie costanti di Giampaolo e della moglie».