19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Caso Tarantini

Il Pd chiede le dimissioni di Berlusconi

Da Veltroni a D'Alema tutti contro B. «Pronti all'appoggio a nuovo Governo. Bene anche le elezioni»

LABRO - La misura è colma: il partito Democratico chiede con fermezza le dimissioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I contenuti delle ultime intercettazioni delle telefonate con Walter Lavitola, gli attacchi di ieri, il «cincischiare improbabile e incredibile» sulla manovra hanno fatto cadere ogni velo: il premier deve fare un passo indietro. Poi? Si vedrà, ma intanto, per restare sui toni usati dal segretario Pierluigi Bersani, ospite della festa dell'Api a Labro, «Berlusconi deve andarsene, perchè non è più credibile nè sul piano nazionale nè su quello internazionale e sta trascinando il paese verso il baratro».

Ovviamente, ha però detto ancora il segretario, «non lo farà», perchè «questo governo è attaccato alle poltrone come una cozza allo scoglio». E «non stupisce» nemmeno che il premier abbia definito l'Italia «un paese di merda» da abbandonare, visto che la sua logica «è quella di salvarsi da solo». Ciò detto, ha riconosciuto Bersani, «rabbrividisco» per le parole, usate nei confronti di un Paese «meraviglioso».

Ma l'epiteto nei confronti della penisola non è che «un minimo di cui», così come «se Berlusconi avesse una credibilità nazionale e internazionale e mi desse del criminale, mi terrei del criminale e darei una mano». Il problema più generale è che il premier «non ha più nessuna credibilità». Per questo, ha sottolineato Bersani, «noi al capo dello Stato diciamo che siamo lì, siamo anche 'responsabili'» e che «il Pd può anche correre un rischio politico, mettendosi a fare 'i responsabili' invece di stare alla finestra ad aspettare il disastro, e non mi sfugge che mi metto nei guai con questa posizione».

Ovvero, «se viene fuori una compagine che riesca a dare credibilità all'Italia, che possa essere percepita in campo nazionale e internazionale come una cosa seria - ha sancito Bersani - sono pronto a considerare tutte le opzioni: stare all'opposizione ma anche stare dentro a una maggioranza».

Sulla stessa linea Walter Veltroni. «La prima cosa da fare per ridare al Paese sicurezza e ridare fiducia agli italiani - ha aggiunto l'ex segretario del Pd - credo che sia quello di avere un Governo guidato da una persona capace, autorevole, in grado di dire la sua in Europa, con un vasto consenso parlamentare e che segni un elemento di discontinuità rispetto ad un Governo che rischia di trascinare l'Italia in un baratro». «Il presidente del Consiglio che si permette di definire 'criminale' un'opposizione che nell'interesse del Paese ha consentito in pochi giorni l'approvazione della manovra - ha concluso - è un presidente del consiglio che non è capace di unire gli italiani e quindi in questo momento non è adeguato al suo compito».

Massimo D'Alema, infine, va ancora oltre, arrivando a supporre che, se non ci sono le condizioni per un governo tecnico, si può anche andare alle elezioni. «Se non si vuol dare vita a un governo utile, andiamo alle elezioni, sarà comunque meglio che andare avanti in questa situazione così precaria». Sottolineando la necessità di un nuovo governo, D'Alema ha detto: «Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, anche se questo magari non ci converrebbe da un punto di vista di partito».