Bersani: Non serve il commissariamento ma un nuovo Governo
Il leader del PD: «Un'Esecutivo con personalità credibili che coinvolga tutte le forze politiche»
ROMA - «Dire che siamo stati commissariati è dire poco, la verità è che abbiamo perso la nostra sovranità nazionale». Lo dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani in un'intervista all'Unità nella quale ribadisce che «non si può andare avanti così fino al 2013, meglio allora fare come la Spagna e votare. Ma è chiaro - precisa - che di fronte all'emergenza occorre essere pronti a soluzioni di emergenza, compreso un governo composto di personalità che possano garantire la credibilità che il mondo ci chiede».
A questo proposito Bersani sgombra il campo anche da possibili divisioni nel partito: «Evitiamo certi dibattiti riduttivi, certe classifiche tipo vuoi più bene alla mamma o al papà - spiega - consideri più importante salvare l'Italia o mandare a casa Berlusconi? La verità è che le due cose si tengono».
Il leader del Pd è infatti convinto che «la permanenza di Berlusconi rischia di bruciare mese dopo mese gli sforzi che nel frattempo mettiamo in campo...la verità è che paghiamo il conto micidiale di un populismo e di una personalizzazione della politica così estrema da precipitarci in una condizione di rigidità assoluta». E da qui Bersani fa scaturire anche una critica agli osservatori e alla stampa italiana: «Le Monde qualche giorno fa dedicava tutta la prima pagina all'Italia concludendo in modo inequivocabile, come tutti i giornali del mondo, che il primo problema si chiama Silvio Berlusconi. Dunque tra le grandi differenze tra noi e gli altri paesi europei metterei pure la distanza tra il nostro dibattito pubblico e il loro».
Infine il segretario Democratico rilanciando l'ipotesi di un governo «di emergenza», nega che si tratti di una soluzione suggerita dai «poteri forti»: «Al contrario - spiega - propongo un atto di generosità della politica, condizione per ingaggiare il massimo numero di forze, politiche, sociali, intellettuali, per una riscossa del paese. Un risultato che non può certo essere raggiunto attraverso l'espulsione della politica» e a quel punto «andiamo in Europa e diciamo che ci facciamo carico dei vincoli, ma la ricetta ce la scriviamo da soli».
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