Bossi: La BCE comprerà i titoli di Stato italiani
Italiafutura: «Bene il cambio di marcia, il Governo vada avanti». Bersani: «Chi paga l'anticipo della manovra?». Calderoli: «Decreto entro agosto con le misure urgenti»
ROMA - «Tutti hanno paura che i titoli di stato si trasformino in carta straccia, ma facendo il pareggio di bilancio un anno prima, la Bce ci ha garantito che da lunedì ce li comprerà: quindi per noi è una soluzione, una garanzia». Lo ha detto il leader della Lega Umberto Bossi, a margine di una festa della Lega a Vergiate, nel varesotto.
Berlusconi: Continueremo a lavorare senza interruzioni - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lascia la sua residenza romana diretto in Sardegna per trascorrere alcuni giorni di riposo, ma, ai giornalisti che lo attendono all'uscita da Palazzo Grazioli, torna ad assicurare che l'attività del governo per fronteggiare la situazione economica non si ferma. «Continuiamo la nostra attività senza interruzione», dice, anticipando un suo rientro la prossima settimana a Roma: «Lunedì o martedì sono di nuovo qui». Berlusconi lascia capire anche che in Sardegna dovrebbe poi tornare per festeggiare il compleanno della figlia Marina, mercoledì 10 agosto.
Quanto al declassamento del rating sul debito americano, il premier si limita ad allargare le braccia di fronte alle domande dei giornalisti.
Calderoli: Decreto entro fine agosto con misure urgenti - Entro la fine di agosto si può arrivare a varare un decreto con misure urgenti per fronteggiare la crisi. Ne è convinto il ministro leghista Roberto Calderoli che, in una intervista a Repubblica, indica un possibile percorso: per introdurre l'obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione i tempi saranno più lunghi, prevede, «ma lavorando sodo a fine mese possiamo arrivare ad un decreto legge che contenga misure immediate e concordate con le parti sociali», sostiene.
Proposte, spiega Calderoli, «ne arriveranno tante, e molte in contrasto tra di loro»: «Il nostro compito è di portare in Parlamento quelle che riteniamo utili, oltre che condivise, per far fronte ad una situazione gravissima». Il ministro della Semplificazione è convinto che bisogna insistere su privatizzazioni e liberalizzazioni: «La sfida vera sarà abbandonare le legittime posizioni di ciascuno, farla finita con le attività di lobbyng».
Calderoli non risparmia stoccate alla Banca centrale europea: «Non fa niente per fronteggiare l'assalto della speculazione. Non può intervenire solo per controllare l'inflazione attraverso i tassi di interesse». Francoforte, sostiene, dovrebbe «comprare i titoli di Stato dei Paesi in difficolta'. Ma non lo fa perchè c'è una totale assenza di autorità politica».
«Non ci sono alternative» all'attuale governo: «Chiunque in questo momento voglia aprire una crisi verrà condannato dai cittadini e dalla storia». Ne è convinto il ministro leghista Roberto Calderoli, che in una intervista a Repubblica, aggiunge: «Cercare soluzioni contingenti quando il contingente viene sovrastato da qualcosa di più grande vuol dire affrontare la crisi in modo superficiale e strumentale. Anche con il tentativo di far fuori il governo cavalcando la crisi: altro che mors tua vita mea, qui moriamo tutti».
Italiafutura: Bene cambio marcia, ora governo vada avanti - Bene il cambio di passo del governo per fronteggiare la crisi, ma ora bisogna andare avanti scoprendo le carte e mantenendo la direzione di marcia. Lo sottolinea un editoriale pubblicato sul sito di 'Italiafutura', la Fondazione presieduta da Luca Cordero di Montezemolo. «Il Governo - riconosce - ha cambiato idea. Lo ha fatto, certo, perchè spinto dalle pressioni internazionali. Lo ha fatto perché spinto dall'andamento dei mercati. Quale che sia il motivo o i motivi che lo hanno indotto a rivedere la debolissima posizione assunta qualche giorno fa in Parlamento, il Governo ha cambiato idea. Bene».
«Bene - osserva 'Italiafutura' - che si sia colta l'occasione di cambiare nel profondo (nella Carta costituzionale) la cultura economica del Paese imponendo il vincolo del pareggio di bilancio e rendendo meno vago il principio della libertà di impresa. Bene che si sia scelto di accelerare i tempi della manovra finanziaria varata solo un paio di settimane fa e, in particolare, di dare immediata concreta attuazione alla delega in materia fiscale e assistenziale. Bene che si sia deciso di riflettere sulle regole del mercato del lavoro e sulla loro capacità di adattamento al nuovo contesto globale. Bene, in particolare, che ai dubbi dei mercati si sia risposto anticipando al 2013 il pareggio di bilancio e che si sia scelto di fare del pareggio di bilancio un elemento permanente della politica di bilancio italiana. E, last but not least, rinviando ad altro momento le ferie parlamentari».
«Naturalmente - prosegue l'editoriale - sarebbe illusorio pensare di aver risolto così una crisi finanziaria che investe l'intera area dell'euro, e non solo. Si è fatto però un passo non piccolo in una direzione importante. Salvare la costruzione europea richiede, certo, meno esitazioni ed incertezze nella definizione di una governance europea che sia concreta, adeguata ed operativa. Ma richiede anche, da parte di ogni stato membro, una capacità ed una volontà di fare quanto necessario per adeguarsi alle regole europee, così come si vanno nel tempo - a volte informalmente - definendo. Il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio è un ottimo esempio. Potremmo rivendicare il piccolo merito di aver dato il là, sotto questo aspetto, schierandoci apertamente su questo tema».
«Ma non è il momento - sottolinea la Fondazione presieduta da Montezemolo - di rivendicare meriti o di acquisire benemerenze. Abbiamo solo visto con chiarezza quel che solo chi non voleva vedere poteva non vedere. Ora, si tenga la direzione di marcia senza incertezze e senza cedimenti. Se c'è una cosa che i mercati non sopportano sono i messaggio ballerini, è la comunicazione ondivaga. Essa si traduce, con estrema rapidità, in incertezza prima e in sfiducia, poi. Il che sarebbe, nel contesto attuale, devastante. E' necessario, in altre parole, che il Governo scopra le sue carte rapidamente. Per molte delle questioni sul tavolo, il diavolo è nei dettagli. E la tentazione di attenuare ed edulcorare è sempre pericolosamente presente. Se un Governo c'è, e lotta insieme a noi, non è stata la conferenza stampa di ieri a dircelo. Saranno le prossime settimane a chiarirlo. Senza appello».
Bersani: Tremonti dica chi paga anticipo manovra - «Se vuol conservare la manovra anticipandola, Tremonti non pensi di uscire dalle Commissioni parlamentari senza uscire dalle nebbie, senza dire cioè dove precisamente e a carico di chi e di che cosa intende ricavare decine di miliardi dall'assistenza e dalla manovra sul fisco e detrazioni». Lo dichiara il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani.
«Ci dovrà anche dire quanto pagherà, di questa manovra, chi ha un reddito medio basso o chi ha bisogno dei servizi, e quanto pagherà chi ha redditi, patrimonio e ricchezza paragonabili, per fare solo un esempio, a quelli del Presidente del Consiglio - esorta il leader del Pd - Dovrà anche dire se davvero dovremo affidare le speranze di crescita alla prospettiva filosofica di un nuovo art. 41 della Costituzione sulla libertà d'impresa o se finalmente non sia il caso di qualche scelta più concreta».
«Noi saremo nelle Commissioni con le nostre proposte sul controllo della spesa pubblica, sulle misure fiscali, sulla semplificazione delle strutture pubbliche, sulle liberalizzazioni e così via - aggiunge Bersani - Lo faremo responsabilmente ma tenendo ferma la nostra convinzione, condivisa tra l'altro dai più grandi giornali del mondo: in Italia c'è un problema politico. Quel problema, se non risolto, brucerà via via qualsiasi sforzo che gli italiani faranno».
Franceschini: Berlusconi se ne vada, ora governo tecnico - Nessun passo indietro, Berlusconi si dimetta, ora serve un governo «guidato da una personalità che abbia credibilità internazionale», composto da «tecnici autorevoli» e «sostenuto da una maggioranza parlamentare molto ampia». E' la posizione rilanciata dal presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, che in un'intervista al 'Riformista' indica la strada «per evitare il baratro».
Franceschini respinge il suggerimento di Prodi: «In condizioni normali avrebbe ragione - osserva -. Non si dovrebbe cambiare il pilota durante la tempesta. Il problema è che il nostro pilota, Berlusconi, sta portando la macchina dell'Italia a sbattere contro un muro. Noi abbiamo il dovere di fermarlo».
Quindi, governo tecnico che «non avendo il problema del consenso e non dovendosi ripresentare alle elezioni avrebbe le mani libere per assumere misure drastiche e coraggiose», sostiene l'esponente Pd, convinto che da una soluzione di questo tipo «anche il centrodestra ne guadagnerebbe, visto che dividerebbe con noi la responsabilità e l'impegno a sostenere questa operazione».
In ogni caso, secondo Franceschini, «una cosa è certa: che succeda domani o nel 2013 il ciclo di Berlusconi è finito. Non c'è più la possibilità che rivinca le elezioni e torni di nuovo al governo. Se Pdl e Lega non volessero arrivare ad un governo del presidente, farebbero bene a valutare un nuovo governo di centrodestra senza il Cavaliere. Ovviamente, il Pd starebbe all'opposizione. Ma, in questo caso, si potrebbe recuperare un rapporto costruttivo tra avversari».
Enrico Letta: Ora serve un governo di larghe intese - «Fare tutti questi annunci senza alcuna strategia, solo perchè qualcuno ti ha obbligato, dimostra che se non se ne va Berlusconi non ci salviamo». Il vicesegretario del Pd Enrico Letta, intervistato dalla Stampa, rilancia la necessità «in questo momento» di «un governo di larghe intese, un governo 'Super-Ciampi'», che «avrebbe molte più chance di fare le riforme».
Letta indica le priorità: riforma del fisco, stop ai tagli lineari della spesa, intervento immediato sui costi della politica, «tagliando Province e razionalizzando le spese della pubblica amministrazione», «liberalizzazioni vere», perchè «i fatti si ottengono toccando le banche, i mercati e le professioni dove ancora ci sono pesanti incrostazioni monopoliste», un intervento «a livello nazionale e locale» di privatizzazione. «Si può fare tutto per decreto», secondo Letta, che spiega: «Basterebbe dire che i Comuni sotto i 30 mila abitanti possono avere una sola società partecipata. Anche la riforma del fisco si può fare in due settimane».
Il problema, però, per Letta è che quanto è accaduto ieri, con l'intervento in conferenza stampa di Berlusconi e Tremonti, «dimostra che siamo commissariati da Francoforte, dove ha sede la Bce, e da Berlino. L'hanno fatta perchè obbligati da altri». Ma il vicesegretario del Pd ribadisce il no all'anticipo della manovra: «La vogliamo cambiare, intanto perchè è iniqua, e poi perchè non contiene misure per la crescita e le riforme che hanno chiesto le parti sociali. Ma non è un problema di tempi: molti di noi non si sono allontanati da Roma apposta, e se si riesce a cambiarla siamo disposti a discuterla in 48 ore. Altrimenti voteremo no, come abbiamo fatto con il decreto precedente».
Veltroni: Manovra depressiva, serve un governo tecnico - Entro agosto introdurre in Costituzione il vincolo di bilancio e dimezzare il numero dei parlamentari fin dalla prossima legislatura. Poi a breve dar vita ad un «nuovo governo» perchè «Berlusconi non ce la fa», un esecutivo «guidato da una personalità», come è stato con Amato e Ciampi. «Non sarebbe un ribaltone ma l'assunzione di responsabilità in tempi di minaccia». E' l'indicazione che arriva da Walter Veltroni, che in un'intervista a Repubblica osserva: «Il governo ha annunciato di voler anticipare il pareggio di bilancio al 2013. Occorre però che la manovra non deprima, con la stangata fiscale, una crescita vicina allo zero, che l'esecutivo ascolti l'opinione delle parti sociali e delle opposizioni e, nel tenere fermi i saldi, introduca forti correzioni». L'Italia, afferma ancora l'ex leader del Pd, deve «spingere in Europa perchè la Ue assuma con tutt'altra determinazione il tema della difesa dell'euro».
Veltroni considera «un segnale forte e importante se il Parlamento entro agosto approvasse in prima lettura due modifiche della Costituzione: l'introduzione del vincolo di bilancio strutturale nella Carta e contestualmente il dimezzamento del numero dei parlamentari fin dalla prossima legislatura», «un voto solenne e unitario manderebbe un segnale forte di reazione del paese intero».
Ma in questo momento, aggiunge l'ex segretario democratico, serve un governo di decantazione, «perchè Berlusconi non ce la fa, politicamente e anche emotivamente. Basta vedere la reazione bambinesca alla tempesta. E' distonico rispetto alla drammaticità della situazione». Un nuovo esecutivo che dovrebbe essere guidato da «una personalità, come è stato in altri momenti drammatici della nostra storia, capace di garantire un sostegno parlamentare di quell'ampiezza e capace di parlare con competenza e autorevolezza. Penso ai precedenti di Amato e Ciampi».
No, invece, all'ipotesi di elezioni immediate, anche perchè «non si può tornare al voto con l'orrenda legge elettorale in vigore». Ora «siamo in guerra, e in guerra il fattore tempo è decisivo. Per questo bisogna andare in aula e non solo in commissione», conclude Veltroni.
Della Vedova: Terzo polo disponibile ma migliorare manovra - Il Terzo polo è disponibile ad anticipare gli effetti della manovra, che però va migliorata. Lo ha detto il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova. «Berlusconi continua a chiamare 'speculazione' - ha osservato l'esponente finiano - le aspettative negative dei mercati sul debito pubblico italiano. Ma si è almeno rassegnato a rimettere mano a misure che si ostinava a considerare, fino a pochi giorni fa, sufficienti. Se è però bene anticipare il pareggio di bilancio al 2013, non ha senso difendere in modo pregiudiziale la struttura della manovra approvata a luglio».
«L'anticipo dei saldi al 2013 - ha aggiunto Della Vedova - è positivo. Ma è necessario che, per non deprimere ulteriormente la crescita del Paese, in assenza di altri risparmi questo non si traduca, come prevede la clausola di salvaguardia prevista nella manovra, in un aumento della pressione fiscale di 24 miliardi. Penso che Fli e il Terzo Polo sul punto debbano assicurare nella discussione parlamentare il massimo della disponibilità nel massimo della chiarezza».
«I nostri problemi - ha proseguito il presidente dei deputati di Fli - sono la crescita e non solo la quantità ma anche l'efficienza della spesa pubblica: non si può pensare che la soluzione possa essere quella di strangolare fiscalmente le imprese e le famiglie italiane per pareggiare il bilancio con un anno di anticipo. Sul piano politico, dove il problema è l'affidabilità del governo, Berlusconi non può essere il premier per tutte le stagioni e per tutte le emergenze, anche quelle che sono causate dalla sua scarsa credibilità e dai suoi errori nella conduzione della politica fiscale. Questo giudizio è stato e resta definitivo, anche nel momento in cui Fli e il Terzo Polo lavoreranno senza pregiudizi e per il bene dell'Italia nella drammatica emergenza delle prossime settimane», ha concluso.
Bernini: Da Berlusconi-Tremonti percorso di responsabilità - «Dalla conferenza stampa Berlusconi -Tremonti-Letta sono venuti impegni efficaci e risposte strutturali per proseguire con determinazione il percorso di contrasto ad una crisi internazionale di inusitata virulenza. Un percorso di responsabilità e di continuità, che aggiunge sempre nuovi elementi per corroborare e consolidare le relazioni di fiducia con i mercati internazionali contrastando l'ondata speculativa». Lo sottolinea Anna Maria Bernini, ministro per le Politiche Europee.
«Un richiamo costruttivo alla coesione per le forze di opposizioni - prosegue Bernini -, affinchè abbiano come priorità condivisa, alla stregua delle migliori energie politiche dei nostri partner europei ed internazionali, un solido e costruttivo progetto di futuro per il bene del Paese».
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