28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
Informativa del Governo

Senato tiepido, per Berlusconi meno applausi che da Camera

Ci sono voluti venti minuti per trovare uno spunto che scaldi la platea. Calderoli in aula con il Premier. Tremonti rifiuta la sedia di Brunetta

ROMA - Senatori più freddi dei loro colleghi deputati di fronte al discorso di Silvio Berlusconi: solo otto, e tiepidi con l'eccezione della 'standing ovation' finale, gli applausi riscossi nell'aula di palazzo Madama dal presidente del Consiglio, contro i dodici raccolti alla Camera. E molti banchi vuoti, a colpo d'occhio una quarantina fra gli assenti tra le fila della maggioranza, almeno venti nei banchi delle opposizioni, effetto delle vacanze incombenti, degli aerei in partenza, ma anche del bicameralismo perfetto che di fatto ha portato il premier a svolgere un intervento 'fotocopia' a distanza di un paio d'ore da quello svolto nell'altro ramo del Parlamento.

Assente Umberto Bossi, è toccato a Roberto Calderoli ribadire la presenza della Lega sul banco dei ministri a fianco del capo del Governo. Giulio Tremonti, reduce dalla Camera, è arrivato tardi e si è dovuto accontentare di una poltrona aggiuntiva alle spalle del guardasigilli Nito Palma. A metà discorso si è alzato in piedi, e Renato Brunetta si è offerto di cedergli il posto accanto al premier, cancellando l'immagine di qualche screzio recente fra i due. Offerta declinata dal ministro dell'Economia.

L'eloquio di Berlusconi non è stato quello brillante delle migliori occasioni, così ci sono voluti venti minuti per trovare uno spunto che scaldi la platea: il richiamo alle decisioni del Cipe, «130 interventi che rilanceranno l'economia». Prima di quello, l'unica alle sue parole era arrivata dall'opposizione, con un brusio che aveva registrato il richiamo al debito pubblico «ereditato dai precedenti governi, dal 1978 in poi». Altri battimani sulle auto blu, i costi della politica, il decentramento (solo dai leghisti), le tasse più basse per le imprese degli under 35, poi sull'affermazione secondo cui «il Paese è coeso», ma i senatori non hanno applaudito, subito dopo, la citazione di Giorgio Napolitano, più apprezzata alla Camera; ultimo applauso, prima di quello a fine discorso, sull'auspicio di un dialogo con l'opposizione. E non basta il lungo applauso in piedi alla fine a cancellare la sensazione di una giornata grigia a palazzo Madama.